‘La porta dell’inferno’ di Massimo Maria Tucci
La porta dell’inferno
di Massimo Maria Tucci
(Edizioni Albatros)
Chi è Massimo Maria Tucci
Ex magistrato tributario, professore universitario e avvocato internazionalista di successo, Tucci è autore di numerosi testi scientifici e di questo noir metropolitano. Ambientato a Torino è il primo romanzo di una tetralogia che vedrà alle prese lo stesso protagonista e che vanta già migliaia di copie vendute nell’edizione ebook.
Durante l’università, per mantenersi agli studi, scrive per alcuni giornali locali. Diventa caporedattore di una testata di provincia e inizia a collaborare con la prima televisione privata italiana. Avventura che lo accomuna a personaggi dell’epoca come Enzo Tortora da poco scarcerato e a Bruno Lauzi ma che si conclude in Questura, quando la polizia postale chiude l’emittente per violazione del monopolio statale sulla tv.
I suoi articoli di cronaca attraggono l’attenzione di un grande giornalista dell’epoca come Indro Montanelli che lo invita al Giornale per una eventuale collaborazione. Purtroppo quegli stessi articoli per un certo periodo lo costringeranno a viaggiare sotto scorta.
Dopo la laurea a pieni voti, fra la carriera accademica e quella giornalistica con un Maestro come Montanelli, decide ancora di girare le spalle a ciò che ama di più e opta per l’Università e la professione di avvocato.
In mezzo riesce a trovare il tempo di sposarsi e fare i primi due dei suoi numerosi figli: al momento sono sei. Come avvocato si afferma nel settore della moda, divenendo uno dei professionisti stimati e ricercati in questo settore. Come risultato ne ricava tanti soldi che lascia quasi tutti alla prima moglie al momento del divorzio e una buona dose di insoddisfazione per una professione che in sostanza non ama.
In veste di legale viaggia in tutto il mondo ricavando esperienze che poi si ritroveranno nei suoi libri. Nell’Albania post comunista rischia anche di perdere la vita in una sommossa, in Messico si interessa a lui un narcotrafficante di successo che non aveva gradito le attenzioni che lui stava tributando alla sua fidanzata. Va detto che la fanciulla aveva omesso di citare le sue frequentazioni pericolose.
Tra un viaggio e l’altro, tra un contratto tra multinazionali e una transazione, Tucci trova il tempo di sposarsi una seconda volta, fare altri due figli e, finalmente, scrivere e ancora scrivere.
Di cosa parla
Questo noir metropolitano ambientato a Torino, è il primo dei quattro libri con protagonista Arnaldo Bertini, avvocato. Una professione che non ama molto e che lo porta ad affrontare situazioni delittuose a cui lui, il più delle volte, non è preparato ma che riesce sempre a risolvere.
L’omicidio di una ragazza trovata nuda nella piscina di un palazzo della Torino bene fa emergere una città parallela, in cui si muovono sette sataniche, club di scambisti e professionisti di specchiata fama apparente. L’avvocato, senza perdere la sua ironia, sarà costretto a indagare perché egli stesso è un sospettato. Andrà in cerca dell’assassino con il supporto morale di Mark, il suo coinquilino stilista e cuoco raffinato, e l’aiuto professionale di un rassicurante agente investigativo, e scoprirà il lato oscuro della città. A lui il compito, forse impossibile, di richiudere la porta dell’inferno.
Cosa ne penso
Piemontese per l’anagrafe, ma senza fissa dimora in spirito, Tucci riesce ben presto a fare della sua stessa vita un romanzo che ritroviamo in parte nei suoi libri. La sua esperienza di giornalista televisivo, lavoro che ha svolto in gioventù, la si rintraccia nello stile rapido della sua narrazione che già ricorda una sceneggiatura, tanto che i suoi personaggi sembrano quasi affacciarsi da uno schermo.
“Si tratta di un noir metropolitano, ma non ho pretese di denuncia sociale, non sono un fustigatore di costumi – ha dichiarato l’autore – Da grande peccatore dovrei anzitutto fustigare me stesso, ma non ho di queste fantasie masochiste. Torino è una città che amo e che al tempo stesso è lo specchio di mille altre città di grandi dimensioni. In più ha però una caratteristica: tutto nella capitale piemontese sembra svolgersi in modo ovattato, non segreto o nascosto, semplicemente discreto. E il male qui non fa eccezione, è sempre compiuto non rinunciando a un certo bon ton sabaudo”.
Dopo aver viaggiato ovunque – molte delle sue esperienze in giro per il mondo, alcune anche molto rischiose, sono poi confluite nei suoi libri – ricavandone la convinzione che i sentimenti dell’uomo, buoni o cattivi, siano uguali a qualsiasi latitudine, Tucci ha deciso di fare dell’ironia l’ingrediente principale con cui trattare tutto, pure gli omicidi che nelle sue pagine metteranno alla prova l’avvocato Arnaldo Bertini, il vicino della porta accanto che nulla ha da spartire con gli eroici investigatori che riempiono le nostre librerie o i serial televisivi di produzione nostrana.
In questo primo libro della serie, Bertini deve affrontare la parte oscura di Torino, nel secondo un omicida seriale che sembra prediligere l’ambiente dell’Alta Moda milanese, nel terzo un assassino che continua ad uccidere… pure dopo morto, ma non sveliamo troppo, anche perché – date l’esperienza televisiva di Tucci e la tecnica nei dialoghi dal forte impatto filmico – non ci stupiremmo di vedere le peripezie del nostro avvocato sul piccolo schermo.
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Recensione a cura di Francesca Ghezzani, giornalista e addetta stampa.