“Vecchie spalti” di Sandro Solinas
Vecchie spalti – Storie di stadi che non sono più tra noi
di Sandro Solinas
2019, Self Publishing
Chi è Sandro Solinas
Vecchi spalti è la seconda opera dell’autore dedicata al mondo delle arene dopo Stadi d’Italia (2008).
Pisano, laurea in Economia e commercio, Solinas oltre al calcio è interessato alla storia Medievale e alla Letteratura del fantastico. Ha
vissuto due anni in Irlanda.
La passione per la storia degli stadi di calcio sembra essere recente, anche se forse non è proprio così, perché fin da piccolo è stato attratto da tribune e gradinate. Ama indagare su storie e personaggi minori di questo gioco.
Di cosa parla Vecchi spalti – Storie di stadi che non sono più tra noi
Un volume che racconta le vicende passate dei nostri stadi di calcio, molti dei quali caduti nell’oblio, messi da parte in nome del nuovo, dimenticati senza un vero perché.
Scrigno di ricordi ed emozioni per intere generazioni, gli spalti ci restituiscono una storia italiana, fatta spesso di sprechi ed errori, ma anche di successi e gloria.
Un viaggio attraverso la memoria di uomini e donne che li hanno amati e vissuti.
Cosa ne penso
Un volume che, si capisce fin dall’inizio, vuole essere un omaggio alle nostre città e alla nostra gente.
Con una sorta di rimpianto per i tempi passati, quando il calcio non era stato ancora svuotato dei suoi contenuti identitari, rituali e mitici, simbolici e sentimentali, Sandro Solinas intraprende un viaggio nella sua memoria.
Ogni religione, dice l’autore, ha bisogno dei suoi luoghi di culto, il calcio e il dio pallone non fanno eccezione. E’ lo stadio il terreno sacro dove si riunisce la tribù del calcio.
Un’idea, tutto sommato, semplice quella di parlare degli stadi d’Italia, eppure pochi ci hanno pensato, forse nessuno in questo modo così esaustivo.
Ciò che colpisce leggendo queste storie, è che sono tutte accumunate dall’amore per il calcio sì, ma soprattutto per la propria terra. Sia che si parli dello stadio di Lecce che di quello di Piacenza o Frosinone, Sandro Solinas racconta la storia della città. Scova aneddoti, modi di dire, personaggi dalla memoria storica che possano addentrarlo nei cunicoli del passato.
C’è amore nelle descrizioni dei luoghi e delle persone, c’è sentimento nella narrazione che viene immediatamente percepito dal lettore. Azzeccate le citazioni (di classici, cantanti, personaggi della cultura e della società) all’inizio di ogni parte che impreziosiscono le storie rendendole ancora più affascinanti.
Quando sali sulla giostra dei ricordi, quando vai a frugare nel baule dei giorni passati, succede spesso di perdersi tra distanti immagini dai contorni incerti, memorie sfumate, e allora un nodo ti stringe in gola, dice l’autore.
La vita di questi stadi è la vita delle loro città e di coloro che ci hanno abitato: bombardamenti, abbattimenti per lasciare posto a nuovi edifici, rifacimenti, incuria, degrado, oblio. Sicuramente è la fotografia di un’epoca che non c’è più, per molti giovani addirittura inesistente.
Un libro difficilmente incasellabile, ma che con un po’ di immaginazione potremmo definire tecnicamente ambientale/sociale. Dà particolare risalto all’ambiente sociale che fa da sfondo alle vicende e racconta la vita che si svolge così com’era nella realtà, con precisa attenzione ai fatti e, a tratti, non disdegna una forma di denuncia per tutto ciò che è stato fatto o poteva essere fatto.
Vecchi spalti non è un romanzo storico, o perlomeno ne è solo in parte. Solinas predilige la memoria, qualcosa di sicuramente più intimo, la ricerca e la conservazione di un ricordo condiviso.