Intervista esclusiva allo scrittore di thriller Valerio Marra
La nuova maestra
di Valerio Marra
(2024, Piemme Editore)
Con piacere abbiamo intervistato Valerio Marra, uscito recentemente in libreria con La nuova maestra il primo thriller illustrato italiano, genere sempre più amato dai lettori.
Chi è Valerio Marra
Classe 1985, è uno scrittore e saggista italiano. Lavora e vive a Roma ed è laureato in Scienze per l’investigazione e la sicurezza presso l’Università degli Studi di Perugia. È autore, tra gli altri, dei romanzi La donna del lago (2019) e Una notte buia di settembre (2021) e del saggio La storia di Roma in 100 delitti (2022), tutti editi da Newton Compton editore.
Di cosa parla il libro
La storia si ambienta a Frascati, Castelli Romani. Racconta di Teo, un bambino riservato che in classe sta sempre da solo, non gioca e non lega con gli altri. Sembra avere la testa da un’altra parte e impiega il suo tempo a disegnare in maniera compulsiva. Quando arriva la nuova maestra, Giulia, questa si affeziona subito lui per il quale sente di provare qualcosa di speciale.
Teo inizia a fare strani disegni, addirittura inquietanti e Giulia ad accusare inspiegabili malesseri con vuoti di memoria e dolori lancinanti. La donna cerca di dare una spiegazione razionale a tutto ciò, ma poi si convince che possa dipendere dall’influsso maligno di un manufatto rarissimo, una raffigurazione in bronzo dell’eroe etrusco Telegono, che conserva a casa. Era stato rinvenuto nei pressi del sito archeologico di Tusculum dall’amato fratello Daniele, ricercatore e morto di recente. Quando la statuetta dall’aspetto guerriero e gli occhi di fuoco diventa inspiegabilmente uno dei personaggi ritratti da Teo, Giulia crede di stare impazzendo…
Lei è uno scrittore e saggista, autore di numerosi thriller di successo. Come nasce la passione per questo genere letterario?
La passione per il thriller è nata semplicemente dal mio amore per la lettura. Noi scriviamo ciò che amiamo leggere, e io sono sempre stato affascinato da questo genere. Quindi, eccomi qui.
In molti casi i thriller, come i noir o i gialli, angosciano per i loro lati oscuri e misteriosi. Nonostante ciò, suscitano grande interesse e hanno una folta schiera di lettori. Secondo lei, perché?
Credo che ci sia un interesse naturale per la cronaca nera, quasi un’attrazione verso quello che non comprendiamo completamente. Forse è curiosità, oppure un modo per esplorare l’abisso umano senza doverlo vivere direttamente. E, poi, c’è anche una componente di adrenalina: i thriller ci permettono di vivere situazioni intense e pericolose, ma in totale sicurezza.
Spesso i protagonisti dei thriller hanno alle spalle situazioni personali e familiari problematiche, si portano addosso ferite difficilmente rimarginabili. Questo per renderli più reali, vivi e umani?
Assolutamente sì. Nei corsi di scrittura spesso diciamo che più conflitti ha un personaggio, più risulta interessante. I lettori si identificano nei suoi problemi, nelle sue ferite. Poi, esistono tre livelli di conflitto, ma, per approfondire, ci vorrebbe una chiacchierata più lunga! 😉
Pensando ai vari Montalbano, Sherlock Holmes, Maigret o Poirot, pare che la serialità sia un’arma vincente. Arma che lei ancora nella sua produzione non ha sperimentato. Crede che si adatti meglio al giallo rispetto che al thriller?
Be’, in realtà ho già una serie di quattro libri che riguardano il commissario Festa; quindi, ho sperimentato anche io la serialità. Però sì, devo ammettere che si adatta meglio al giallo. Il thriller è spesso più autoconclusivo, mentre il giallo si presta meglio alla serialità.
Il suo ultimo libro, La nuova maestra, pubblicato proprio quest’anno, è una storia perturbante che ha come protagonisti principali Teo, un bambino malinconico e riservato, e Giulia, la sua nuova maestra. Ce ne vuole parlare?
Oltre a quanto riportato nella sinossi, non posso dire molto di più senza rischiare di rovinare la lettura! Diciamo che esiste una schiera di lettori accaniti che non vuole sapere nulla prima del tempo, e non vorrei mai infastidirli :-). Ma posso anticipare che è una storia in cui niente è come sembra, e dove la tensione cresce man mano che si sfogliano le pagine.
Fra l’altro, è il primo thriller italiano illustrato. I disegni, in primis la copertina del libro, all’apparenza un innocuo disegno infantile, hanno grande potenziale emotivo e incutono subito in chi legge una forma di disagio. Come è nata l’idea?
Essendo padre di un bambino di quasi sei anni, mi sono chiesto: cosa accadrebbe se iniziasse a fare dei disegni strani? Cosa direbbe la sua maestra? L’idea è partita da lì, e poi, dopo aver letto Teddy, ho capito che potevo veramente trasformarla in una storia.
In un momento storico in cui violenze e guerre sono all’ordine del giorno, crede che questo genere letterario possa avere anche una funzione di critica sociale, di analisi della società e di denuncia delle problematiche?
Il thriller, come ogni altro genere, ha un grande potenziale di denuncia sociale. Molti thriller esplorano temi come la giustizia, il potere e le disuguaglianze, e permettono di riflettere su questioni che riguardano tutti noi. Diciamo che esistono anche dei thriller pretesto, ossia la storia avvincente è una scusa per parlare anche di altro.
Un consiglio per chi si avvicina come scrittore a questo genere…
Il mio consiglio per chi voglia approcciarsi alla scrittura, di qualsiasi genere, è sempre lo stesso: leggere, studiare e scrivere. E poi, dopo aver finito, leggere, studiare, scrivere. Non c’è altro modo, e mai ci sarà.
Intervista a cura di Dianora Tinti, scrittrice e giornalista