“Charlie Chaplin – Il Funambolo” parla lo sceneggiatore
“Ci vuole un minuto per notare una persona speciale, un’ora per apprezzarla, un giorno per volerle bene, tutta una vita per dimenticarla.”
(Sir Charles Spencer “Charlie” Chaplin)
Ecco la nuova, imperdibile, graphic novel Charlie Chaplin – Il Funambolo, sceneggiata da Emiliano Barletta ( già sul nostro Blog con Il cielo su Ebla) e sapientemente illustrata da Alessandro Buffa (Edizioni NPE)
La trama del volume parte dagli ultimi anni di vita di Chaplin, oramai ritirato nella sua villa sulle sponde del lago di Ginevra, accanto a sua moglie Oona O’Neill, con la quale trascorre gran parte del suo tempo a ricordare il passato. Ma alcuni ricordi continuano a tormentarlo più di altri: la sfortunata lavorazione del film Il Circo e il doloroso divorzio dalla giovane moglie Lita Grey che aveva rischiato di rovinare per sempre la sua carriera e reputazione.
Emiliano, ci parli di lei e del suo incontro con il fumetto…
“Sono cresciuto in una casa piena di volumi rilegati dei fumetti Disney. A dieci anni mio zio materno mi regalò alcuni albi usati di Tex, esattamente quelli che vanno dal 201 al 210. Da lì, a partire dal numero 300, ho iniziato a comprarlo regolarmente in edicola e recuperare nei negozi di fumetti usati i numeri mancanti.
Qualche anno dopo è uscito Dylan Dog e per un ragazzino di dodici anni fu amore a prima vista. A partire dal numero uno, e per i successivi dieci anni, ho comprato tutto ciò che lo riguardava, compreso un gioco per Commodore64. Crescendo ho scoperto Comic Art e Linus – con tutto il loro bagaglio di artisti italiani e stranieri che pubblicavano – poi Pratt, Pazienza, i Marvel, i DC – a partire dalla morte di Superman – e continuando con Rat-Man, Joe Sacco e tutto quello che possiamo mettere in più di trent’anni di passione”.
Quando è entrato a far parte del progetto editoriale che ha consentito la realizzazione della graphic novel Charlie Chaplin – Il funambolo?
“Il progetto è nato dalla mia passione, ormai decennale, per Chaplin. Dopo aver scritto il soggetto ho cercato un disegnatore che si adattasse a questa storia. Avevo in mente due autori, seppur diversi nello stile, che erano perfetti per il taglio grafico della storia.
Uno dei due era Alessandro Buffa che accettò fin da subito. Una volta prodotto lo studio dei personaggi e le tavole di presentazione, il passo successivo è stato quello di individuare un editore il cui catalogo fosse in linea con il nostro progetto. Nicola Pesce e Stefano Romanini, di NPE, sono stati entusiasti del libro tanto da darci fiducia e pubblicarlo.
L’ultimo scoglio è stato quello dell’autorizzazione da parte della Fondazione Chaplin. Alla fine, non solo abbiamo avuto il via libera alla pubblicazione, ma hanno anche collaborato agli apparati redazionali in appendice al fumetto”.
Quanto è stato complesso realizzare una sceneggiatura che riassuma la vita di un personaggio come lui?
“Molto, in particolare la ricostruzione del rapporto tra Chaplin e la seconda moglie Lita. Nella sua autobiografia, il creatore di Charlot, non parla del suo secondo matrimonio. Abbiamo quindi dovuto prendere alcuni episodi raccontati dal biografo ufficiale di Chaplin, David Robinson, e confrontarli con gli stessi presenti nella autobiografia di Lita. L’episodio della festa, presente nel libro, ne è un esempio. Un secondo problema è stato quello di cercare di dare una voce plausibile ai protagonisti. Per Chaplin abbiamo utilizzato il testo di alcune sue interviste per ricostruire i termini e i modi di dire che abbiamo poi usato in alcuni dialoghi chiave della storia”.
Cosa l’ha incuriostita di più della vita di Chaplin?
“La sua determinazione, la sua voglia di uscire dalla miseria sfruttando il suo talento naturale“.
Nella società di oggi, tra uomini delle istituzioni che chiedono pieni poteri e lo sfruttamento dei lavoratori, pellicole come Il grande dittatore o Tempi moderni possono insegnare qualcosa?
“C’è quella frase attribuita a Marx che recita, bene o male, così: La storia si ripete sempre due volte, la prima volta come tragedia, la seconda come farsa. Se vogliamo vedere la farsa, o la tragedia, dei nostri tempi, direi che la visione di quei film di Chaplin sia un ottimo inizio”.