Intervista a Roberto Vian, illustratore Disney
Il noto settimanale Topolino continua, da decenni, a regalarci avvincenti e straordinarie storie.
Questa volta vogliamo parlarvi nella nuova avventura di Indiana Pipps, personaggio nato nel 1988 dalla fervida fantasia del duo Bruno Sarda\Maria Luisa Uggetti. Ai tempi, la storia si intitolava Topolino & Pippo in: I predatori del tempio perduto, omaggio al film capostipite della serie prodotta da Steven Spielberg\George Lucas.
Indiana Pipps e la tavola de Re delle onde, è una delle avventura della serie, scritta e sceneggiata da Sisto Nigro, stupendamente illustrato da Roberto Vian che, grazie a Fausto Bailo e alla Premiata Libreria Marconi di Bra (Cn), siamo riusciti ad intervistare.
Quali sono i suoi disegnatori di riferimento ?
“Ho iniziato a disegnare da bambino e quando anche il fumetto ha attirata la mia attenzione i disegnatori che mi hanno affascinato di più sono stati Winsor McCay, Harold Foster, Alex Raymond, Alex Toth, Alberto Breccia, Luis Garcia Mozos, Dino Battaglia, Gianni De Luca, Sergio Toppi, tanto per fare qualche nome. Trovo Roberto Diso tanto bravo, quanto sottovalutato.
Inoltre, sin da adolescente, ho amato il cinema noir americano degli anni ’40 e’50, che deve molto all’Espressionismo tedesco che a sua volta, esprime un’ottima economia di linguaggio chiaramente derivata dalle migliori esperienze dell’epoca del film muto”.
Quando è approdato alla Disney ?
“Nel 1992. Ho telefonato a Giovan Battista Carpi, fondatore dell‘Accademia Disney, chiedendo di far vedere il mio lavoro. Dopo un anno di corso a Milano, seguito in parallelo al lavoro che facevo a Venezia, sono andato nell’ufficio dal Carpi dicendogli che mi ero licenziato e che intendevo iniziare a fare il disegnatore professionista. Mi ha consegnata una sceneggiatura.
La motivazione è importante”.
Quanto tempo è stato necessario per la realizzazione di tutte le tavole ?
“Circa 25 giorni, facendo anche altro”.
Se potesse scegliere, di quale film le piacerebbe creare una trasposizione in chiave Disney ?
“Se non ricordo male circa tre anni fa, con uno sceneggiatore, avevamo proposto a Disney Italia la versione a fumetti del Gabinetto del Dottor Caligari, film tedesco del 1920 diretto da Robert Wiene. Manifesto del cinema espressionista, era un magnifico film che ha offerto una struttura di narrazione ed un linguaggio che ancora oggi non hanno esaurita la loro intelligenza ed eleganza.
Non avemmo alcuna risposta.
Ritengo che molto spesso lo sceneggiatore di fumetti ragioni appunto come uno sceneggiatore; trovo molto più interessante l’approccio potenziale che hanno invece gli scrittori di romanzi che ragionano sulle forme, dove forma significa contenuto, visione del mondo.
Il fumetto in generale è considerato un’approccio artistico di seconda linea e, a parte qualche raro esempio, penso sia una posizione sostenibile, dunque. Noi che lo facciamo ci entreremo pur qualcosa… A mio avviso il fumetto, come i libri, i film, i format tv, il cinema ed altro, contribuisce alla geografia cognitiva di una civiltà.
La condizione culturale italiana, del resto, ce la descrivono persone preparate come Umberto Galimberti, Tullio De Mauro, Pier Paolo Pasolini o Antonio Gramsci che esortò allo studio per avere il più possibile intelligenze serie“.
Tra le bellissime tavole che compaiono nel fumetto, quale può rappresentare una sintesi della storia ?
“Tavola 8. Non è spettacolare, ma contiene elementi sufficienti per orientare verso una sintesi di accadimenti che strutturano la sceneggiatura. Il lavoro di Sisto Nigro è stato davvero ottimo. Un plot bello e ben scritto facilita molto il lavoro del disegnatore”.