Fumetti: “Le combat du siècle” omaggio a Joe Frazier

Fumetti: “Le combat du siècle” omaggio a Joe Frazier


Le combat du siècle

sceneggiato da Loulou Dedola, illustrato da Luca Ferrara

(2021, Edizioni Futuropolis – 2022, Tengu Ediciones)


Il mercato delle graphic novel d’oltralpe non smette di stupire i suoi numerosi lettori con volumi che sono delle vere opere d’arte, come Le combat du siècle: un grande omaggio alla figura di Joe Frazier.

Era l’8 marzo 1971 quando al Madison Square Garden di New York si svolse un incontro di pugilato leggendario, sul quadrato rosso si sfidavano Joe Frazier, all’apice della sua carriera, e Muhammad Ali.

Ne parliamo con l’illustratore Luca Ferrara.


Luca Ferrara

Luca, iniziamo con la sua passione per l’illustrazione. Come è nata?

“Faccio il fumettista dal 2008, dopo aver frequentato la Scuola del Fumetto di Milano (2004-2007) mentre portavo avanti i miei studi universitari. Lavoro anche nel campo della pubblicità come visualiser e storyboardista.

 

La mia storia con il fumetto cominciò con alcune illustrazioni e dopo un po’ di colloqui ricevetti l’incarico di disegnare una storia breve de L’Insonne. Tramite i contatti sviluppati in quell’occasione ho conosciuto la Round Robin editrice, con cui ho realizzato 5 graphic novel (uno insieme a un team di disegnatori) di genere graphic Journalism (Pippo Fava. Lo spirito di un giornale e “Mediterraneo”, tra gli altri).

 

Ho lavorato anche con Tunué, pubblicando due libri (Gli Altri e Dorando Pietri. Una storia di cuore e di gambe). Poi nel 2018 ho conosciuto Loulou Dedola, con il quale ho realizzato Fela back to Lagos (Glénat).

 

Poi è arrivato Le Combat du Siècle, pubblicato nel 2021 da Futuropolis (pubblicato a febbraio ‘22 anche in Spagna per i tipi di Tengu Ediciones). Al momento sono al lavoro su un libro che vede per protagonista, tra gli altri, anche Bob Marley e il suo famoso concerto per la pace del 1978 a Kingston”.

Quali sono i suoi fumettisti di riferimento?

“Sono un lettore accanito di fumetti. Anche troppo probabilmente, perché mi piacciono davvero molte cose anche diversissime tra loro. Questo forse nel tempo si è rivelato un piccolo ostacolo lungo il mio percorso, in quanto spesso i miei libri sono molto diversi tra loro, ma credo anche che un bravo autore debba mettersi al servizio della storia adeguando i propri stilemi, anche a scapito della riconoscibilità immediata.

Ma anche io ho alcuni punti fermi: Sergio Toppi, Edoardo Risso, Massimo Carnevale, Ivo Milazzo, Corrado Mastantuono, Goran Parlov sono i primi che mi vengono in mente. Se vogliamo cercare una linea comune forse la possiamo trovare in un certo gusto per un‘impostazione dinamica e non convenzionale della pagina, grazie a un utilizzo del nero non solo per l’atmosfera ma, insieme al lay-out, come guida per lo sguardo del lettore. Aspetti che cerco di tenere in conto il più possibile, quando mi approccio alla pagina bianca, nonostante da anni abbia cominciato a colorare i miei libri.

Un altro elemento che negli anni ha molto condizionato il mio lavoro è stato il teatro. Recito dal 2010 (non come attore di professione), e anche questo ha influito sul mio modo di vedere le storie, sulle scelte narrative e stilistiche, che non possono mai prescindere dal messaggio che l’opera vuole trasmettere”.

Quando è entrato a far parte del progetto che ha consentito la realizzazione di questa graphic novel?

“A 50 anni dal suo celebre incontro del Secolo contro Alì, era arrivato il momento di riportare sotto i riflettori una figura come quella di Joe Frazier. Non solo per riproporne la parabola sportiva troppo spesso messa in ombra da quella del suo più famoso avversario”.

 

“Ma soprattutto per la vicenda umana che ha coinvolto Joe e tutta la società americana tra gli anni ‘60 e ‘70 e che torna prepotente anche in questi tempi. Il tema della diversità, dell’inclusione, della fratellanza tra uomini, senza pregiudizi. Joe era un convinto integrazionista, non esistono neri e bianchi, ma un unico popolo.

 

Come diceva Martin Luther King, il vero nemico è la povertà, che crea la vera disuguaglianza. La storia di Loulou Dedola mette al centro di tutto questo tema, che al tempo stesso è anche la cornice della storia. Il cuore non può che essere Joe.

 

Dovendo muoverci a cavallo tra queste due istanze, ho pensato che lo stile del disegno dovesse bilanciare l’aspetto iconico della vicenda e dei personaggi e il contorno umano. L’acquerello digitale e una tavolozza ispirata ai colori sgargianti ed eccessivi degli anni ‘70 sono stati il risultato. Volevo per il disegno una profondità (e un certo classicismo, data la natura di uno sport come la boxe) all’altezza di quella della storia scritta da Loulou”.

Secondo lei, quale genere musicale può riassumere meglio la vita di Joe Frazier?

“Credo che una colonna sonora funky sia il giusto accompagnamento alla lettura e rappresenti molto bene il personaggio, ma qualche pezzo blues qua e là darebbe al tutto un gusto più rotondo.


Intervista a cura di Fausto Bailo, promotore culturale, e Premiata Libreria Marconi di Bra (Cn)


 

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