Parla Stefano Garzaro, autore Einaudi

Parla Stefano Garzaro, autore Einaudi

Stefano Garzaro è autore di numerosi romanzi come Storie di Moncalieri. Santi, cavalieri, imprenditori e agricoltori (Graphot), Ventinove sottozero (Pintore), Funky monkey. Liberi di alzare la voce (Pintore).

 

Nell’anno in corso è uscito in libreria con due libri:

Stefano Garzaro

Stefano Garzaro

O bella ciao. Racconti di ragazze e ragazzi nella Resistenza scritto in collaborazione con Lucia Vaccarino, con introduzione di Davide Morosinotto e prefazione del vicepresidente dell’ANPI (Il battello a vapore) e Geppe il brigante (Einaudi)

 

Ringraziamo Fausto Bailo e la Premiata Libreria Marconi di Bra (Cn) per aver reso possibile questa intervista.

Stefano Garzaro a quale età ha incominciato a coltivare la passione per la letteratura?

Non ci crederai, ma le prime storie le ho pubblicate nel giornalino della scuola. Erano lunghe tre righe, poi sono cresciute. Più tardi, i primi libri sono stati i saggi storici, i romanzi sono venuti dopo. Se ci pensi, non c’è contraddizione, perché la storia è fatta di vicende di persone, prima che di fenomeni sociali. La storia, se ben raccontata, non è diversa da un romanzo.

Come nasce Geppe il brigante?

Mi sono detto: raccontiamo un episodio di un periodo maledetto e poco conosciuto, che faccia riflettere anche sui tempi nostri. E raccontiamolo ai ragazzi e alle ragazze: sono loro, infatti, che hanno necessità di strumenti per interpretare il mondo e per rimettere in piedi la nostra società. La vicenda di Geppe non è un fatto storico, ma di ragazzi come lui ce ne sono stati a centinaia, e ce ne sono ancora.

Qual è la trama?

Siamo nella Torino capitale del 1864. Geppe, un servo contadino di Monforte, nelle Langhe, scende per la prima volta nella grande città. Qui si perde e finisce in una rivolta sanguinosa. Braccato dagli sbirri che lo credono un agitatore, trova rifugio nel covo dei briganti del Moschino.

 

Sembra l’occasione buona per vendicarsi delle ingiustizie subite in passato, alla fattoria, ma presto Geppe scopre che fare il brigante significa vivere di violenze e passare dalla parte degli sfruttatori. Perciò Geppe lascia Torino con tre amici della banda, fra cui Susanna, e torna a Monforte in cerca di riscatto. Ma non sarà facile staccarsi da quel vecchio mondo.

 

E qui mi fermo, ma ti dico che l’avventura continua a correre con scoperte, amori, tradimenti, e non mancherà neppure la caccia a un tesoro nascosto.

Quanto tempo è stato necessario per realizzare il tuo libro?

Una volta definito l’argomento nei dettagli, ho scritto il testo in un mese di clausura. Poi ci sono voluti altri sei mesi per la revisione, cercando le parole più adatte, tagliando frasi e episodi non essenziali. Sono arrivato alla quinta stesura, come per gli altri romanzi.

Quale colore può rappresentare meglio le personalità di Geppe e Susanna?

Per Geppe il rosso della fierezza e dell’emozione, per Susanna il viola dell’intelligenza e della magia. Ma vorrei aggiungere anche il blu, il giallo e il verde: sono i colori delle Langhe e delle vigne di Monforte.

Conti di presentare il libro nelle scuole?

Monforte, Langhe

I lettori che voglio privilegiare sono proprio i ragazzi e le ragazze. Ho lavorato un sacco per creare una scrittura dal ritmo serrato, che corra senza ostacoli. Inutile nascondere che strizzo l’occhio anche agli adulti e soprattutto agli insegnanti, proponendo sotto forma avventurosa temi come la crisi che segue il Risorgimento, il dramma sociale del brigantaggio, la condizione miserabile delle campagne, la rivoluzione tecnologica ottocentesca che approda nell’Italia unita.

Quale prodotto gastronomico delle Langhe potrebbe accompagnare la lettura del libro?

La tua è una domanda perfida: è come essere costretti a scegliere un’aria di Mozart, ma una soltanto. Ti accontento con un menù estremo: carne cruda di fassone battuta a coltello, ravioli del plin, brasato, bonèt. Ma mi vien male a pensare a ciò che lascio fuori.

 

E i vini? Nel mondo esistono molte isole in cui la cucina è magica, e altrettante dove lo sono i vini, ma credo che non vi siano luoghi in cui si concentrano la perfezione del piatto e del bicchiere come nelle Langhe. Ho una cugina a Monforte con poteri speciali che produce Barolo, e quando vado a trovarla me ne versa un bicchiere sotto il naso. Lei sa che quel profumo mi ipnotizza.

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