Seven Roots Blues la Graphic Novel firmata Mattia Valentini

Seven Roots Blues la Graphic Novel firmata Mattia Valentini

Citando Dahlhaus possiamo affermare che la musica coglie senza mediazioni l’assoluto o, come diceva Debussy,  esprime l’inesprimibile all’infinito. Riesce spesso a conciliare gli opposti in una sintesi armonica e portare al divino, affermava Plutarco, giungendo là dove la parola non arriva. Non dà significati specifici, ma suggerisce… evoca ricordi, fa nascere idee, urla di dolore ma anche di gioia.

 

Specchio della nostra cultura ed epoca, la musica è arte, non un disperato tentativo di piacere (Enrico Ruggeri)

Partiamo da queste premesse per presentarvi alcune interviste musicali.

Mattia Valentini

La prima riguarda Mattia Valentini che ha realizzatato una un’interessante graphic novel: Seven Roots Blues dove la musica Blues è il perno delle sette storie che compongono il volume.

Per queste interviste ringraziamo Fausto Bailo e laPremiata Libreria Marconi di Bra (Cn).

Quali sono stati i suoi illustratori di riferimento?

“Premetto che, ad ogni progetto, tendo a ricrearmi uno stile tecnico differente, spesso trattando elementi diversi, e rinnovando quindi anche i riferimenti autoriali annessi. Sono però molte le figure che tengo come guida e qundi non me la sento di fare nomi, perchè ognuno di loro ha contribuito alla mia formazione artistica”.

Qual è stata la scintilla che l’ha portata a scrivere Seven Roots Blues?

“Un libro che mi capitò tra le mani e che rimase con me per anni. Un saggio di etnomusicologia sulle origini del Blues. Divenne per me una vera e propria Bibbia, la studiai profondamente e mi catturò completamente. Qui nacque la prima idea su una Graphic Novel che parlasse di Blues.

 

Estendendo la mia ricerca in tutti gli ambiti possibili, l’idea si è evoluta prendendo forma nei dettagli, fino a prendere vita e maturare una sua identità diventando sempre più nitida e definita nella mia mente. In realtà il mio interesse per il Blues comincia molto prima di questo evento, da giovanissimo studiai musica e conobbi questo genere che aveva influenzato tutte le canzoni che conoscevo e i musicisti che seguivo. Non potei fare a meno di seguire, con il tempo, la natura di questo interesse, fino a giungere alla radice, appunto, il Blues“.

Quale tecnica grafica predilige per le realizzazioni delle sue tavole?

“Come le ho già accennato prima, ogni soggetto che affronto lo ragiono con un’idea e una tecnica differente. Ogni aspetto del progetto si deve agganciare in miniera omogenea. Dall’impronta narrativa allo stile grafico, l’armonia deve vergere su di una soluzione precisa, tendenzialmente esatta. Nel caso di SevenRootsBlues la tecnica è totalmente digitale, con filtri matematici e segni geometrici, con la contrapposizione e il contrasto di una tecnologia moderna che segue il segno sporco e manuale di un’inchiostro dal nero assoluto”.

Quanto tempo è stato necessario per realizzare le tavole?

“Le rispondo con una frase che dico spesso. Nell’istante in cui comincio a disegnare il lavoro è già finito. Realizzare un graphic novel è un’impresa non proprio semplice, soprattutto se lo si realizza come autori completi su soggetto originale.

 

E’ un po’ come girare un film, dove l’autore, da disegnatore e sceneggiatore, diventa il regista, lo scenografo, il direttore casting, direttore della fotografia, il costumista, deve far recitare gli attori, deve gestire tempi di produzione e ricoprire ogni ruolo presente in un set cinematografico. Le tempistiche quindi sono lunghe ed estenuanti e spesso è imprevedibile definire un tempo di lavoro preciso, si tratta di un processo molto strutturato e complesso, e il tutto è gestito da una persona sola”.

Come sono stati scelti i sette brani blues che accompagnano le sette storie?

“Il soggetto della narrazione che ospita le sette canzoni è l’afroamericano, di fatto, quando si parla di blues, si parla di afroamericano”.
“Ho tracciato quindi una linea storica che parte dalla tratta degli schiavi fino ad arrivare nell’America degli anni ‘70. Solo la prima storia in realtà non segue questa linea temporale ma è ambientata nell’epoca che rappresenta il mondo tipico del bluesman per eccellenza, Robert Johnson, a cui è ispirato il protagonista. Il percorso termina con la decomposizione finale del genere. Nell’ultima storia, infatti, descrivo quell’evoluzione elettrica e psichedelica più moderna del blues che esplode nel ‘68, citando i musicisti protagonisti di quell’epoca, tra questi Bob Dylan, i Rolling Stones, e naturalmente Jimi Hendrix. Lascio a voi immaginare le varie intercalazioni nelle storie centrali”.

Tra le sette storie, quale l’ha incuriosità di più?

Ogni storia, nonostante sia auto-conclusiva e quindi indipendente dal resto della narrazione, è collegata indissolubilmente all’altra e quindi ognuna di esse va considerata nella sua collocazione complessiva. Posso comunque dire che la terza storia, Shuffle Redder Blues, ambientata nel west, ha la particolarità di essere quasi totalmente muta. Mentre la quarta storia, intitolata Snake River Blues, è di fatto il cuore della narrazione, qui la figura del Bluesman acquista definitivamente la sua forma più utopica”.

La musica Blues, cosa suscita in lei?

“Afflizione, visibilio e voluttà”.

Progetti per il futuro?

“Sto realizzando un progetto a fumetti dal tema storico, ambientata nella Firenze rinascimentale. Un progetto dove ricopro il ruolo di disegnatore e colorista, seguendo le direttive di uno sceneggiatore”.
“Inoltre c’è un nuovo progetto per una graphic novel con la casa editrice NPE, tratta da un classico della letteratura del ‘900 che scriverò e disegnerò. Progetto che vedrà la luce per la fine del 2020″.
“Sto partecipando ad una nuova collaborazione con la W LAB in un progetto di video making e sto collaborando come illustratore e grafico per la MotoGP con l’azienda di Tavullia “R46 di Valentino Rossi“.

 

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