“Almeno fino a qui” di Mauro Catani
Almeno fino a qui – Cinquanta piccole storie
di Mauro Catani
(2021,96 Rue de La Fontaine
Chi è Mauro Catani
Mauro Catani è nato a Massa Marittima (Gr) 41 anni fa. Cresciuto a Follonica (Gr), ha origini amiatine da parte di padre. Dopo gli studi superiori si è laureato in Scienze Politiche e Relazioni Internazionali all’Università di Siena.
Successivamente si è specializzato in Management dell’ambiente e della sicurezza per le imprese e gli enti pubblici e in Gestione e Amministrazione delle Risorse Umane. Lavora nel settore della Formazione professionale e nel 2011, con Aracne Editrice, ha pubblicato un saggio dal titolo Lo sviluppo sostenibile e l’agenda 21 locale: analisi e valutazione di un progetto di democrazia partecipativa. Tra le sue grandi passioni c’è quella della scrittura, soprattutto poesie.
Almeno fino a qui, pubblicato nel 2021 da 96 Rue de La Fontaine, è la sua opera (letteraria) prima.
Di cosa parla il libro
Almeno fino a qui è una silloge, una raccolta di poesie che Mauro Catani ha scritto nel corso degli anni, buttate giù di getto in qualche momento particolare della vita: un fatto importante, un dolore, l’esaltazione per un risultato inatteso, il buio della fine di una storia, una riflessione sul passato, un addio, un arrivederci, una grande perdita.
Poi le ha messe via, per accorgersi ad un certo punto che, tutte insieme, erano il racconto della sua vita, per tappe e circostanze importanti.
Non si può dire che una raccolta di poesie abbia una trama e non è semplice riempire lo spazio della pagina intitolata Di cosa parla il libro, ma in questo caso è diverso. Il lettore è di fronte a una storia, l’autobiografia in versi dell’autore che ha affidato i suoi primi 40 anni a 53 piccole storie, come recita il sottotitolo, tanti sono i componimenti pubblicati.
Peraltro disposti in ordine cronologico, frammenti del tempo che è passato, come le tessere di un puzzle che, ricomposte, formano un’immagine. Dalla prima, Diciottomarzo (1981), data di nascita dell’autore, al primo giorno di scuola, alla prima delusione, alla morte del padre, alla malattia della madre. Storie che, si legge nella quarta di copertina, «non si fanno ingabbiare all’interno di nessuna definizione. Un atto catartico, un getto di inchiostro che va a vergare fogli di vita, a volte vergini, più spesso sporchi di tutto quello che l’esperienza lascia sulla pelle».
Cosa ne penso
Se si dovesse immaginare un seguito per questa straordinaria, commovente, divertente, ironica raccolta di poesie, non potrebbe che essere Da ora in poi, da leggere d’un fiato. La seconda parte della vita di Mauro Catani ancora in versi: liberi, sciolti, in rima baciata, alternata, un sonetto, un settenario, una sperimentazione alla Dylan Thomas, a cui l’autore ruba un verso – «la palla che lanciai giocando nel parco/non è ancora scesa al suolo» – e lo trasforma, mentre parla con Blake, Verlaine e Baudelaire, compagni di viaggio e ispiratori delle riflessioni più profonde dalle quali scaturiscono le poesie della silloge.
Almeno fino a qui, ci accompagna alla maturità dell’autore, componendo la grande storia che è la sua vita. Mattone dopo mattone come il muro sulla copertina. Ogni pagina è una piccola perla, un bozzetto dai tratti leggeri, un flash, un ricordo, una gioia, una risata, un dolore, una delusione, una punta di amarezza. C’è il pallone che sfugge tra le gambe magre e sbucciate di un bambino, la spiaggia assolata, la passione per il calcio, la prima macchina, una Renault 5. C’è Paolo Rossi che segna tre goal ai mondiali dell’82 quando Catani ha appena imparato a camminare. Ci sono le manine a conca di un bimbo al mare, che cercano di trattenere l’acqua dalla battigia all’ombrellone per schizzare la mamma, seduta al riparo dal sole, figura ieratica di tutta la raccolta, il mio atollo, la definisce l’autore.
C’è il ragno (la morte) che deposita un verme (la malattia) nel corpo del padre fino a ucciderlo piano piano, ma ci sono anche gli studenti scalmanati delle terza superiore, le 22 candeline di un compleanno speciale e la vita scapigliata dello studente universitario. C’è la passione per una donna che rappresenta centomila altre donne; c’è Natasha che dovrà prendersi cura della madre ormai chiusa nel carcere della sua mente, dal quale non potrà mai più uscire, fino all’ultimo dei suoi giorni, senza nemmeno una finestra, una piccola fessura per comunicare con il figlio. C’è una crepa in ogni muro da cui entra la luce, cantava l’immenso Leonard Cohen, per ma Mauro Catani, da quella crepa esce solo buio. È il suo più grande dolore e il suo più grande rimpianto e non lo nasconde.
Ma per fortuna ci sono gli amici, quelli di Nomi propri e tutti gli altri che si incontrano qua e là nascosti in una parola, disegnati in un verso. Persi nelle loro vite, ma presenti in quella dell’autore.
Poesie che raccontano intere esistenze, storie pop le definisce Catani, popolari perché in fondo sono le storie di tutti. La differenza è saperle raccontare. E per farlo, Ci vuole coraggio, come si intitola una delle più belle poesie della raccolta.
E ora che si è arrivati Almeno fino a qui, ora che la riga dei primi 40 anni è tirata, non resta che ripartire, seguendo il filo conduttore della vita. che per Mauro Catani altro non è che l’amore: sempre gratis, come scrive Tom Robbins, citato in apertura, insieme a Wisława Szymborska e Dylan Thomas.
Recensione a cura di Lina Senserini, docente e giornalista