‘Intera’ di Silvia Meconcelli: razzismo, infibulazione e pregiudizi

‘Intera’ di Silvia Meconcelli: razzismo, infibulazione e pregiudizi


Intera

di Silvia Meconcelli

(Augh!, 2025)


Chi è Silvia Meconcelli

Grossetana, classe 1975, Silvia Meconcelli si è laureata in Economia all’università di Firenze, città in cui ha vissuto per alcuni anni. Dopo varie esperienze di studio e professionali all’estero, ha deciso di tornare in Maremma, dove attualmente lavora e vive con la sua famiglia. La scrittura è una sua grande passione, che persegue con successo.

Con il suo romanzo di esordio Quel che non sai di me (Scatole Parlanti, 2017) ha vinto il Premio letterario Città di Siena 2017; con il suo secondo, Pazze di libertà (Alter Ego edizioni, 2019) si è aggiudicata il Premio letterario di narrativa e poesia La Città sul Ponte 2019 e il Premio del Territorio per la letteratura alla X ed. del Premio Internazionale Capalbio Piazza Magenta. Intera (Augh! Edizioni, 2025) è il suo terzo romanzo.

Di cosa parla il libro

Saba Zerezghi è una giovane etiope che vive a Firenze. Aspirante giornalista lavora come stagista per la testata Libera inchiesta e si mantiene facendo i turni in un bistrot etnico. La sua è una storia di sofferenza, che l’ha vista fuggire a 10 anni dall’Etiopia dopo aver assistito all’infibulazione e alla conseguente morte della sorella Amalle. Arrivata in Italia tramite l’associazione Black Moon, è stata adottata da una coppia di benestanti fiorentini che l’hanno cresciuta con amore e dedizione. Ma nemmeno l’affetto della sua nuova famiglia è riuscito a lenirne i tormenti. Così ha scelto di andare a vivere da sola, pur dovendo fare molti sacrifici per guadagnare il denaro sufficiente a pagare l’affitto e a vivere.

 

Silvia Meconcelli

L’altra figura della storia è Amedeo, fondatore dell’associazione Black Moon, amico e mentore di Saba, anche lui legato all’Etiopia dalla storia della sua famiglia e, come la giovane, costretto a fare i conti con il passato. Tra  loro sembra esserci qualcosa di più di una profonda amicizia, anche se è difficile per ambedue ammetterlo.

 

Amedeo e Saba si muovono su due binari paralleli. L’una alla ricerca della propria dimensione sociale e umana che le permetta di superare il senso di colpa per non essere morta come la sorella, l’altro in fuga dai fantasmi della sua gioventù, che si presentano con il volto del nonno Angelo.

 

Le loro strade si uniscono a Grosseto, la città natale di Amedeo, dove l’uomo è dovuto tornare dalla madre morente. E’ qui che Amedeo dovrà affrontare una terribile verità, o la Grande Menzogna come lui l’ha definita. Una verità che ha segnato la storia della sua famiglia. Ma è anche qui che Amedeo e Saba riconosceranno il sentimento che li lega, proseguendo verso la guarigione.

Cosa ne penso

Intera è un romanzo intenso, complesso. Le storie personali dei protagonisti si intrecciano alle tematiche del presente e alla vergogna di un passato con cui gli italiani ancora non hanno ancora fatto i conti, se non individualmente. C’è una giovane donna di colore, Saba, che lotta contro i pregiudizi per affermarsi professionalmente e che si trascina il peso delle proprie origini e di quanto le è accaduto in Etiopia. Dunque il tema del razzismo, della discriminazione di genere e quello terribile delle mutilazioni genitali femminili.

C’è un uomo non risolto, Amedeo, che cerca di riallacciare i fili con la propria adolescenza, quando tutto è successo e la Grande Menzogna scoperta per caso lo ha portato alla fuga dalla sua città e dalla sua famiglia. Il tema, in questo caso, sono gli orrori con cui gli italiani si sono macchiati in Etiopia durante il fascismo, che allungano la loro tragica influenza fino al presente.

Ma nel romanzo ci sono anche i sentimenti, come l’amore e l’amicizia, l’illusione e la disillusione, i tormenti individuali di Saba e Amedeo che li spingono alla disperata ricerca della propria strada.

 

Intera è un romanzo di formazione con forti influenze storiche, dove i piani temporali si intrecciano, il presente si alterna con il passato, seguendo lo sviluppo personale e umano dei due protagonisti. È un libro costruito sapientemente, che dimostra la maturazione dell’autrice nella tecnica narrativa. Silvia Meconcelli, infatti, passa da un tempo (e uno spazio) all’altro e dal un personaggio all’altro, in un’alternanza costante, mantenendo sempre intatto il filo conduttore della storia.

Scorrendo le pagine, il lettore segue i protagonisti come una telecamera in soggettiva, attraverso le vie di Firenze tra le botteghe antiquarie di Oltrarno, via del Campuccio e Santo Spirito; in treno tra il capoluogo toscano e Grosseto attraverso le Crete e la Maremma assolata. Si ritrova in Etiopia, tra i sobborghi di Addis Abeba e il deserto, seguendo i ricordi di Angelo Santini il nonno di Amedeo.

Ma Intera è anche una riflessione sull’importanza delle proprie radici, solo riscoprendo le quali si può essere davvero completi. O interi, per tornare al titolo.

Infine è una riflessione sulla storia, sull’impegno, sul coraggio di scegliere da che parte stare. Lo spiega bene l’autrice nella sua nota finale. “Il razzismo è sempre fascista, il fascismo è sempre razzista: razzismo e fascismo sono ovunque, sono insiti nella società di ieri e di oggi, non si arrendono mai, non danno tregua, graffiano, scorticano, uccidono. Vorrei dire grazie a chi li riconosce nella vita di tutti i giorni e li respinge con determinazione. A chi si mette in discussione, a chi non lascia correre e reagisce alle discriminazioni. A chi non si sente superiore e apre le proprie porte al genere umano, a chi si mescola e si arricchisce. A chi parteggia”, scrive e dedica il romanzo al babbo, il suo custode partigiano.


Recensione a cura di Lina Senserini, docente e giornalista.


 

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