Intervista esclusiva a Ettore Gula, noto disegnatore Disney/Panini

Intervista esclusiva a Ettore Gula, noto disegnatore Disney/Panini


Grazie a Bailo Fausto e alla Premiata Libreria Marconi di Bra (Cn) siamo riusciti a intervistare Ettore Gula, disegnatore di storie per le maggiori testate Disney/Panini (Topolino, Pk, WITCH).


Ettore Gula

Per Pixar ha realizzato gli adattamenti a fumetti dei film Toy Story 1, 2 e 3. Oltre ad occuparsi di storyboard per pubblicità e animazione, nel 2007 collabora con Bruno Bozzetto allo sviluppo grafico dei personaggi della serie Rai Fiction Psicovip. Ha pubblicato per il mercato francese i fumetti Othon e Laiton, Les Bandits de l’Antarctide e Le Feu du dragon terzo numero della serie Wondercity.

Dalle rotative della NeoComics esce una nuova graphic novel realizzata da Ettore Gula dal titolo: Quasi una storia di Eroi.

La vicenda narrata sembra uscita da film noir degli anni ’40 un mix nei quali si sviluppano le vite di tre reietti tra desideri repressi, insoddisfazioni e desiderio di riscatto.


Ettore, quando è nata in lei la passione per i fumetti?

Disegno da quando ho memoria. Mi è sempre risultato facile e l’ho sempre fatto con naturalezza. Da bambino disegnavo battaglie e avventure, giocando e immaginando storie. Non ho mai amato copiare tavole di fumetti o personaggi già esistenti, disegnavo in bianco e nero fantasticando.

Non so se si possa definire passione per i fumetti, forse più per il racconto e per l’evasione totalmente libera e senza regole.

Quali l’hanno più influenzato?

Da bambino non compravo quasi mai fumetti. Mi capitava però di leggere Braccio di Ferro e Geppo. Ho cominciato a compare il Giornalino in cui c’era una rubrica con, disegnati da un certo Giovetti (ricordo ancora il nome), i gol del campionato di calcio. Lì c’erano anche le storie di Larry Yuma di Nizzi e Boscarato.

Mi piaceva anche un disegnatore del Monello, mi pare si chiamasse Ugolini. Poi è venuto Asterix e quindi Dylan Dog che ho iniziato a comprare dal numero 4 e che ho letto per anni. Solo dopo essere diventato un professionista però, ho cominciato a guardare in maniera più attenta alcuni autori. Non so se son degno di dire che mi abbiano influenzato, ma amo Cavazzano, Micheluzzi, Battaglia,Giardino, Pazienza, Gipi, Taniguchi, Inio Asano, Rutu Modan, Larcenet e Blain. Quello che trovo speciale in loro è il modo in cui gestiscono il ritmo, le pause, la regia con cui raccontano, che poi è la vera essenza del fumetto, il saper raccontare.

Quali sono stati i suoi esordi nel mondo del fumetto?

Appena terminata l’Accademia di Belle Arti di Brera ho saputo che Disney cercava disegnatori e mi son presentato: con l’ardire tipico dei 24 anni, ero fiducioso di venire preso. L’anziano signore che mi ricevette guardò le copie di disegni di Cavazzano che, come tutti, avevo portato e mi disse che sarei potuto diventare un disegnatore, ma avrei dovuto ripresentarmi dopo 3 o 4 mesi. Mesi che passai ad allenarmi disegnando paperi e topi tutti i giorni. Una specie di metti la cera e togli la cera di Karate Kid. Mi sembrò una follia e ci rimasi male dato che ero convinto che i miei disegni fossero buoni.

L’anziano a cui avevo portato i disegni era Gian Battista Carpi, uno dei più grandi autori Disney. All’incontro successivo guardò i miei lavori e fui preso al corso per disegnatori che sarebbe iniziato a breve in Accademia Disney e che sarebbe durato un anno. Dopo quanto mi ero allenato mi sembrava impossibile che dovessi esercitarmi ancora e per così a lungo, ma ovviamente accettai.

Al termine dell’anno di corso ricevetti la mia prima sceneggiatura: una storia di appena 5 tavole dal titolo La Tanica della serie Paperino e le situazioni disperate. Ho iniziato così.

Come è avvenuto il suo incontro con NeoComics?

Inviando via email il soggetto della storia e le prime 15 tavole. Sono stato subito contattato da Andrea Tosti, l’editor della collana, che mi ha proposto di farla con loro. Lavorare con lui è stato molto piacevole perché ha capito lo spirito della storia, mi ha dato diversi consigli lasciandomi la libertà di cui avevo bisogno.

Come nasce il fumetto Quasi una storia di eroi?

Sono partito dall’idea di essere desiderati da qualcuno che nemmeno conosciamo, qualcuno non lontano da noi, ma di cui ignoriamo l’esistenza e le intenzioni. Circa tre anni fa ho scritto il soggetto e l’ho fatto leggere a Riccardo Secchi, sceneggiatore di Disney e Bonelli, che mi ha incoraggiato a portare avanti la storia e ad ampliarla. Durante la realizzazione però ha preso sempre più piede Ugo, il protagonista, e la sua trasformazione.

 

Vediamo tutto dal suo punto di vista: siamo lui e con lui spiamo. Ho deciso di ambientarla in una zona di confine, dove la città finisce e cominciano i campi. Il contrasto tra la densità dei palazzi e il diradarsi verso la campagna con il fiume che si allontana e che tutto porta via rispecchia la dicotomia che vive anche il nostro personaggio nel racconto. Non ho scritto una sceneggiatura vera e propria, ma ho disegnato in story-board tutta la storia. Alcune parti sono state cambiate più volte sia in fase di schizzo che una volta terminate, altre abbiamo deciso di non inserirle per restare dentro le 300 tavole.

Quale tecnica grafica ha utilizzato per creare le sue illustrazioni?

La storia è realizzata in digitale su tavola grafica. Disegno su una Cintiq 22 hd della Wacom. Non è molto diverso dal disegnare su carta o su un tavolo luminoso, ma velocizza il lavoro e rende più facile intervenire in caso di correzioni o ripensamenti perché permette di lavorare su diversi livelli (schizzo a matita, fondali, personaggi, colori e balloon con testi) e basta schiacciare un tasto per cancellare, tornare indietro o fare qualunque altra operazione.

Le tavole non esistono fisicamente sono solo nella memoria del Mac. Quando disegnavo su carta, prima di consegnare una storie di 30 tavole, mi ci voleva un pomeriggio intero solo per sgommare (cancellare con la gomma) il disegno a matita che sta al di sotto dell’inchiostrazione. Un’inutile perdita di tempo. Ora questo problema non si pone più: basta cestinare il livello a matita con un click.

Quale colore può rappresentare meglio la personalità dei protagonisti di Ugo, Franco, Erika?

Che domanda difficile…non saprei! Si tratterebbe però sicuramente di colori non puri, sporcati. Come dice il titolo la storia non ha eroi anche se Ugo a modo suo cerca di salvare Erika. In generale nessun personaggio è del tutto buono o del tutto cattivo. Ognuno di loro ha le sue attenuanti per come si comporta e spero che nella storia si intuiscano. Per loro scegliete i colori che volete, ma sporcateli di nero.

Progetti per il futuro?

Ho alcune idee che sto portando avanti: storie molto diverse da questa sia nel mood che graficamente, ma il processo che porta a definire e a mettere a fuoco un racconto è lungo e pieno di prove e ripensamenti, almeno nel mio caso.

Inoltre la maggior parte del tempo lo dedico a Disney per la quale sto collaborando a due diverse serie per il mercato statunitense: Young Donald e Spookyzone e per stare dietro alle consegne non mi rimane molto tempo.


 

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