Intervista allo sceneggiatore Marco Nucci
Il mondo della graphic novel non smette di stupirci con le numerose opere e noi non ci lasciamo sfuggire le ultime uscite.
Questa volta parleremo con Marco Nucci (sceneggiatore) del fumetto Skull (edito Tunué ) per i disegni di Giovanni Nardone e di tanto altro…
Skull narra la storia vera del massacro di oltre venti bambini avvenuto nel 2012 nella scuola elementare Sandy Hook School nel Connecticut (USA) e dell’eroico salvataggio da parte delle insegnanti di tanti altri che furono nascosti dentro gli armadietti. Una storia forte, che punta dritta al cuore e alla testa del lettore.
Per questa intervista a Marco Nucci, lo sceneggiatore, ringraziamo Fausto Bailo e la Premiata Libreria Marconi di Bra (Cn).
Quali sono stati i tuoi primi passi in questo mondo?
“Ho iniziato scrivendo, attività che pratico fin dall’infanzia. Diciamo quindi che i primi passi a cui ti riferisci sono la conseguenza di una lunghissima rincorsa. Tuttavia, solo negli ultimi anni ho reputato che il mio linguaggio fosse sufficientemente maturo da essere sottoposto al parere di un editore (prima sarebbe stato più adatto a un analista, credo).
Una delle mie proposte è stata accolta positivamente da Tunué, trasformandosi nel mio libro di esordio, ovvero La tana di Zodor, con i disegni del mio amico Isaak Friedl (che ha avuto un peso fondamentale nella riuscita del progetto). Poi è arrivato Sofia dell’Oceano, con Kalina Muhova, e ora Skull, con Giovanni Nardone (che è mancino e scemo come me).
Parallelamente all’ingresso nel mondo delle graphic novel, ho cominciato a collaborare in veste di redattore con la Sergio Bonelli Editore: prima curando il Diary” (volume celebrativo per i primi trent’anni in edicola di Dylan Dog), poi occupandomi sempre più strettamente delle pubblicazioni da libreria della Casa editrice, compito che svolgo anche attualmente”.
Come è nato Skull?
“Erano anni che io e Giovanni ci ripromettevamo di realizzare qualcosa insieme. Entrambi siamo affascinati da tutto ciò che è macabro, onirico, spiazzante. Tuttavia, per assecondare la nostra sinistra indole, avevamo bisogno della storia giusta. La trovai mentre mi annoiavo davanti al pc scrollando a casaccio la bacheca di qualche facebook.
Fu in quell’occasione che mi si parò davanti il volto allucinato di Adam Lanza, l’autore della strage alla Sandy Hook
Elementary School: non ricordo come accadde, visto che spesso le peregrinazioni sul web assomigliano al percorso di un sonnambulo, che non ha una vera e propria logica (almeno apparente).
Fatto sta che, osservando gli occhi a bottone di Lanza, capii che di fronte a me c’era una storia. Più precisamente, una storia disegnata da Giovanni. Mi informai sulla vicenda, scoprendo che, durante il massacro, la giovane maestra Victoria Soto aveva nascosto alcuni studenti all’interno degli armadietti della scuola, salvandogli di fatto la vita (ma perdendo la propria).
Questo dettaglio mi parve abbastanza interessante da sciogliere gli ultimi dubbi, e ci mettemmo al lavoro. Sceneggiai venti pagine, Giovanni le disegnò, poi proponemmo il lavoro a Tunué, che accettò la proposta.
Skull non vuole essere una cronaca della strage, né è interessato alle riflessioni politiche o sociologiche. Si tratta di un fumetto horror, che segue il linguaggio dell’incubo. E di nient’altro”.
Quanto hai impiegato a scrivere la sceneggiatura?
“Difficile stabilirlo. Infatti, ho scelto di aspettare Giovanni, standogli sempre avanti di un solo capitolo. Mentre lui disegnava il primo io sceneggiavo il secondo, poi mi fermavo finché lui non aveva terminato il lavoro. Volevo osservare l’evoluzione del suo segno, capire in quale direzione grafica ci stessimo muovendo, vedere in faccia i personaggi, e solo dopo decidere quale fosse il loro destino (sebbene in parte fosse segnato dalla cronaca).
Il disegno di Giovanni mi ha dato molti stimoli: per esempio, il finale risulta del tutto diverso da quello che avrei scritto scegliendo un diverso approccio al lavoro. Nella prima stesura del soggetto, Sandy Hook veniva distrutta da un esercito di mantidi gigantesche. Un finale da b-movie anni ’50, che alla fine ho deciso di scartare, lasciando spazio a una conclusione ancor più spiazzante, anche se più intimista e cimiteriale. In sostanza, non so dirti quanto ci ho messo”.
Quale genere musicale rappresenta al meglio questo lavoro?
“Ottima domanda. Infatti, scrivendo Skull ho ascoltato moltissima musica. Dalle ballate malinconiche di Bruce Springsteen a quelle, ben più lugubri, di Nick Cave, per poi passare ai Pantera e a Marilyn Manson, e infine alle ultime composizioni di Trent Reznor, quelle più elettroniche e minimali, e ai tappeti sonori del grande Morton Feldman.
Tuttavia, il fumetto è un media privo di suono, e pertanto è difficile stabilire come Skull sia stato contaminato dalla musica in modo diretto. Fatto sta che ne ho ascoltata molta. Non ho altro da aggiungere”.
Progetti per il futuro?
“E’ uscito in questo mese di maggio 2019, per Panini Comics, una graphic novel scritta da me e disegnata dal bravissimo Lorenzo Zaghi. Un noir con derive fantastiche che vuole essere da una parte un omaggio al genere hard boiled, e dall’altra una dichiarazione d’amore alla serie tv The Twilight Zone, ideata negli anni ‘50° da quel geniaccio di Rod Serling. Si intitola L’uomo delle valigie e sarà presentato al Napoli Comicon.
Dopo il lavoro per Panini, arriverà in edicola una storia di stampo Lovecraftiano, edita da Cosmo, che ho scritto insieme a Giulio Antonio Gualtieri, per i disegni di Valerio Befani.
Sugli altri progetti non mi posso pronunciare. C’è una storia di fantasmi, una storia di vampiri e una storia su un gigante che indossa un pullover rosso. Lo so, sembra l’inizio di una barzelletta. Ma anche se lo fosse, beh, non te la potrei raccontare… Toh! Abbiamo appena inventato le barzellette segrete!