“Berlin” Mondadori Ragazzi: parla uno degli autori
Marco Magnone nasce Asti, da alcuni anni vive a Torino e si dedica a tempo pieno alla narrativa per ragazzi; insieme a Fabio Geda è autore della saga Berlin, pubblicata con Mondadori Ragazzi.
Ringraziamo Fausto Bailo e la Premiata Libreria Marconi di Bra (Cn) che ci hanno permesso di intervistarlo.
Marco, ci parli di lei e di come è nata la sua passione per la letteratura…
“Un pomeriggio d’estate, avrò avuto undici anni, ero a casa – una casa di campagna nei dintorni di Asti, un posto dove pare non succeda nulla dal Medioevo o giù di lì – e non sapevo che fare”.
“Così inizio a gironzolare da una camera all’altra, fino a quando non arrivo allo scaffale dei libri dei miei, che inizio a spulciare più per noia che altro. Fino a quando non incontro una copertina che per qualche ragione mi attira“.
“Sopra ci sono le sagome scure di quattro ragazzi, che camminano lungo i binari della ferrovia, verso una linea di colline scure, all’orizzonte, dominate da un tramonto rosso scuro. Prendo il libro e corro a cercare mia mamma chiedendole di che si tratti. E quando la trovo, lei mette in moto il più potente e infallibile meccanismo in grado di spingere un ragazzino come me a leggere. Quel libro non va ancora bene per te, posalo subito! così dice. Con queste poche parole, riesce ad accendere dentro di me un intero immaginario di fantasie proibite, e tabù e avventure pruriginose.
Così fingo di riporlo, e vado subito in camera a leggere. Anche se forse avrei trovato interessante qualunque cosa in quel libro vi fosse stata scritta, leggo per tutto il resto del giorno, senza soste, perché le storie là dentro erano una bomba. Erano i racconti di Stagioni diverse scritti da Stephen King. E l’immagine di copertina si rifaceva a Ricordo di un’estate, quello da cui è stato tratto il film Stand by me. Ecco, da allora, da quando quelle storie mi sono rimaste addosso come un tatuaggio, non ho più smesso di leggere. Per vivere avventure, conflitti, drammi, emozioni, che senza le storie, nella mia vita di tutti i giorni, non avrei mai potuto vivere”.
Quali sono stati i suoi scrittori di formazione?
“Oltre a Stephen King, penso a Gerald Durrell, il naturalista inglese autore del meraviglioso La mia famiglia e altri animali; a Beppe Fenoglio, che ha saputo raccontare le colline dove sono nato e cresciuto donando loro un’epica degna dei migliori western; a Isaac Asimov, incredibile costruttore di mondi lontanissimi nello spazio e nel tempo da noi, ma che in qualche modo parlano della nostra società; a Enid Blyton, autrice di gialli di culto di quand’ero ragazzo; a Maria Teresa Andruetto, autrice di incredibili pagine sul senso della letteratura per ragazzi; e alla poetessa Wisława Szymborska, il cui sguardo ha una sensibilità e acutezza impareggiabili”.
Come è avvenuto il suo incontro con la casa editrice Mondadori?
“Grazie all’agente Stefano Tettamanti (Grandi & Associati), che quando io e Fabio Geda gli abbiamo presentato il progetto di Berlin, ha saputo individuare subito il giusto interlocutore per quella storia. Ricordo che la prima volta che siamo andati a Segrate (la sede di Mondadori) tutto mi sembrava enorme, e io mi sentivo piccolissimo e fuori posto, al punto da provare a tirarmi un pizzicotto per assicurarmi fosse tutto vero. Quella sensazione di spaiamento nemmeno oggi è passata del tutto, ma almeno ho imparato a conviverci”!
Ci dica qualcosa sulla serie Berlin…
“Berlin è una serie dispotica, ovvero ambientata in un mondo in cui le cose sono andate male per qualche ragione (catastrofi naturali, guerre, regimi dispotici ecc.), e i protagonisti devono cercare di sopravvivere in qualche modo o di ribellarsi al sistema. A differenza di molte altre saghe di questo tipo (penso a Hunger Games, Divergent, Maze Runner) però non è ambientata né nel futuro, né negli Stati Uniti d’America, o in ciò che ne resta. Siamo infatti in un passato abbastanza recente, gli anni Settanta del secolo scorso, in Europa, e per la precisione a Berlino Ovest; quella parte di città separata dal resto da oltre 150 chilometri di muro costruito dalla Germania Est.
Qui, in pochi mesi un misterioso virus ha ucciso tutti gli adulti, lasciando solo bambini e ragazzi che – senza poter fuggire né ricevere aiuti a causa del muro – devono trovare un modo per andare avanti. La nostra storia inizia tre anni dopo questo evento terribile, quando si sono formati diversi gruppi, ognuno con proprie regole e un territorio da controllare. Il cuore della storia sarà seguire le vicende di Jakob, Christa, Wolfrun e Timo – i principali protagonisti – sia nella lotta per la sopravvivenza con gli altri gruppi, sia nel tentativo di scoprire da che cosa sia scaturito quel virus, se esista una cura, e che cosa sia successo nel resto del mondo”.
Il libro sarà presentato anche nelle scuole?
“Ogni anno io e Fabio facciamo tantissimi incontri nelle scuole – oltre cinquanta – coinvolgendo migliaia di ragazzi e
ragazze. Tutti gli incontri però girano attorno al primo episodio della serie, I fuochi di Tegel, mentre L’isola degli dei è il volume finale. Naturalmente ci capita spessissimo di incontrare nostri giovani lettori che – avendo iniziato la lettura a scuola con il primo libro – non sono più riusciti a smettere si sono letti per conto proprio gli altri cinque. E questo naturalmente ci rende molto felici”!
Quale genere musicale rappresenta meglio questo lavoro?
“Non credo ce ne sia solo uno. La nostra storia passa da momenti molto epici e drammatici, per cui bene si adatterebbe il rock classico degli anni Settanta – penso per esempio ai Led Zeppelin o alla visionarietà di David Bowie – a momenti più intimi, in cui forse una ballata acustica sarebbe perfetta. Forse il gruppo che però meglio tiene insieme tutto, sono i Pink Floyd, il cui album The dark Side of the Moon è infatti citato proprio nel primissimo volume della serie”.