“¡u!” esordio poetico di Giancarmine Fiume
Chi è Giancarmine Fiume
Autore, poeta e bassista, come si definisce, Giancarmine Fiume è nato a Cantù nel 1979, il giorno della morte di John Wayne. Appassionato di musica, poesia, arte e filosofia, vive a Rovellasca, in provincia di Como.
Nel 2012, ha conseguito l’attestato di qualifica del corso di perfezionamento per autori di testi, presso il Centro europeo di Toscolano, del maestro Mogol, ed è finalista del premio di poesia De’ Palchi- Raiziss.
Questo è stato il primo di una serie di importanti riconoscimenti: nel 2014 ottiene una menzione di merito al premio La lingua del girasole, finalista nel 2019 al concorso Il Federiciano. Quest’anno, con il suo “¡u!” ha già conseguito il premio speciale della giuria al concorso Le Occasioni e al concorso Ossi di Seppia, oltre al premio speciale della giuria del Premio internazionale Città di Firenze Ut pictura poesis.
“¡u!”, edito da Puntoacapo, è il suo libro di esordio.
Di cosa parla il libro
¡u!, più che una raccolta di poesie, potrebbe definirsi un poema unitario che si snoda intorno al tema dell’amore. L’amore e il quotidiano, non solo il sentimento aulico ma anche quello più presente e terreno, dunque più umano, che si scontra con le semplici azioni del vivere. È lo stesso autore a spiegarlo nella sua breve nota: è il racconto di una quotidianità di lavoro dove talvolta discendo in tombini semisotterranei, altre volte leggo i contatori dell’acqua a livello del piano stradale.
¡u! si compone di oltre 50 poesie, divise in due parti complementari l’una all’altra: In descensus inferis e Chiara luce, delle quali la seconda si presenta come una risalita – catarsi potrebbe sembrare eccessivo – una metafora della vita che offre sempre la possibilità di tornare su dall’abisso, se si hanno le forze per farlo.
Cosa ne penso
Partiamo dal titolo: ¡u!. Inusuale e apparentemente incomprensibile. Quella strana U che colpisce, quasi irriverente al centro della copertina. Per la sua opera prima in versi, Giancarmine Fiume ha scelto una “u” minuscola preceduta da un punto esclamativo al contrario, ovvero con il punto sopra la stanghetta, seguito dallo stesso segno, ma nel verso giusto. Il primo pensiero rimanda a un’esclamazione di stupore, solitamente però scritta con la “h”, dunque “uh” e con il punto esclamativo dopo, tipica dei fumetti.
Cosa ci fa allora quella vocale solitaria con un segno insolito e ai più sconosciuto? Ho provato a cercare e ho trovato spiegazioni filosofiche e scientifiche: la “u”, ultima delle vocali, in matematica e scritta maiuscola, indica l’unione di due insiemi, in fisica un campo di forze conservative o anche l’energia potenziale. Cercando ancora ho trovato che si usa in medicina con il significato Undetectable/Untransmittable. Alla fine ho pensato che forse Giancarmine Fiume voleva soprattutto stupire e portare il lettore a prendere in mano il libro e sfogliarlo.
Ecco allora che, leggendolo, scorrendo i bozzetti in versi, uno per pagina e tutti senza titolo, si svela la storia narrata dalla silloge, che si apre con la discesa dell’autore verso il basso, In descensus inferis, di mattina, mentre compie una serie di azioni (l’uomo che legge i contatori dell’acqua). Una posizione iniziale scomoda, che si svela nelle pagine successive insieme all’amore-malattia per Sibilla Pavese, la donna che compare subito, già nel primo componimento, che lo accompagnerà per tutta la silloge, fino all’ultima pagina: Seguimi, oltre le palpebre così, spoglia di gravità, come se l’amore fosse ormai sublimato oltre la carnalità.
Come scrive nella prefazione Michelangelo Zizzi, fondatore e direttore di Fucine letterarie, “Fiume è un poeta della verità. (…) Se la poesia è una messainscena (non retorica) della verità, Giancarmine Fiume è poeta autentico, perché si è condotto ad un esordio tardivo, quindi meditato, consapevole, sapiente. La letteratura poetica, e quest’opera lo dimostra, è il punto apicale della scrittura attraverso i suoi generi, ma lo è in virtù della necessità di un Vero radicale”.
Complessivamente ¡u! convince, anche grazie all’uso sapiente delle parole, alla forza espressiva dei versi, alcuni descrittivi, altri evocativi, altri ancora che indugiano sulla descrizione delle caratteristiche della società contemporanea, spesso alienante, ben espressa dalla figura di Sibilla Pavese.
E in fondo, l’amore è l’unica malattia che ci guarisce, scrive Fiume nella poesia I ragni ballano attorno al proprio asse.
Recensione a cura di Lina Senserini, docente e giornalista