“GOAT” la graphic novel realizzata da Emanuele Rosso
Era il 1966 quando in Toscana si svolse la prima fiera del Salone Internazionale dei Comics, poi diventato Lucca Comics & Games.
Da allora, la manifestazione è cresciuta ogni anno di più, perfezionandosi ed arricchendosi, tanto da essere ormai riconosciuta come la prima manifestazione in Europa del settore e la seconda al mondo dopo Comitek di Tokyo.
Tra i numerosissime volumi che saranno presentati quest’anno, ne abbiamo scelti tre per voi, intervistando i loro autori in esclusiva.
Il primo è GOAT , la graphic novel realizzata da Emanuele Rosso (edito Coconino Press), il secondo Underwater dell’esordiente Alice Marchi (edito ALT COMICS), il terzo la graphic novel In un battito d’ali realizzata dal duo Simone Tansini\Nicola Genzianella.
Per tutto ciò, ringraziamo Fausto Bailo e la Premiata Libreria Marconi di Bra (Cn)
Iniziamo quindi con l’intervista a Emanuele Rossi, autore di GOAT.
Per iniziare, ci parli di lei e di come è nata la sua passione per l’illustrazione…
“La mia passione per il fumetto, più che per l’illustrazione vera e propria, è nata, come spesso accade, dall’essere sempre stato un forte lettore: di fumetto, ma anche di narrativa. Una pratica a cui sono stato educato sin da piccolo in famiglia, grazie alla lettura di fiabe e libri per bambini e ragazzi.
L’appuntamento ciclico con Topolino prima, e con i manga poi, mi ha legato indissolubilmente al fumetto. La mia adolescenza è coincisa infatti con gli anni in cui il fumetto giapponese sbarcava in Italia (alla metà degli anni Novanta). Essendo da sempre un lettore curioso, con gli anni gli orizzonti si sono allargati a fumetti di ogni tipologia e provenienza, dal fumetto supereroistico americano ai graphic novel intimisti.
Il disegno, invece, è stato un naturale seguito, un desiderio imitativo rispetto a quanto leggevo. Le mie prime storie però hanno avuto una genesi abbastanza tardiva, essendo state realizzate quando di anni ne avevo ormai 16/17, su una fanzine chiamata Pupak!, realizzata insieme a Sara Pavan e Paolo Cossi. Con loro ci siamo conosciuti nel 1998 a un workshop di fumetto tenuto da Giorgio Cavazzano a Cividale del Friuli, e riconosciuti subito in mezzo a tutti i partecipanti.
L’idea di realizzare qualcosa insieme è venuta naturale. L’esperimento è durato ben cinque numeri e si è concluso nel 2001, ma ormai avevo ben capito che il tarlo del fumetto non mi avrebbe più abbandonato“.
Quali illustratori la hanno maggiormente influenzata?
“All’inizio di sicuro Davide Toffolo, che è stato mio insegnante a un corso di fumetto tenuto sempre a Cividale a cavallo tra il 1996 e il 1997, e del quale sono stato assistente nella realizzazione di Carnera. La montagna che cammina nel 2001.
Poi, tra gli autori che ho più guardato in quegli anni, annovero il Craig Thompson di Blankets e il Frederik Peeters di Pillole blu. In anni più recenti devo dire che il mio principale riferimento è stato David Mazzucchelli, in tutte le sue incarnazioni artistiche, da Batman: Anno uno a Asterios Polyp. Tra gli autori che leggo e al contempo studio sempre con grande interesse ci sono poi Blutch, Christophe Blain, Paolo Bacilieri, Gipi, Jose Munoz e moltissimi altri”.
Come è avvenuto il suo incontro con la casa editrice Coconino Press?
“La casa editrice Coconino Press la conosco da sempre, potrei dire quasi dai suoi esordi. L’ho sempre considerata la più rilevante in Italia per scelte e cura editoriale, e far parte del suo catalogo mi rende orgoglioso. La possibilità di pubblicare per Coconino la devo probabilmente a Gipi, che quando stavo pubblicando online le storie brevi intitolate Tipo che (poi confluite nel volume Limoni), mi ha segnalato e messo in contatto con la redazione”.
Qual è stata la scintilla l’ha portata a realizzare la graphic novel GOAT?
“La scintilla è chiaramente il mio amore per il tennis. Un amore totalizzante, ossessivo, direi quasi immotivato, non avendo mai praticato questo sport. È una passione che ha una genesi letteraria, con ogni probabilità: moltissimi sono i libri che ho letto e amato che parlano di tennis, che siano saggi, racconti brevi, romanzi (da Infinite Jest di David Foster Wallace a Il giardino dei Finzi-Contini di Giorgio Bassani, passando per Open di Andre Agassi e Tennis di John McPhee).
Credo che il tennis sia uno degli sport che più si presta a essere narrato con le parole, dati tutti i suoi risvolti psicologici. Io volevo provare a dare una controparte visiva a questa indagine psicologica che mi ha sempre affascinato. Volevo inoltre trovare il modo di raccontare questi ultimi anni di tennis, che hanno visto il dominio di pochi giocatori, divenuti leggende a carriera ancora in corso: Roger Federer, Rafael Nadal, Novak Djokovic e Andy Murray. E poi mi stuzzicava poter raccontare le vicende emblematiche di un giocatore condannato alle seconde linee e che trova a sorpresa il proprio momento di gloria”.
Oltre a questa, aveva già realizzato altre graphic novel?
GOATè il mio terzo libro: il mio primo a essere stato pubblicato e distribuito nei canali ufficiali è stato Passato, prossimo (Tunué, 2013), seguito da Limoni (Coconino Press Fandango, 2017)”
Quale illustrazione potrebbe riassumere meglio la sintesi del la graphic novel?
“Direi che l’immagine che racconta meglio GOAT, e forse anche il tennis in generale, è quell’attimo di raccoglimento in cui un tennista palleggia prima di servire, guardando verso il pavimento, piegato su se stesso. Lì, in quel momento, io vedo tutta l’essenza del tennis. E GOAT è pieno di quei momenti!”