Intervista a Maria PIa Gardini – scrittori italiani
Omaggio a Maria Pia Gardini (Rovereto 14 ottobre 1936 – Grosseto 23 settembre 2012)
Ho conosciuto Maria Pia Gardini in un tiepido pomeriggio di gennaio 2012, quando ancora la neve ed il gelo di quell’anno non ci avevano raggiunti.
E mentre salivo in ascensore per arrivare al suo attico, mi chiedevo come sarebbe stata questa donna che nella vita aveva provato e sperimentato davvero molto. Mi aveva accolto con un sorriso, ma il portamento era elegante e l’atteggiamento sbrigativo di chi, insomma, era abituata a non perdere tempo.
Ero andata a casa sua per farle un’ intervista da pubblicare su Maremma Magazine, il mensile per il quale scrivo e dove curo, fra l’altro, una rubrica dal titolo “Donne di Maremma”.
La riporto integralmente, perchè sono certa che la storia di Maria Pia Gardini interesserà molti di voi e poi perchè mi sento in dovere, dopo averla incontrata, di doverle questo piccolissimo tributo…
Proveniente da una delle famiglie più note d’Italia, i Gardini appunto, Maria Pia aveva alle spalle una vita pienamente vissuta, ma anche piuttosto travagliata. Nasce a Rovereto, ma poi si trasferisce a Bologna dove vede la luce la sua unica figlia Federica, morta purtroppo prematuramente. Nel 1971 si trasferisce a Roma dove lavora nel mondo del cinema (ha una casa di produzione, ndr) fino al 1985, anno che la segnerà profondamente e che la vedrà aderire a Scientology per seguire sua figlia.
Proprio per questo deciderà di andare negli Stati Uniti a Clearwater in Florida (presso la sede principale di Scientology, ndr) dove rimarrà fino al 1994, per poi abbandonare definitivamente il movimento. In Italia rientrerà solamente nel 2002, dopo una parentesi da imprenditrice in Tunisia. Si sposerà due volte, a ventidue e a trentasette anni e dal 2000 vivrà stabilmente nella nostra città.
Perchè proprio Grosseto?
Ho sempre frequentato questi luoghi, fin da piccola e mi sono sempre piaciuti. Quando mio padre ebbe l’infarto, i medici gli sconsigliarono l’aria umida e fredda di Bologna, così si trasferì a Castiglione della Pescaia dove avevamo una magnifica villa, la Rombaia. A quel punto mia madre che ha sempre avuto molto fiuto per gli affari, comprò il campeggio Baia Verde a Punta Ala.
Io all’inizio continuai a vivere a Bologna, raggiungendoli soltanto il sabato e la domenica, ma poi a ventidue anni mi sono sposata con un bolognese e sono rimasta a vivere a Bologna prima di separarmi e di spostarmi a Roma. Anche mia nipote Camilla (Maria Pia era già nonna a 42 anni, ndr) pur essendo nata a Roma, vive a Grosseto ed ha sposato un grossetano.
Quindi è stato un caso, oppure una scelta?
Senza dubbi una scelta, io mi sento maremmana nel profondo. Amo questa terra, in parte simile al ravennate, dove ho trascorso la mia infanzia, avendo mia madre lì importantissimi interessi economici. Il carattere degli emiliani è simile a quello dei maremmani: piuttosto chiuso e lento ad aprirsi. Nonostante le battute spiritose o il sarcasmo, il maremmano ha bisogno di tempo per dare la sua fiducia, prima ti deve radiografare ma poi, una volta amico, venderebbe la pelle per te….
E poi a Grosseto si vive ancora bene ed anche una signora della mia età può uscire la sera senza la paura di essere aggredita, come invece accade in altre città, ad esempio a Roma dove ho ancora tanti amici e ho vissuto 17 anni allegri e vivaci nel periodo della “bella vita”. A quei tempi Roma era più selettiva, ora invece ci sono i magnati russi e tutto è portato all’eccesso. Non mi piace più.
Mi ero proposta di non parlare di Scientology anche perchè il discorso sarebbe lungo e difficile, non per niente a proposito lei ha scritto due libri “I miei anni in Scientology” nel 2007 e “Il coraggio di parlare. Storie di fuoriusciti da Scientology” nel 2009, ma non posso fare a meno di porle una domanda: cosa le ha dato e cosa le ha tolto?
La risposta, cara Dianora, è semplicissima: mi ha tolto mia figlia e non mi ha dato niente.
Come si supera un dolore così grande come quello della perdita di una figlia?
Non si supera. Mai. Lei è con me ogni giorno. La vedo attraverso mia nipote Camilla. Ma per riprendere il discorso di Scientology, le dico che dopo tutti gli anni trascorsi nell’Organizzazione quando ne sono uscita ero tale e quale a prima.
Sicuramente con molti milioni in meno delle vecchie lire, questo sì. Posso tranquillamente dire che oltre a mia figlia mi ha tolto un sacco di soldi. Se ci penso adesso…mi chiedo come sia stato possibile, anche se devo dire che di dubbi ne ho avuti subito parecchi, purtroppo non sufficienti a farmi capire come stavano davvero le cose.
Com’è stata la sua esperienza imprenditoriale in Tunisia?
Ah bellissima, ho fatto per anni su e giù dall’Italia all’Africa ed ho imparato ad amare quello strano Paese e ogni volta che lo lasciavo provavo quel senso di struggente nostalgia che mi attanagliava lo stomaco. Il Mal d’Africa esiste, glielo assicuro…E’ il posto in assoluto dove sono stata meglio.
Quando alcuni amici mi consigliarono di investire in Tunisia nel settore agroalimentare non ebbi grandi tentennamenti, “sentivo” che una cosa giusta. Fra l’altro a quei tempi tutto ciò che riguardava il cibo andava alla grande e là non c’era nemmeno una fabbrica di pasta fresca. E’ stato un bel periodo, poi all’epoca là non c’era disoccupazione e la vita era tranquilla, non come ora.
Poi però decise di chiudere…
Mia nipote ebbe nel 2000 un incidente pazzesco di auto ed allora, visto che aveva soltanto me, vendetti casa e fabbrica e tornai a vivere stabilmente in Italia. Siamo andate avanti quasi tre anni fra operazioni e cose varie…per me era fondamentale starle accanto.
Quanto sono stati importanti gli affetti nella sua vita?
Moltissimo. Nella mia famiglia sono sempre stati messi al primo posto. Io mi sono sposata due volte e non me ne pento, anche se il secondo matrimonio è stato uno sbaglio. Con il mio primo marito siamo in ottimi rapporti, c’è rispetto e stima e quando ci siamo sposati eravamo molto innamorati.
Pensa di essere stata più amata o di aver più amato?
Più amata, anche se credo che non sia stato facile. Sono sempre stata una persona molto autonoma, non ho mai sopportato le costrizioni, non faceva parte della mia indole.
Che tipo di famiglia era la sua?
Sicuramente una famiglia agiata che mi ha permesso di poter fare tante cose che in una normale non si fanno. Ad esempio ho potuto viaggiare moltissimo senza problemi economici. I miei genitori mi hanno insegnato l’onestà e il dare valore ai soldi e alle persone senza calcolare il ceto sociale. Mio padre diceva sempre che le persone non si valutano per quello che hanno, ma per ciò che sono. Aveva anche amici più che modesti, ma per lui al pari di quelli altolocati.
Forse mia madre, rispetto a mio padre, era un pochino più snob, più selettiva anche nelle amicizie. Aveva studiato nei migliori collegi italiani, ma poi per me ha preferito quelli svizzeri per farmi imparare la lingua. Da signora della “Bologna bene” è diventata una grande imprenditrice con una serie di investimenti turistici in Toscana e in Romagna. Era molto rigorosa nella vita e con me, mio padre mi ha sicuramente viziato molto di più.
Lei è anche autrice di alcuni libri. Quando ha iniziato a scrivere?
Ho sempre avuto questa passione, fin da piccola, ma è stato quando mia nipote si è ripresa dall’incidente che ho iniziato a farlo in maniera seria. Avevo il desiderio di dire ciò che pensavo di Scientology e l’ho fatto. Come sempre nella mia vita ho gridato al mondo il mio dissenso verso un gruppo che basa tutto sui soldi.
“Maremma – Un amore proibito” Questo è il titolo del suo romanzo, presentato recentemente anche qui a Grosseto e completamente diverso da tutto ciò che aveva scritto prima…
E’ stato un caso, ma sicuramente sono stata spinta dal desiderio di sperimentare un altro genere di racconto e mettere da parte la mia dolorosa esperienza con Scientology.
Se mi posso permettere, forse anche dalla voglia di condividere con la Maremma, con questa terra che lei ama tanto, qualcosa di ancora più intimo come la memoria, dando il suo personale tributo alla tradizione orale che per secoli è stata l’unica forma di espressione…
Senza alcun dubbio questo desiderio, prima inconscio poi razionale, c’è stato.
Comunque, scusi, vada avanti.
Un giorno sono andata a cena con amici in un ristorante di un paesino qui vicino. Alle pareti del locale vi erano appese vecchie foto di butteri. Sono stata attirata da uno di questi, giovanissimo e bello. Vicino al camino acceso due vecchietti, un uomo e una donna, che poi ho scoperto essere i proprietari, mi osservavano.
L’uomo, capendo che ero interessata ai butteri, mi disse che anche lui lo era stato e che quella del giovane ritratto era una “storiaccia”. -Come una storiaccia?- chiedo io. E lui mi dice che in realtà era stata anche una storia bella ma che, ai tempi, aveva creato molti problemi. Insomma, non so perchè, ma mi sono incuriosita alla vicenda e a quel punto gli ho chiesto di raccontarmela e così ha fatto.
Confesso di aver già letto il libro che, fra l’altro, mi è proprio piaciuto, ma sono sicura che i nostri lettori a questo punto saranno curiosissimi di saperne di più di questa storia che lei definisce “una fiaba per adulti”…
Sì, la definisco così, perchè è nelle fiabe che c’è il principe azzurro, l’ amore puro, incontaminato che va al di là delle condizioni economiche e sociali, delle distanze, dei divieti. Proprio come in questa storia d’amore: Letizia era una giovanissima nobile piemontese che per curarsi da una brutta polmonite fu mandata dalla famiglia in Maremma dove il clima era migliore rispetto al Piemonte.
In che periodo siamo?
Periodo della grande guerra, 1916-1917. E lei, già promessa ad un altro, si innamora di questo ragazzo, un buttero, che era il figlio della sua “tata” , quella che da piccola l’aveva accudita e che viveva nella casa che i nobili possedevano qui in Maremma, per cui si può immaginare…è successo un finimondo, anche perchè la ragazza era ancora minorenne e rimase poi incinta.
Superando tutti gli ostacoli, e quanti!, i due ragazzi si sposano, prima con un matrimonio di coscienza, poi con quello classico e il loro amore durerà tutta la vita. E lo sa qua1’è stata la sorpresa finale?
No, mi dica…
La vecchietta che insieme al marito mi ha raccontato la storia era Lucia, la figlia di questa nobile. Aveva 94 anni, dico aveva perchè purtroppo adesso non c’è più. Pensi che mi sono accorta che era lei soltanto alla fine della nostra chiacchierata quando l’ho guardata più attentamente negli occhi di un azzurro maiolica molto intenso, bellissimi. A quel punto ho avuto come un’illuminazione e le ho chiesto se era la figlia di Letizia e lei mi ha detto di sì. Poi ha aggiunto: mi raccomando, se racconterà la storia dei miei genitori dica che è stata una grande, grandissima storia d’amore e che anch’io ho sposato un buttero maremmano.