‘Sette sardine aperte a libro’: intervista a Federico Riccato

‘Sette sardine aperte a libro’: intervista a Federico Riccato


Sette sardine aperte a libro

di Federico Riccato

(2024, Independently published)


Il libro immerge il lettore nella vita della periferia veneta, in maniera particolare attraverso una giornata di lavoro presso la pescheria dove si incontreranno i clienti più curiosi come i più disparati. In questa stupefacente galleria di umanità, il nostro protagonista vede per ogni persona un pesce di riferimento.


Federico Riccato nasce a Mestre il 4 marzo del 1976, dove tuttora vive. Consegue laurea e dottorato in Scienze ambientali all’Università di Venezia dove fonda una piccola società che opera nel campo dell’ecologia applicata, che gli permette di continuare con la produzione di letteratura scientifica in ambito ittiologico.

Nel 2018 pubblica il suo primo romanzo: Spigola o agnello edito Bompiani  con il quale è già stato ospite del nostro Blog:

https://www.dianoratinti.it/intervista-allo-scrittore-federico-riccato/

Dal 2019 è banconiere sine die presso la Pescheria Itticosostenibile.


Cosa l’ha spinta a diventare scrittore?

“Bisogna dire che prima di essere scrittore sono stato e continuo ad essere un avido lettore. In gioventù il mio spacciatore di libri è stata mia madre. Mi dava quello che le era piaciuto o quello che riteneva pietra miliare e quando dicevo che uno dei titoli che mi aveva passato nonmi era piaciuto venivo zittito con un Perché non capisci niente. Questa spiegazione me la sono fatta andare bene per un bel po’ di tempo, fino a quando mi sono convinto, direi attorno ai vent’anni, che certe cose le avrei sapute scrivere meglio io.

 

Non era arroganza era semplice constatazione che avevo individuato un mio stile e che alcune cose che leggevo le avrei volute reinterpretate in altro modo. Questo è il come, lentamente, sono diventato scrittore, il perché è altra cosa.

 

Scrivere è molte cose assieme, prima di tutto è la necessità viscerale di raccontare una storia che potrebbe essere dimenticata, fissare un’atmosfera, una stagione, un sentimento, sono bisogni che sento costantemente e non ho trovato modo migliore per farlo se non scrivendo. Da ultimo direi che la scrittura è un buon surrogato della psicanalisi e quindi se ho bisogno di spiegarmi qualcosa è bene che io la scriva, ci rimugini sopra, la riscriva, virgola dopo virgola, la analizzi e infine la assimili o la rigurgiti”.

Federico Riccato

Quali sono i suoi scrittori preferiti?

“Oddio che domanda difficile. Posso dire che per quanti Federico Riccato ci sono stati e si sono evoluti (sognatore, avventuriero, romantico, criminale, studioso, lavoratore, pescatore e via discorrendo) ci sono stati altrettanti scrittori e libri preferiti.

Di sicuro i miei gusti sono cambiati con la maturazione.

Ho amato tantissimo Marquez e ora non riesco più a leggerlo, eppure vent’anni fa non avrei avuto dubbio a indicarlo come mio scrittore preferito. Ho adorato Amado e adesso mi è quasi indifferente, eppure sono sicuro che è un pezzo del mio cuore.

Se dovessi citare i pochi che sembrano superare indenni le ostilità del tempo potrei buttarle lì una lista: Hemingway, London, Calvino, Gary, Meneghello, Boll, Palahniuk, Omero, Fante, Celine ma non tutto… comunque son convinto che se mi toccasse di rivedere questa lista l’anno prossimo probabilmente cancellerei alcuni nomi per inserirne altri”.

Dove trova l’ispirazione?

“Questa è facile: perché a lei non sembra di vivere in un romanzo? Come mi volto vedo personaggi, sono affascinato dalle loro storie e spesso dalle loro miserie. Immaginare cosa accade agli altri quando non li guardo è un esercizio che mi viene spontaneo e mi sono reso conto che agli altri piace leggere queste storie inventate. Non credo ci sia niente di più in realtà, trascrivo periodicamente quello che mi capita se è sufficientemente diverso dal normale da poter essere considerato, ai miei occhi, interessante”.

Come è nato Sette sardine aperte a libro?

Sette sardine aperte a libro è il resoconto, scandito da un contatore orario, di una giornata tipo di un pescivendolo veneto. Un racconto in forma ciclica degli eventi apparentemente banali che capitano in una pescheria, dove i clienti vengono a vedere il pesce è in realtà diventano i pesci di un acquario simbolico che vengono osservati dal banconiere.

 

Proprio grazie a questi incontri con una clientela tanto eterogenea quanto stupefacente. Viene svelata l’essenza insospettabile del pensiero e dei sentimenti del protagonista pescivendolo che per tutti vende solo pesce ma in realtà è un profondo conoscitore dell’animo umano. In questo particolare testo i sentimenti e la capacità di osservazione del nostro eroe non sono sempre uguali nell’arco della giornata, ma alterati da quello che è il ciclo luce/oscurità. I suoi pensieri quindi sono onirici durante la notte, cupi al risveglio prima dell’alba, si illuminano durante il giorno, per poi tornare malinconici e nuovamente surreali con la nuova notte.

 

Non esiste realmente una trama, ma sarebbe un errore considerare il testo come una raccolta di racconti a sé perché in realtà sono tutti legati da un fil rouge. Se i lettori dovessero chiederselo: si, sono banconiere e coproprietario di una pescheria”.

Progetti per il futuro?

“Progetti per il futuro ce ne sarebbero in realtà molti, tutti piuttosto fumosi e la scusa è sempre la stessa: quello che manca tragicamente è il tempo. Annoto continuamente eventi e storie ma per ora non ho nulla di organico e originale in mano, forse un romanzo di fantascienza con cosmogonia annessa, forse un altro noir ad ambientazione lagunare, chi lo sa? Intanto ho deciso di godermi l’uscita di Sette sardine aperte a libro e di presentarlo un po’ in giro, forse anche con l’uscita di una clip video”.


Intervista a cura di Fausto Bailo, promotore culturale, e della Premiata Libreria Marconi di Bra (Cn)


 

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