Churchill, il vizio della democrazia
“Non vi lamentate se il personale politico è mediocre e impresentabile, perchè la responsabilità più grande e più grave è quella degli onesti e dei capaci che se ne lavano le mani e non si impegnano per cambiare le cose.”
(Piersanti Mattarella)
Carlo G. Gabardini è uno scrittore, drammaturgo, attore e speaker radiofonico (Si può fare, Radio24). Ha scritto spettacoli per Paolo Rossi, Sabina Guzzanti, Walter Leonardi, Beppe Battiston; ha scritto le prime cinque serie di Camera Café e anche Piloti, CrozzaItalia e Stasera CasaMika; con Mondadori Strade Bluha pubblicato Fossi in te io insisterei.Lettera a mio padre sulla vita ancora da vivere (2015).
Quest’anno è uscito il suo ultimo libro: Churchill, il vizio della democrazia edito Rizzoli.
Ringraziamo Fausto Bailo e alla Premiata Libreria Marconi di Bra (CN).
Qual è stata la scintilla che l’ha portata a scrivere Churchill, il vizio della democrazia?
“La scintilla è stato scoprire l’europeismo di Churchill, per lo meno in questa maniera. E’ la prima persona che mi ha spiegato, attraverso i suoi scritti, che il vero motivo per fare l’Europa unita era la pace, evitare la terza guerra mondiale e ritengo che se ricordassimo questa questione saremmo molto più indulgenti e comprensivi per tutto quello che succede a Bruxelles, fermo restando che ci sono ancora leggi assurde (ad esempio quella relativa alla lunghezza delle carote).
Churchill incarnava il vero spirito della politica e, in questo momento storico ci si rende conto più che mai dell’abisso che c’è tra chi ieri faceva politica ed oggi che invece si assiste alla comparsa di idee che spesso portano verso il nulla. Churchill con la sua presenza spiega quanto la politica non sia nè buona nè cattiva, ma semplicemente indispensabile per qualsiasi processo democratico. Svilire questo termine è infatti pericolossisimo, il passo successivo rischia di essere quello di svuotare di significato la parola democrazia. Lo stesso Churchill era durissimo in politica, ma non ha mai messo in discussione la questione democratica”.
Cosa l’ha incurisità di più dei vizi di Churchill?
“Il fatto di essere viziosi ci rende più umani. Di Churchill si dicono tante cose, ad esempio che abbia bevuto 42 mila bottiglie di champagne nella sua vita. In realtà ho dato questo titolo al libro (Churchill, il vizio della Democrazia) perchè è più facile un’ immedesimazione in questo senso: se leggo un libro di un santo, non sono certamente un santo, invece se leggo il libro di un imperfetto che però cambia il mondo, io che sono un imperfetto, mi sento quasi in difetto, perchè non sto cambiando niente..
E poi perchè quest’uomo fa sì che anche i suoi vizi facciano parte dell’essere profondamente democratico, in fondo la democrazia è quel sistema che ti permette di essere vizioso, ed è sicuramente molto difficile esserlo in dittatura.”
Noi viviamo in un sistema europeo fondato sulla democrazia, sulla libertà, con nelle tasche una moneta unica. Abbiamo abolito la pena di morte, viviamo in pace da oltre 70 anni, eppure le istituzioni europee
vengono viste come un peso, anzichè come un orgoglio: perchè?
“Noi dobbiamo recuperare la bellezza del definirsi europei. Se per esempio tu parli con persone non europee ti rendi conto che loro invece vorebbero esserlo e che inviadiano quasi la nostra cultura europea, passando dalla Grecia e arrivando sino a Roma.
Per assurdo, sembra che quelli che non vogliono essere europei siamo proprio noi e, se fosse vero, questo sarebbe un errore madornale, anche se credo che non sia così.
Certo, l’Europa unita di oggi è molto burocratica, eurocentrica per la moneta, e può sembrare antipatica. Di fatto lo stesso Churchill parlava nei suoi discorsi a cavallo tra le due guerre, nel 1930 di Stati Uniti D’Europa convinto che un parlamento comune potesse aiutare a rendere tutto migliore.Se parliamo con amici europei scherziamo sulle differenze tra noi europei fingendo che siamo insormontabili ma, in realtà, siamo molto più simili di quanto pensiamo. Come dico nel libro, un americano di Manhattan e un altro del Massachusetts sono molto più dissimili di quanto non lo siano un italiano e un polacco”.
Poche settimane fa i giovani cittadini dei cinque continenti si sono riuniti per il Friday for future. Quanto sarebbe stato orgoglioso Churchill nel sapere che tutto è partito dalla protesta di Greta Thunberg?
“Sarebbe stato contentissimo, in questo Churchill insegna che in qualunque posto ti trovi, tu puoi fare la differenza, che il singolo può cambiare le cose, può cambiare il mondo, esattamente come sta facendo Greta. E’ andata davanti alla scuola scioperando, poi un passo per volta ha aggregati milioni di persone.La politica riassume il meglio delle cose, ma allo stesso tempo sei tu in quanto persona a fare la differenza..
Immagino Churchill come un nonno, con tutti i vizi, i sentimenti e le storie dei nonni: alcool, sigari, l’aver fatto in guerra, la ricerca di giustizia e quel sentimento di unità che forse oggi abbiamo un pò perso. Uniti si può cambiare le cose. Come sosteneva Churchill essere europeo e allo stempo essere inglese, non significa essere in contrasto, le due cose possono tranquillamente convivere”.
Il suo libro può avvicinare le giovani generazioni alla politica?
“Io spero tantissimo. Alla politica però bisognerebbe avvicinarsi tutti, non solo i ragazzini. Quindi direi dai 9 hai 99 anni. Racconto questa cosa: qualche giorno fa, ho presentato un libro, chiamato da un sindaco che aveva deciso di non ricandidarsi, nonostante tutti gli dicessero di farlo. Quando è iniziata la presentazione e lui ha parlato, ha ammesso che, se avesse letto il mio libro due mesi prima, probabilmente si sarebbe ricandidato, perchè dentro c’era tutto quello per cui lui aveva deciso di fare politica. Questo mi ha fatto capire ancora di più che la politica ha un senso.
Questo è lo spirito del libro e della frase di Piersanti Mattarella che ho messo all’inizio che molto chiaramente dice: non prendetevela con i mediocri, con i disonesti che fanno male alla politica, poichè la colpa è dei capaci e degli intelligenti che non se ne occupano lasciandola in mani a questi.
Il libro mostra volutamente soprattuto il lato umano di Churchill. Nella sua carriera ha fatto errori clamorosi, ma si è sempre rimboccato le mani per cercare soluzioni. Nel libro non ci si dimentica di Dresda dei Dardanelli, la battaglia di Gallipoli dei 43 mila morti che torna sempre come una ossessione nella testa di Churchill“.
Che effetto le fa vedere il suo Wiston Churchill prendere vita attraverso l’arte teatrale di Giuseppe Battiston?
“Sono feliccissimo. Battiston interpreta magistralmente il ruolo di Churchill: è in grado sia di toccare la chiave ironica e di mantenere contemporaneamente il lato profondo, anche un pò mitico se vogliamo. Cito con piacere anche Maria Roveran che intepreta Margaret. Sono andato più volte a vedere lo spettacolo e, nel buoi della sala, mi emoziono sempre, come la prima volta”.
Quale immagine può rappresentare meglio ciò che è stato, che è e che sarà Winston Churchill per gli europei?
“Metterei assieme qualche immagine: un Churchill completamente nudo, come nell’aneddoto, con Roosevelt avvolto nella bandiera europea; con in bocca un sigaro toscano che a lui non sarebbe piacuto, ma non importa e con in mano una bottiglia di champagne”.