Storia della cucina Italiana a fumetti
Storia della cucina Italiana a fumetti
di Marco Madoglio e Federico Pietrobon
(Accademia italiana della cucina)
Nella mia casa di Velletri c’è un enorme frigorifero che sfugge alle regole della società dei consumi. Non è un philcone, uno spettacolare frigorifero panciuto color bianco polare. E’ di legno e occupa un’intera parete della grande cucina. Dalle quattro finestrelle si può spiare l’interno, e bearsi della vista degli insaccati, dei formaggi, dei vitelli, dei quarti di manzo che pendono, maestosi, dai lucidi ganci. Questo frigorifero è la mia cappella di famiglia. Capita che ogni tanto, di mattina, mia moglie mi sorprenda inginocchiato davanti a quel feticcio, a questo totem dell’umana avventura. Me ne sto lì, racconto in contemplazione, in attesa d’una ispirazione per pranzo. Scrivere è un mestiere pericoloso. (Alice Basso)
Torino, ospitando la nuova edizione di Terra Madre Salone del Gusto, rinasce come un’antica quanto moderna Caput Mundi dell’enogastronomia internazionale, regalando un’immersione nella sapienza del cibo buono, sano, giusto.
Quale miglior occasione dunque per parlare delle graphic novel Storia della cucina Italiana a fumetti, nata da un progetto dell’Accademia Italiana della cucina, sceneggiata da Marco Madoglio e illustrato da Federico Pietrobon?
Ecco così che, con grande piacere, partiamo con l’intervista a Marco Madoglio, per proseguire, a breve, con quella a Federico Pietrobon.
Lei è soggettista e sceneggiatore. Oltre che con l’Accademia della Cucina Italiana (Storia della Cucina Italiana a Fumetti) vanta tantissime altre importanti collaborazioni, compresa quella con De Agostini. Come ha incontrato il fumetto?
“Ho incontrato il fumetto per la prima volta quando ero piccolo, come molti, leggendo Topolino, Tex, Mister No, Zagor e gli Alan Ford di mio padre. Poi, man mano che crescevo, gli incontri sono aumentati: Corto Maltese, Asterix, Sin City, From Hell, 100 Bullets, Calvin & Hobbes e molti altri. Generi e autori molti diversi tra loro, a volte incontrati per caso, altri per motivi lavorativi, altri su suggerimento di amici e colleghi. Incontri che continuano tutt’oggi. Ad esempio, gli ultimi sono stati con Da Non Aprire di Niimura e Fractalia di Zezelj“.
Quali sono stati i suoi primi passi nel mondo dei comics?
“Ho iniziato a lavorare, come sceneggiatore, quando avevo quasi terminato il terzo anno della Scuola del Fumetto di Milano la quale mi ha coinvolto in alcuni lavori prettamente di divulgazione a fumetti, ad esempio con la De Agostini, l’Editoriale Jacabook e la Coop. Successivamente, e a volte in parallelo, oltre alle collaborazioni con la Scuola, ho avuto la possibilità di lavorare con altre case editrici per progetti che toccavano tematiche e generi molto diversi tra loro. La statistica medica, le onde gravitazionali, storie di montagna, storie d’avventura e a tema biblico ed altre, ad esempio. Ultimo tema toccato, in ordine di pubblicazione, la cucina italiana“.
Come è nata l’idea di creare una graphic novel basata sulla storia della cucina italiana?
“L’idea è stata del presidente dell’Accademia Italiana della Cucina, Paolo Petroni. E’ stato lui a coinvolgere il disegnatore, Federico Pietrobon, con cui avevo già collaborato anni fa per la serie di volumi La Storia degli Animali a Fumetti, che a sua volta ha coinvolto me. Abbiamo fatto delle prove che sono piaciute all’Accademia e così abbiamo avuto il permesso di iniziare il viaggio culinario dagli Etruschi fino ai giorni nostri“.
Quanto è stato complesso realizzare una sceneggiatura per un fumetto basato sul cibo?
“Grazie al materiale storico fornitomi dagli studiosi dell’Accademia è stato sicuramente molto meno complesso del previsto. Partendo infatti da quello, ho potuto concentrarmi soprattutto sulla creazione dei vari episodi autoconclusivi e sulle piccole strutture narrative che li contraddistinguono. Ogni epoca storica è illustrata tramite un avvenimento con protagonisti dei personaggi reali o verosimili. Sono proprio loro che hanno permesso di far emergere le informazioni sulle epoche e sui modi vivere. Per farlo al meglio ho studiato, letto e visto molto materiale che poi, in parte, ho passato anche al disegnatore”.
Qual è il suo piatto preferito e in quale epoca è nato?
“Direi che non ce n’è uno in assoluto. Varia con le stagioni e, mi sa, anche con l’età! Ultimamente mi piace molto la cucina montana quindi direi, tra le varie possibilità, i Pizzoccheri. Scopro ora, cercando velocemente su internet, che sono nati in Valtellina circa nel 1750″!
In passato ha realizzato altre graphic novel?
“Se come graphic novel si intende un fumetto autoconclusivo con una buona foliazione, penso di sì. Ad esempio Doctor G, (L-Ink edizioni) è una storia di detection e d’amore nella quale si parla anche di statistica medica. Oppure i due volumi fatti per le edizioni Versante Sud The Hut e Fuga da Buoux, uno ambientato in alta montagna e uno nel mondo dei climbers“.
Sogni nel cassetto da realizzare?
“Tanti progetti in cantiere, in questo momento. Ad esempio, tra non molto, verrà pubblicata per la casa editrice MalEdizioni un fumetto biografico su una regista underground degli anni ‘40 e ‘50, Maya Deren, testi miei e disegni di Stefano Alghisi, dal titolo Maya Deren – La Vertigine dell’Esistenza. Inoltre, da poco, ho iniziato a collaborare con una casa di produzione, la Coral Climb, per la realizzazione di alcuni documentari insieme a Dede Preti. Vediamo come si evolveranno le cose. Si prova sempre a fare il meglio possibile e… a sognare un poco”!
Intervista a cura di Fausto Bailo e la Premiata Libreria Marconi di Bra (Cn)