Intervista allo scrittore e poeta Iuri Lombardi
“Fa una scelta di buoni autori e contentati di essi per nutrirti del loro genio se vuoi ricavarne insegnamenti che ti rimangano. Voler essere dappertutto e come essere in nessun luogo. Non potendo quindi leggere tutti i libri che puoi avere, contentati di avere quelli che puoi leggere.”
Lucio Anneo Seneca
Prendiamo spunto da questa frase di Seneca per parlarvi di Iuri Lombardi, poeta scrittore saggista e drammaturgo che approda, insieme ad altri compgni, nella Fondazione di Yawp – L’urlo barbarico. Nel 2020 esce il libro I banditori della nebbia edito LFA Publisher.
E’ di pochi mesi fa la sua ultima fatica letteraria: Le Ceneri dell’ingerenza (Edizioni Terra d’ulivi).
Lei preferisce essere definito uno scrittore oppure un poeta?
“Mi definisco un autore di versi non un poeta, i poeti appartengono per forza di cose a un trascorso, a un passato. Mi definisco ciò che per ragioni anagrafiche non posso più essere. La poesia è un impulso vitale e una assentazione, una messa tra parentesi che è un atteggiamento, per non dire un’attitudine giovanile. Quando si è adulti si sconfina nel narrare quindi nell’essere più scrittore che poeta. Alla fine dei salmi, vista l’importanza delle due figure, del poeta da una parte e dello scrittore dall’altra, mi definisco un umile artigiano della parola, semplicemente un autore”.
Qual è la sua giornata tipica da scrittore?
“Credo non ci sia una giornata tipica. Vivo la vita come una lotta alla sopravvivenza, come tanti miei simili forse alla ricerca di un sé, di un me stesso sempre sfuggente e introvabile”.
Quali sono gli argomenti ispiratori delle sue poesie?
“Un elemento fondante della mia poesia è l’amore per l’uomo e le sue fragilità, l’essere parte del mondo, l’intrecciarsi delle occasioni e dei contesti, l’amore per la vita sia terrena sia di altra dimensione; quel senso di essere irriconoscibile pur assomigliando sempre a me stesso”.
Come è nato il libro: Le Ceneri dell’ingerenza?
“Come tanti altri miei libri. Scrivendo come faccio da sempre, alternando periodi di narrativa a periodi di poesia. In particolare questo libro è il compimento ideologico e protocollare di una ‘riforma personale’ a livello stilistico che ho cominciato con Il Sarto di San Valentino, una raccolta di diversi anni fa”.
Secondo lei, come è lo stato della poesia oggi?
“La poesia gode di ottima salute. Ci sono poeti giovanissimi della generazione 2000 che pubblicano cose interessanti e innovative. Fanno vera poesia. Sta invece morendo, in quanto massificata, la trasmissione della poesia, un atto che viene elargito e sviluppato con un crimine che tutti i giorni gli editori commettono. In altre parole, ci sono poeti ma sono assenti i veri e seri editori. La poesia è in salute ma manca l’autenticità della sua trasmissione”.
Sogni nel cassetto.
“Continuare a vivere, talvolta sopravvivendo, talvolta scrivendo”.
Intervista a cura di Fausto Bailo, promotore culturale, e della Premiata Libreria Marconi di Bra (CN)