“Garibaldi Vs Zombies” parla lo sceneggiatore Andrea Guglielmino

“Garibaldi Vs Zombies” parla lo sceneggiatore Andrea Guglielmino


Garibaldi Vs Zombies

sceneggiatura Andrea Guglielmino

illustrazioni Fabrizio De Fabritiis

copertina Alberto Dal Lago

(2022, Emme3 Edizioni)


Garibaldi Vs Zombies è un fumetto che spicca nel panorama dei comics italiani per sua allegria e freschezza. La trama di questa graphic novel sembra uscita da un film di Jacques Tourneur, di cui ricordiamo i tre lungometraggi che lo resero celebre: Il bacio della pantera (Cat People, 1942), capolavoro dell’orrore, Ho camminato con uno zombi (I Walk with a Zombie, 1943) e L’uomo leopardo (The Leopard Man, 1943).

Oggi pubblichiamo l’intervista con lo sceneggiatore Andrea Guglielmino, a breve seguirà quella con l’illustratore Fabrizio De Fabritiis.


Andrea, ci parli di lei e del suo incontro con il fumetto…

Leggo fumetti da prima di saper leggere. Tecnicamente, guardavo i disegni e me li leggeva mia madre. Io avevo un ‘pupazzetto’ dell’uomo ragno – non si usava il termine action figure – a cui si poteva togliere il costume come se fosse una bambola.

Andrea Guglielmino

Avrò avuto tre anni. Era il mio migliore amico… e da lì ai ‘giornaletti’ – non si usava il termine fumetti – il passo fu breve. Era l’epoca della gloriosa Corno. Ebbene sì, ho una certa età. Poi col tempo provai prima a disegnarli, oltre che a leggerli, e infine a scriverli. A farlo professionalmente, però, ci sono arrivato a tarda età, dopo una serie di circoli virtuosi”.

Quali sono stati i suoi primi passi nel mondo dei comics?

“A vent’anni mi sono iscritto alla Scuola Romana dei Fumetti, ma con l’intento di diventare disegnatore. Ero bravino ma mi mancava la costanza. E nel frattempo studiavo Lettere e Filosofia. Poi sono diventato giornalista e ho pensato che, dato che scrivevo, potevo provare a scrivere anche i fumetti. Conoscevo la tecnica e il linguaggio ma non è una cosa che si impara da un giorno all’altro. Ho dovuto insistere tanto… il primo avvicinamento professionale è stato con la rivista ‘Splatter’, con cui ero cresciuto, ma che si era fermata negli anni ‘90 per poi rinascere nel 2013.

 

Conoscevo i mastermind dietro al progetto (Paolo Di Orazio e Paolo Altibrandi, a cui devo molto) e mi proposi subito con delle storie, ma nemmeno le lessero: mi dissero che non c’era spazio. Allora feci buon viso a cattivo gioco e proposi di fare dei redazionali. Nessuno vuole occuparsi dei redazionali su una rivista a fumetti così lo feci io. Era un po’ come offrirsi di stare in porta per giocare a calcio con la squadra già formata. Ma cercai di fare i migliori redazionali possibili, sfruttando anche il mio palcoscenico privilegiato perché come giornalista di cinema incontravo registi e attori del mondo dell’horror e potevo intervistarli in esclusiva e farli posare con la rivista. Così mi guadagnai la prima visibilità.

 

Nel frattempo Gianmarco Fumasoli che gravitava attorno alla redazione iniziava a tirare giù il progetto della Bugs Comics e della rivista ‘Mostri’… lì sì che c’era spazio, così esordii a Lucca Comics 2015, finalmente come autore di fumetti, con una storia di ben… 4 tavole, pubblicata sul numero 1: Storia di un pezzo di cervello e del killer che gli insegnò a volare”.

E la scintilla che l’ha portata a scrivere la sceneggiatura di questo fumetto?

Garibaldi Vs. Zombies nasce prima di tutto questo. Facciamo un passo indietro. Sarà stato il 2010 e io cercavo un’idea che mi potesse permettere di spiccare il volo. Ma non avevo una firma né un personaggio iconico da utilizzare. Rimuginavo e rimuginavo mentre masticavo il mio toscano Garibaldi e mi cadde l’occhio sulla confezione dei sigari… mi apparve il generale in camicia rossa che sventolava un tricolore e mi sembrò subito l’equivalente di un supereroe nostrano. E dato che andavano di moda gli zombie e i fantastorici come ‘Abraham Lincoln cacciatore di vampiri’ il resto del mosaico si completò velocemente”.

Ci dica qualcosa sulla trama…

Difficile farlo senza spoilerare. Ho cercato di inserire un piccolo colpo di scena a ogni pagina. Diciamo che tutto parte come una rappresentazione che potrebbe essere anche realistica. Garibaldi e Nino Bixio caricano contro l’esercito dei Borbone durante la battaglia di Calatafimi ma… qualcosa va in maniera strana. Sì, ci sono i morti viventi, ma a Garibaldi non sembra una cosa troppo strana. In questo mondo i mostri esistono! Con queste premesse parte la nostra storia, e sicuramente, piaccia o meno, non è una storia che si sente tutti i giorni”.

Quando è avvenuto il suo incontro con Emmetre Edizioni?

“Quando capii che dovevo investire in prima persona sul progetto e cercare un disegnatore adocchiai Fabrizio De Fabritiis perché aveva esperienza in campo supereroistico e action. Colse al volo lo spirito della proposta e abbiamo realizzato inizialmente quattro tavole da usare in un pitch che avrei proposto a vari editori. Fabrizio e sua moglie Chiara sono le persone dietro alla Emmetre Edizioni ma in un primo momento non abbiamo pensato di pubblicare Garibaldi vs. Zombies insieme, anche perché loro erano momentaneamente fermi. Ma il successo della loro serie ‘Guardiani Italiani’ ha rimesso le cose in moto e a loro è piaciuto molto il progetto finito, per cui ci siamo detti: perché no”?

Quanto tempo ha richiesto la scrittura della sceneggiatura?

Il soggetto è venuto giù in pochi giorni. Ma per realizzarlo ci sono voluti dieci anni. Dieci anni che però non vanno calcolati come dieci anni di scrittura senza sosta ma di continui stop n’ go, pause e riprese, tentativi andati a vuoto – in un primo momento mi ero messo addirittura in testa di disegnarlo io stesso – e passi avanti.

Inoltre, se le prime tavole sono state sceneggiate in maniera tradizionale, vignetta per vignetta, man mano che andavamo avanti ci siamo sentiti sicuri abbastanza da provare il famoso ‘stile americano’, che si presta particolarmente all’action e che stiamo usando anche per il prequel ‘Garibaldi vs. Frankenstein’, che concede a tutti più libertà. Io dicevo a Fabrizio grossomodo cosa accadeva in una tavola o in una sequenza di tavole.

Lui le realizzava come gli pareva più opportuno (sempre confrontandoci regolarmente) e infine io ho aggiunto tutti i testi, compreso il livello di lettura metatestuale che è tanto piaciuto ai lettori e che inizialmente avevo ‘nascosto’ a Fabrizio, come un regista che dice ai suoi attori solo quello che serve per ottenere il top dalla loro performance. La verità è che nemmeno io ero sicuro di volerlo e poterlo inserire. Ma alla fine è andata bene”.


Intervista a cura di Fausto Bailo, operatore culturale


 

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