‘L’impiegato e i 44 gatti (di cui un intruso)’ di Marco Gnemmi

‘L’impiegato e i 44 gatti (di cui un intruso)’ di Marco Gnemmi


L’impiegato e i 44 gatti (di cui un intruso)

di Marco Gnemmi

(Eretica Edizioni, 2024)


Chi è Marco Gnemmi

Marco Gnemmi è nato a Saronno, in provincia di Varese, 48 anni fa. Ha frequentato il locale Liceo Classico “Stefano Maria Legnani” e ha studiato Scienze motorie all’Università di Milano. Da maggio 2001, lavora come impiegato in una società finanziaria del capoluogo lombardo. Dal 2019 abita a Induno Olona, sempre in provincia di Varese, ha tre figli, due maschi di 17 e 14 anni e una bambina di 5. Quando può si rifugia nelle campagne maremmane, tra Siena e Grosseto.

Grande appassionato di musica swing, suona il sassofono in alcune formazioni. E sempre in campo musicale è un cultore della musica dialettale milanese, che suona e canta nel gruppo The Cadregas.

L’altra sua grande passione, che coltiva dai tempi del liceo, è la scrittura. Ha pubblicato una raccolta di poesie, Stelle al contrario (2001), e un racconto breve dal titolo La finestra che dà sui campi (2006) editi da L’Autore Libri di Firenze. Con Eretica Edizioni, invece, ha pubblicato il suo primo romanzo Swing (2019), con il quale ha partecipato come autore al Salone del libro di Napoli.

Ultimamente si sta appassionando alla corsa. Proprio durante gli allenamenti gli salgono alla mente tanti pensieri che, in futuro, vorrebbe raccogliere in storie per una nuova serie di racconti o per un nuovo romanzo.
L’impiegato e i 44 gatti (di cui un intruso) è il suo ultimo, recente, romanzo.

Di cosa parla il libro

L’impiegato e i 44 gatti (di cui un intruso) è una raccolta di 44 racconti, nati dall’accavallarsi di piccole idee e pensieri saltati fuori all’improvviso, tra un impegno e l’altro della giornata lavorativa. Per l’esattezza in ‘23 anni di lavoro impiegatizio’ precisa l’autore. Ognuna delle piccole idee, nel tempo si è legata ai pensieri, formando un tessuto di storie rimaste prima in sospeso, poi sfociate nella necessità di raccontarle.

 

Storie ironiche, paradossali, giochi di parole, fantasie, ma anche punti di cruda serietà, scritti nella ‘consapevolezza che le cose possono brillare oppure restare opache intorno a noi’, spiega Gnemmi. I 44 gatti – il titolo è ispirato all’omonimo celebre tormentone dello Zecchino d’oro – sono altrettante storie di personaggi che rivelano l’animo dello scrittore, curioso e a momenti irrequieto, immerso nello studio e nella descrizione dei tratti particolari di figure non convenzionali, sempre con decisi tratti autobiografici.

 

Marco Gnemmi

Dall’ombrello Claudio, a Baldo detto Bracco di Vita da cani, alla vita sessuale di Aldo Sfatto, allo ‘strano’ incontro tra Edward Hope e Samanta Lamb, al divertissement dell’impiegato con Jennifer e Sara, fino alle curiose vicende del nonno paterno dell’autore, salvato da morte certa durante la guerra, proprio in virtù del suo cognome. Tanto per sollevare un po’ di curiosità: i racconti, in realtà sono 43, l’intruso è altro.

Cosa ne penso

Sorprendente, ironico, curioso, a volte surreale. Tra oggetti personificati, nomi che nascondono significati (in nomen omen, dicevano i latini, il nostro di nome e di fatto), ritratti di persone incontrate o solo immaginate, analisi psicologiche, passaggi nel grottesco e a tratti nello sconcio, è una delle raccolte di racconti più strana che mi sia capitato di leggere. Strana non in senso negativo, ma nell’accezione neutra, immediata e versatile di questo aggettivo: nuovo, inusitato, stravagante, fuori da comune, bizzarro, ma anche ruvido, scostante, brusco, scortese.

Dunque non bisogna lasciarsi ingannare dalla copertina con il morbido gattone rosso, la pila di libri e una vecchia macchina da scrivere. Quella che ci si appresta a fare non è una lettura facile. Ispirato dalla propria vita, nelle poco più di 130 pagine del libro, Marco Gnemmi si diverte a giocare con i personaggi, le situazioni, i pensieri, lasciandoli liberi di correre, destrutturarsi e ricomporsi, mescolandosi l’uno con l’altro, fino a volte a generare nonsense.

In questa operazione non bada a spese e non si preoccupa di scandalizzare o di scontentare il lettore, finanche di sconcertarlo con la chiusura secca e violenta di alcuni racconti. tanto che, leggendo alcuni finali, si prova un vero fastidio e una forte antipatia per il personaggio. Nel caso specifico, penso a Aldo Sfatto, dell’omonimo racconto, il numero 12.

Insomma, una raccolta di racconti sui generis. Certamente da leggere.


Recensione a cura di Lina Senserini, docente e giornalista.


 

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