Intervista esclusiva allo scrittore noir François Morlupi
François Morlupi (Roma, 1983) italo-francese, lavora in ambito informatico in una scuola francese di Roma. Dopo aver dominato le classifiche ebook, ad aprile 2021 è approdato in libreria con Come delfini tra pescecani, romanzo che lo fa conoscere al grande pubblico (miglior esordio noir dell’anno) e con cui vince il Premio Scerbanenco.
Nel marzo 2022 esce Nel nero degli abissi, un’indagine dei Cinque di Monteverde (Salani editore, Gialli TEA) romanzo accolto positivamente dalla critica nazionale con il quale a luglio vince il Premio letterario Garfagnana in Giallo, si aggiudica per il secondo anno consecutivo il Premio Scerbanenco dei lettori e si classifica tra i finalisti del Festival Tolfa Gialli&Noir e del Premio Fedeli.
Nell’aprile 2023 esce Formule mortali: la prima indagine dei Cinque di Monteverde che, sebbene sia il terzo in ordine di pubblicazione, rappresenta il prequel della serie dei Cinque di Monteverde da cui tutto è iniziato.
Il protagonista di ‘Nel nero degli abissi’ è il commissario Ansaldi. Come nasce questa figura e in che modo ha scelto i coprotagonisti che formano la squadra dei ‘Cinque di Monteverde’?
Nasce dalla volontà di raccontare, innanzitutto, degli esseri umani, con tutto ciò che ne consegue, come protagonisti. Che poi siano anche poliziotti, mi verrebbe da dire quasi paradossalmente, è secondario. Io volevo davvero rappresentare l’elogio della fragilità, per questo motivo ho deciso di creare 5/6 (dipende dal libro) protagonisti comuni, ordinari, con tante qualità ma tantissimi difetti. Non sono né bianchi né neri, ma grigi, hanno le loro zone di luce e di ombre. Poi è evidente che ho pensato anche a un gruppo che fosse ben amalgamato in cui ogni lettore potesse immedesimarsi. Per questo abbiamo personaggi più introspettivi, alcuni più ironici, insomma penso ci sia un bel mosaico di umanità.
Alcuni di loro hanno alle spalle situazioni personali e famiglie problematiche. Perché questa scelta?
Per renderli reali, vivi e pertanto umani. Io sono cresciuto con la letteratura francese dell’ottocento, una delle prime, finalmente, a focalizzarsi su protagonisti popolari e non soltanto su principi e principesse che avevano poco da spartire con il sottoscritto. Mi ha assolutamente plasmato come cittadino e poi come scrittore. Da lì nasce la mia volontà di fare in modo che il lettore si ritrovi nelle pagine dei miei libri. Tutti noi infatti siamo un po’ Ansaldi, ovvero soffriamo d’ansia, di ipocondria o di attacchi di panico. Ne ho la conferma ogni volta che incontro i miei lettori che me lo ripetono senza sosta. C’è chi riesce a nascondere quest’ansia sotto un tappeto e chi no. Siamo tutti fragili e cadiamo tutti, nessuno escluso. L’importante è però rialzarsi dopo ogni caduta, come tentano di fare i miei poliziotti di Monteverde.
Ha un ricordo, un’emozione particolare, legata alla stesura di questa storia?
Come tutte le storie, si parte sempre da un fatto di cronaca nera. Mi aveva colpito questo giro di prostituzione maschile minorile che era stato sgominato appunto nel mio quartiere. Da lì sono partito e ricordo perfettamente, a seguito del successo di Come delfini tra pescecani in cui sono passato da 800 “amici” su Facebook a 5mila, di aver scritto il seguente post: “ho bisogno di uno psichiatra, non per me, ma per un’idea che mi balena in testa”
Fui contattato da diversi psichiatri (almeno spero che lo fossero e che non fossero pazienti!) e con una persona in particolare, il direttore del CSM di Vicenza, ho scambiato un paio di telefonate per avere conferme sul nocciolo centrale del mio romanzo. Furono telefonate molto interessanti soprattutto per il sottoscritto che non sapeva nulla al riguardo.
Nonostante l’apparente semplicità, lei scrive in maniera colta, con riferimenti e citazioni ricercate. Cosa ne pensa di chi dice che un giallo dovrebbe parlare a tutti con un linguaggio più ‘da strada’?
Non esiste una chiave unica per il successo. Ogni scrittore scrive alla propria maniera. Se uno scrittore di polizieschi preferisce il linguaggio duro, crudo e di strada, ben venga, assolutamente. Direi che ci sta. C’è spazio per tutti; a me piace anche di tanto in tanto trascendere il genere e magari citare l’arte, la storia, la musica e tutto ciò che ne consegue perché appunto, descrivo degli esseri umani a 360 gradi, sfera privata inclusa.
Sia i gialli che i noir, in certi casi, sono destabilizzanti e angoscianti per i loro lati oscuri e misteriosi. Come spiega le cause dell’enorme interesse che gravita attorno a questo genere letterario?
Sono tanti i motivi del successo, secondo me. Nei corsi che tengo sulla scrittura di giallo/noir li ho riassunti in quattro campi che riassumo ora.
1.La «plasticità» dei suoi personaggi e delle trame poliziesche che hanno permesso di essere trasposti al cinema, in tv, a fumetti, veicolando a un pubblico eterogeneo il genere.
2.Il romanzo poliziesco è il genere rappresentativo della narrazione poiché lavora incessantemente sui motori essenziali del racconto, ovvero la ricerca (anche di se stesso) e il conflitto. Sul piano cognitivo (risoluzione indagine), sul piano fisico (combattere i nemici) o sul piano emotivo (affrontare i propri demoni interiori).
3.Il suo rapporto con il viaggio, in tutte le sue forme. Viaggio geografico, quasi etnologico che permette al lettore di andare in paesi lontani e dalle culture poco familiari (esempio Manook, Qiu Xialong, Indridason…). Poi abbiamo il viaggio temporale, storico con appunto i gialli storici ambientati in diverse epoche. Infine il viaggio interno nella dimensione psicoanalitica, con il suo rapporto con la morte e pertanto con la vita. Il romanzo poliziesco è un genere in cui si viaggia.
4.The last but not the least, il suo rapporto con il mondo e la sua funzione di critica sociale, di analisi della società e di denuncia delle problematiche.
Crede che la narrativa poliziesca/noir possa essere un buon mezzo per esaminare questioni sociali difficili e capire cosa passa per la testa alle persone quando si ritrovano in situazioni estreme?
Assolutamente, noi non scriviamo gialli o noir, bensì romanzi sociali. In cui l’indagine è una scusa per poter raccontare altro, come tematiche che ci stanno a cuore. Nei miei romanzi ad esempio, racconto del degrado culturale, politico ed economico di Roma e della società italiana. Poi descrivo anche i cambiamenti della nostra società, i cambiamenti nei rapporti umani e tantissime altre cose. Molto spesso i miei personaggi si ritrovano in situazioni estreme ed escono dalla loro comfort zone e scoprono una parte nascosta di loro stessi. Anche perché l’obiettivo dello scrittore è sempre quello di poggiare i propri personaggi su un piano inclinato e di metterli in difficoltà.
Quali sono i suoi ‘trucchi’ per stimolare la sua creatività e appassionare i lettori?
Essere ricettivi e leggere. Cercare notizie interessanti, farsi raccontare scene di vita quotidiana e vissuta e poi soprattutto leggere, leggere, leggere. Leggere di tutto, non fermarsi solo al genere ma scoprire nuovi autori, nuovi stili e nuove tematiche.
Come hai iniziato la sua carriera di scrittore e come è approdato a case editrici importanti?
Ho iniziato con una piccolissima casa editrice romana, la Croce Edizioni e nel mio piccolo sono andato bene. Ho vinto numerosi premi nazionali di genere e soprattutto sono rimasto per un anno al primo posto nei noir più venduti. Questo ha attirato l’attenzione di grandi case editrici tra cui la Salani...ed eccoci qua.
Che tipo di lettore è? Quali sono gli autori di questo genere che segue con maggior interesse?
Sono un lettore vorace che adora leggere. Prima di essere scrittore, sono un lettore. Penso sia la conditio sine qua non per poter scrivere bene. Adoro i polar francesi, quelli nordici ma non dimentico ovviamente gli italiani. Se vi dovessi fare dei nomi, vi direi Indridason, Mankell, De Giovanni, Carlotto, Markaris, Bussi, Lemaitre, Thilliez…
Pare di capire che ‘I cinque di Monteverde’ continueranno a farci compagnia anche nei prossimi romanzi. Alcuni di loro guadagneranno più spazio?
Sì la serie sta andando molto bene e per questo motivo proseguirò fino a quando avrò idee. Nessuno guadagnerà più spazio, poiché ci saranno nuovi ingressi. Come nella vita, ci sono persone che entrano e che escono, così come nei Cinque di Monteverde.
Può anticiparci qualcosa sui suoi prossimi lavori?
Progetti futuri? Il seguito di Formule Mortali, uscito nel 2020 totalmente riscritto. Poi sicuramente uscirà nel 2025 la quinta indagine per i 5 di Monteverde… Infine non è un segreto che ci sia la volontà da parte mia di scrivere un progetto nuovo, con nuovi protagonisti. Vedremo, chi vivrà vedrà.
Intervista a cura di Dianora Tinti, scrittrice e giornalista