‘O si vince o si muore’ di Giorgia Turnone

‘O si vince o si muore’ di Giorgia Turnone


O si vince o si muore.

Lineamenti interpretativi del Trono di Spade

di Giorgia Turnone

(Bookabook, 2024)


Chi è Giorgia Turnone

Giorgia Turnone è nata a Taranto nel 1993. Nel 2019 ha conseguito la laurea magistrale in Scienze dell’informazione editoriale, pubblica e sociale con il massimo dei voti, all’Università Aldo Moro di Bari. È dottoranda di ricerca in Diritti, economie e culture del Mediterraneo, per il Dipartimento Jonico di Taranto, che fa parte dello stesso ateneo.

Tra le sue grandi passioni, la Roma e Francesco Totti, ma anche la musica di Elton John, il cinema e la letteratura. O si vince o si muore. Lineamenti interpretativi del Trono di Spade è la sua opera prima: un saggio sociologico e filosofico sulla fortunatissima serie, nato dalla voglia di esplorare il mondo complesso, caleidoscopico, ricco di sfumature antinomiche dell’animo umano, creato da George R. R. Martin.

Di cosa parla il libro

Forte di una pregiata articolazione narrativa e di uno spessore tematico intimamente debitore alla matrice letteraria d’origine (il ciclo di romanzi fantasy Cronache del ghiaccio e del fuoco di George R. R. Martin), Il Trono di Spade è una delle fatiche più complesse nel panorama delle serie contemporanee. Ed è anche una delle trasposizioni televisive più feconde, riuscite e divisive degli ultimi 20 anni. La stagione finale, premiatissima e molto discussa per alcune scelte narrative, ha portato a compimento una storia elaborata e avvincente, ricca di implicazioni teoriche su valori vistosamente ambigui, determinati in base alla funzione ricoperta in un articolato processo di sistema.

 

Il saggio di Giorgia Turnone nasce dalla sua riflessione su alcuni aspetti della serie: la centralità del rapporto tra individuo e potere, la volontà di autoaffermazione dell’uomo, la materialità della violenza, la rappresentazione del sesso, con l’obiettivo di delineare una convincenteinterpretazione delle sue specificità. L’autrice compie una disamina critica della serie televisiva, senza lasciarsi influenzare né dalla fascinazione, né dalle critiche per l’eccessiva presenza di scene di nudo, di violenza fisica e sessuale, tantomeno dalla delusione
generata dal finale, da molti giudicato con eccessiva severità.

Cosa ne penso

8 stagioni, 73 episodi, 59 Emmy, 160 nomination, un record di telespettatori, di incassi e costi di produzione, videogiochi, fumetti e una serie infinita di gadget. Sono i numeri che descrivono il successo planetario della serie Il Trono di Spade ideata da David Benioff e Daniel Brett Weiss, in onda sul canale via cavo HBO, dal 2011 al 2019.

Un vero e proprio fenomeno sociale e culturale, oggetto di studi e dibattiti, approdato sul questo blog grazie al saggio O si vince o si muore. Lineamenti interpretativi del Trono di Spade, della giovane ricercatrice pugliese Giorgia Turnone. Il motivo di un riscontro così positivo e di un interesse così generalizzato è, senza dubbio, la capacità di raccontare l’animo umano nelle sue infinite sfaccettature, nella sua forza e nelle sue debolezze, fuori dagli schemi tradizionali del fantasy, dove la battaglia è tra il bene e il male, eternamente contrapposti e calati rispettivamente nell’eroe e nell’antieroe.

Nella Serie di Benioff e Weiss i protagonisti lottano per il potere, la supremazia, il possesso. La dimensione umana è indagata a tutto tondo, in maniera invasiva e poco piacevole, ma anche sincera e autentica, nelle sue espressioni più nobili e in quelle più becere, si legge nell’introduzione del saggio. Viene esplorata in rapporto al potere (politico e non), in una ruvida vivisezione dell’animo umano, incui trovano posto tutti i sentimenti e i temi, da quelli della famiglia e dell’amore, all’avidità più spietata, fino all’affermazione della violenza.

Partendo da questi presupposti, il saggio di Turnone, una vera e propria esperta della serie televisiva, scende nel dettaglio, analizza personaggi, stagioni ed episodi, riportando materiale iconografico e trascrivendo interi spezzoni di film nelle appendici. Dunque, non è una lettura alla portata di tutti.

Giorgia Turnone

Occorre avere alle spalle un bel bagaglio culturale e letterario per orientarsi nelle riflessioni dell’autrice, oltre ad aver visto tutte le 8 stagioni della serie. Solo in questo caso si potrà apprezzare pienamente il grande sforzo interpretativo di Giorgia Turnone. La sua approfondita e dettagliata analisi, arricchita da un notevole apparato bibliografico, non trascura nessuno degli elementi fondamentali della produzione, a partire dalla musica, dalla scelta del linguaggio,dalla struttura narrativa, dallo stile delle riprese e dei montaggi, fino alla recitazione studiatissima e pluripremiata degli attori.

Partiamo dal capitolo dedicato alla parafrasi delle immagini: Giorgia Turnone studia le inquadrature (riportando il frame nel testo), la posizione degli attori e la loro espressione, le luci e il movimento della macchina da presa, in base alle diverse funzioni narrative delle immagini stesse. E accompagna questa prima parte con una carrellata sulle citazioni artistiche della serie, mettendo a confronto celebri opere d’arte con alcune inquadrature tratte dai vari episodi. Un lavoro certosino che arricchisce la lettura del saggio e la conoscenza de Il Trono di Spade.

Una parte significativa è dedicata al rapporto tra gli uomini e la politica, qui intesa non come servizio, ma come esercizio del potere. Chi ha visto la serie si ritrova nell’analisi dell’autrice (anche in questo caso sempre documentata con immagini tratte dagli episodi), riconosce l’esattezza delle sue affermazioni rispetto all’influenza della storia reale su quella filmica. Un esempio è il confronto tra il busto di Caligola e il volto di Joffrey Baratheon, interpretato da Jack Gleeson, nel capitolo Joffrey Baratheon: anatomia di un tiranno. I tratti somatici del folle imperatore romano, infatti, si ritrovano in quelli del personaggio.

Con la stessa impostazione, viene analizzato un altro aspetto cardine della serie: l’identità, sia essa declinata in crisi e confusione, sia in accettazione e/o rielaborazione di sé, scrive l’autrice, oltrepassando la poetica pirandelliana. Il tema dell’identità è efficacemente affrontato, questionato e analizzato di puntata in puntata, nonostante l’impenetrabilità e la difficoltà elaborativa delle sue molteplici espressioni, aggiunge.

Ma la parte più controversa della serie, quella che ha suscitato più critiche, è la rappresentazione della violenza e del sesso. Anche in questo caso, l’autrice resta equidistante e analizza in maniera quanto più possibile asettica la trasposizione filmica dei romanzi di Martin. L’intenzione di mostrare l’insensatezza della guerra e lo strazio della morte da essa causata si intreccia sapientemente con una rappresentazione della violenza poco estetizzata, invece funzionale, indispensabile per la comprensione del senso generale dell’opera. La telecamera non indugia, racconta, algida, fredda e impassibile, ma non c’è alcun tipo dicompiacimento nel suo sguardo e quindi nella sua riproposizione allo spettatore. In conclusione, per Turnone, Il Trono di Spade rappresenta un esempio della cultura di massa, diffusa attraverso i mezzi di comunicazione.

Citando il saggio di Sara Zurletti  dal titolo Famiglia, dovere, onore. Anatomia del Trono di Spade, infatti, conclude: “il tenore delle riflessioni stimolate dalla visione e dall’analisi del Trono di Spade, oltre alla cura estetica e alla profondità dei suoi temi, sottintende già di per sé la sua appartenenza alle sfere alte della cultura. E lo cristallizza nella curiosa posizione di un’opera che polemizza aspramente sia con i presupposti alla base della cultura di massa, sia con quel sistema di valori universali intorno a cui gli spettatori amano stringersi in un rituale quasi consolatorio, per rimuovere il trauma della sofferenza e il dramma della morte”.


Recensione a cura di Lina Senserini, docente e giornalista


 

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