Vittoria Doretti, una task force contro la violenza domestica.

Vittoria Doretti, una task force contro la violenza domestica.

Vittoria Doretti con il suo prezioso lavoro è diventata un simbolo ed esempio per tutta la nazione.
L’ho incontrata e intervistata per la rivista mensile Maremma Magazine dove curo una rubrica sulle donne.

Riporto gran parte dell’intervista perché, attraverso le parole di questa donna straordinaria, si possa comprendere meglio come la piaga della violenza sulle donne non coinvolga soltanto le vittime, ma anche i medici, gli assistenti sociali, gli psicologici, gli avvocati e i magistrati che ogni giorno si trovano di fronte a casi limite.

Ma prima voglio ricordare un libro-denuncia per il quale Vittoria Doretti è stata chiamata, come fondatrice del Codice Rosa, a portare la propria testimonianza:

Questo non è amore - La 27^ma oraQuesto non è amore. Venti storie raccontano la violenza domestica sulle donne

 (Gli Specchi Marsilio, 2013, pp. 272, € 16,50)

Nato dalle giornaliste del blog del Corriere della Sera “La 27esima ora”,

Blog 27esimaora del Corriere della sera

raccoglie testimonianze di donne maltrattate ed è uscito in otto puntate sul Corriere.
Un’inchiesta drammatica, con un valore assoluto che riguarda tutti.
‘’Nell’inchiesta ci siamo fermate prima. Prima della morte’’ si legge nell’introduzione.

“Se le pazienti chiedono di andare, devo lasciarle andare. Ogni volta che escono dalla stanza rosa, le saluto sperando di non rivederle più. Ma so che torneranno: è così nell’ottanta per cento dei casi, perché la violenza domestica è un reato reiterato. E quando le rivedrò, lo so e non mi sforzo nemmeno più, dovrò avere lo stesso sguardo di accoglienza e non giudicante. È stata una delle lezioni più difficili” dice Vittoria Doretti.

 

 

Minuta, delicata, raffinata, a prima vista trasmette un’impressione di fragilità, solletica un istinto quasi di protezione. Ma non lasciatevi ingannare…

Questa bella signora dagli occhi dolci e dalla voce che pare un sussurro è un concentrato di grinta e determinazione, di sensibilità e professionalità che ha fatto della sua vita una questione etica e morale. Non per niente vanta una famiglia ghibellina con antenati celtici…
E’ madre (un figlio ed una figlia), ha un compagno, è Dirigente anestesista all’ospedale di Grosseto, Responsabile Educazione e Promozione alla Salute, Responsabile ASL 9 (Grosseto) e TASK FORCE Codice ROSA nonché Referente Scientifico del Progetto Regionale CODICE ROSA (Regione Toscana). Ecco, credo di non aver dimenticato niente! Che ve ne pare?

vittoria doretti
Qualcuno l’ha paragonata a Mery Poppins, per le mille risorse e la grazie mista alla ferrea volontà di fare sempre le cose per benino, pianificandole, organizzandole, ma anche mettendoci tutta la passione e il cuore possibili. E così la borsa magica dell’eroina di Disney, ve la ricordate, dalla quale uscivano gli oggetti più strani, compreso un ingombrante attaccapanni, si è trasformata in un contenitore invisibile dove i bisognosi, le donne vittime di violenze e in generale tutti coloro che si trovano in situazioni di difficoltà psicologica possono accedere.

 

Vittoria tu sei un medico e lotti per migliorare la vita delle persone sotto vari punti di vista, cercando anche di riconoscere e combattere la violenza che troppo spesso si nasconde tra le mura domestiche affinché molte persone possano prendere coscienza del loro ruolo di vittime… Solo un lavoro oppure una vocazione?

Ti rispondo raccontandoti questo episodio. Quando mio figlio era piccolo, un giorno all’asilo nido la maestra chiede: che lavoro fa tua madre? E lui: mah…lavora di notte, per la strada e si diverte tanto! (allora lavoravo in ambulanza come rianimatore e a lui mancavo di notte perché lo allattavo ancora…quindi latte –notte- e passione…questo era il mix che lo aveva colpito). Per fortuna mia figlia di qualche mese più grande dette spiegazioni più esaustive affinché nessuno potesse mal interpretare!

Ma dai… davvero?

Certo! Questo era il messaggio che era passato ai miei figli. Ed io ero stata felice perché significava che anche le persone a me più vicine avevano capito con quanta passione facessi il mio lavoro.

Ma qualche difficoltà la avrai pure incontrata…
“E’ più facile disintegrare un atomo che un pregiudizio” diceva Einstein. Ecco, i più grandi ostacoli sono stati i preconcetti, i tabù.

Come è possibile abbatterli?

Unendo le forze, le professionalità. Ecco perché per me è sempre stata importante la squadra. Solamente così saremmo potuti essere vincenti. Vedi Dianora, in realtà già quando mi sono avvicinata a questo mondo, ogni Istituzione operava in maniera corretta, ma mancavano le sinergie. Era necessario superare le frazionalizzazioni fra Enti, istituzioni, associazioni che indebolivano la struttura e l’azione.

So che i vostri studenti vi paragonaano alla squadra del telefilm NCIS…

(Sorride, ndr) Vedo sei molto informata… Comunque è vero, perché come la famosa squadra anticrimine di agenti speciali, siamo affiatatissimi sostenendoci a vicenda e abbiamo una organizzazione verticistica dove essere il capo significa lavorare un’ora più degli altri. Quando fai parte di una squadra come la nostra non puoi mai dire: questo non è di mia competenza. E’ la prima regola. Noi siamo lo Stato, si fa quello che si deve, consci di essere solo un piccolo puntino in una grande mappa di professionisti, proprio per questo dobbiamo fare bene, sempre meglio…non è mai abbastanza

La Task Forcecon il Viceministro GuerraTu che sei stata l’ideatrice e la realizzatrice del “task force codice rosa”, ormai un format copiato in tutta Italia, puoi spiegare ai lettori in che cosa consiste di preciso?

Allora partiamo dal fatto che “Il codice rosa”, non è “rosa” colore ma rosa fiore, il simbolo è infatti una rosa bianca che indica tutte le persone che possono più facilmente essere soggette a violenza altrui , che hanno maggiori difficoltà a uscire da tunnel violenti (tra cui il grande numero certo è rappresentato da donne e bambini vittime di violenza domestica ,ma anche anziani, omosessuali, disabili e così via), diciamo sono le vittime che più hanno bisogno di avere lo Stato vicino e noi ci proviamo con tutto quello che abbiamo, dove siamo come possiamo. Abbiamo capito fin da subito che il 1^ step doveva essere il Pronto Soccorso, perché una vittima che subisce violenza, fisica o psicologica, prima o poi là ci finisce per forza. Se non lividi, ferite e ossa rotte, sono sintomi di ulcera, depressione, violenti spasmi addominali. Perché se una donna va dall’avvocato o in questura o chiede comunque aiuto, vuol dire che di strada ne ha già fatta, significa che ha già preso coscienza del problema. Ed invece è proprio al Pronto Soccorso che sono necessarie le prime intuizioni da parte del personale medico e infermieristico. A quel punto, se soltanto sorgono dubbi sulla vera natura delle lesioni perché le donne il più delle volte non ammettono la verità, le vittime vengono collocate in un luogo appartato dove si dà loro il tempo di riflettere. Magari non si apriranno subito, ma se viene offerta una accoglienza adeguata possono farlo in seguito volontariamente.
Per riassumere, quindi, il nostro lavoro è quello di far partire un percorso che inizia con l’assistenza medica e psicologica e arriva alla denuncia, accompagnando la vittima anche durante l’iter processuale e, credimi, la realtà va molto più in là di qualsiasi telefilm.

Da quando è attivo il “Codice Rosa” sono aumentati i casi di denunce?codice rosa

Guarda, siamo andati da 2 casi accertati in due anni prima del Codice Rosa a 309 casi nel I anno (2010), poi oltre 500 nel II anno, non tanto perché aumentavano i casi ma soprattutto perché il personale che veniva via via formato diveniva sempre più in grado di riconoscere le vittime e di aiutare ad aprirsi. Noi imputiamo questo risultato soprattutto alla attenta e capillare formazione degli operatori. Anche il dottor Moschini, persona attenta ed ottimo professionista, un giorno mi ha detto “ Codice rosa è come se mi avesse “spolverato gli occhiali” vedo ciò che prima restava invisibile. Grazie Giovanni e grazie a tanti medici, infermieri di pronto soccorso che ogni giorno vedono, e provano a stare vicino a vittime in luoghi molto bui a cui forse inizialmente non eravamo preparati. Grazie per il gioco di squadra alle Forze dell’Ordine ma anche a quei professionisti che sul territorio da sempre cercano di dare risposte, percorsi, strategie di aiuto come gli assistenti sociali, i colleghi del Consultori e di altri enti e istituzioni e in particolare alle professioniste del Centro antiviolenza che in modo volontario ci sono sempre.

Cosa sono le sentinelle?

Sono persone ben istruite sui percorsi esistenti di aiuto sul territorio che nella vita di tutti i giorni incrociando una vittima non sfuggono ma cercano di sostenerla ascoltarla e indirizzarla laddove può trovare aiuto. In questo lavoro è fondamentale essere preparati per avere gli strumenti e le conoscenze giuste. Come colleghi, farmacisti, insegnati, studenti stessi, personale di altri enti e istituzioni come comune, provincia, forze armate e così via. Non si può improvvisare, perché bisogna sempre essere sempre in grado di dare le informazioni e le risposte giuste.

E la solitudine? Che ruolo gioca?

Fondamentale. La solitudine è un grande alleato della violenza, perché le vittime vengono isolate a volte anche dalle stesse famiglie. Anche se può sembrare un paradosso, a volte la solitudine colpisce anche il carnefice e quindi è necessario creare supporti anche per lui. Esiste poi una Solitudine anche dell’operatore che cerca di fronteggiare queste situazioni che talora hanno un incredibile impatto anche in chi cerca di aiutare. Ecco perché essere una Squadra coesa è fondamentale…anzi spesso per noi è “vitale”.

Secondo te perché sempre più donne sono vittime di violenza? Credi possa derivare da una sorta di inadeguatezza da parte degli uomini rispetto al ruolo che la donna si sta conquistando nella società?

Fino a qualche tempo fa si tolleravano come normali certi comportamenti: parlo ad esempio del delitto d’onore, del fatto che si tendeva a colpevolizzare la donna vittima di violenza insinuando che avesse provocato la reazione dell’uomo con movenze, parole o abbigliamento non propriamente “casto”. Per fortuna ora le cose stanno cambiando e io confido anche nella riforma della giustizia perché dia ulteriori risposte in tal senso. Spesso l’uomo ha la sensazione che qualcosa gli stia sfuggendo di mano e come reazione diventa violento. Non ha gli strumenti per superare un abbandono, non vuole rinunciare a quella che lui pensa sia la “sua” donna. Per moltissimi uomini, anche giovani, è il primo NO della loro vita. Esiste poi la Violenza assistita, cioè la violenza che colpisce indirettamente i figli che assistono alla relazione violenta dei genitori e che avranno forti ripercussioni sia fisiche che soprattutto psicologiche anche a lungo termine. Ecco perché chiedere aiuto ai primi segni di degenerazione del rapporto salva molte vite.

In genere si parla sempre al femminile, ma esiste anche una violenza sugli uomini da parte delle donne?

Si parla al femminile nella fascia centrale d’età, ma quando nelle età estreme sono colpiti nella violenza domestica anche gli uomini. Per gli ultra65enni addirittura più del 40% sono maschi. Certamente il femminicidio e la violenza sulle donne ha caratteristiche sociologiche e numeriche molto peculiari e necessitano di approcci specifici

Cosa è per te l’amore?

E’ passione, innamoramento, complicità e “dipingere insieme un quadro complesso multicolore, talora con zone d’ombra ma molto Luminoso”… soprattutto è ciò che scintilla nello sguardo di mio padre nelle sue ultime ore abbracciato a mia madre mentre sta salutando la vita e ringrazia quella Donna per avergli dato tanto Amore ..noi figli, nipoti. E’ uno stato di grazia. L’amore per un uomo, per i figli, per il prossimo. Gli dei esistono e sono quelli innamorati. Ogni tanto mi rileggo una poesia che amo “La verità vi prego sull’amore” di Wystan Hugh Auden.

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Quali sono i primi sintomi di un amore malato?

Se ti picchia, ti maltratta o ricatta psicologicamente non ti ama.

 

 

A livello psicologico ed emotivo quanto è difficile staccarsi da ciò che vedi e vivi durante il lavoro?

Nella realtà da un lavoro così non stacchi mai, non puoi, non esistono orari per nessuno di noi anche se non sei in prima linea di turno ognuno di noi è pronto a sostenere l’altro che c’è. Ma i limiti della vita privata vanno accuratamente conservati, fa parte della professionalità.

Riesci ad avere una vita privata? E il tuo compagno cosa pensa di questa tua impegnativa attività?

Non sempre è facile vivere accanto a noi (intendo a noi della Squadra). Credo che i complimenti che fanno talora a noi andrebbero soprattutto fatti alle nostre Famiglie ai nostri Amici che quotidianamente sacrifichiamo un pò…ma che ci danno quell’amore necessario a ricordarci che la Vita non è Violenza.
Personalmente mi ritengo una persona molto ricca…i miei figli il mio compagno la mia famiglia i miei Amici mi sopportano e mi amano molto…anche se talvolta sono un po’ preoccupati, cercano di farmelo capire con tatto.

Un gesto d’amore che il tuo compagno ti ha dedicato e che ricordi in particolare?

Un sera sono rientrata da lavoro ed ho trovato delle luci particolari in giardino. Le aveva fatte installare perché non facessi neppure 1 passo completamente al buio mentre tornavo verso ”casa” (gli occhi le si fanno ancora più dolci, ndr)

Cosa dicono di te i tuoi figli?

I miei figli sono … di tutto ciò che ho fatto nella Vita, LORO sono quello di cui sono più fiera e soddisfatta! Sono il MIO Arcobaleno, la Mia Luce, …di me…beh dovresti chiederlo a loro cosa dicono di me…ma talora ridono e sbuffano per avere una mamma “Mary Poppins” e un invadente fratello più piccolo che si chiama “ Codice Rosa”. Come i miei genitori a mio fratello e a me, io ho cercato di dare loro Radici per crescere e Ali per volare…e quando li vedo volare… la stanchezza, le ferite, la nebbia…tutto passa

Un’ultima, importante, cosa. Se qualche lettore avesse bisogno di te e della tua task force, quali sono i contatti? A chi possono rivolgersi?

Ci sono molti servizi della ASL, di altri Enti e Istituzioni sul territorio che danno aiuto alle vittime, c’é il Centro Antiviolenza a cui ci si può rivolgere.
Noi siamo …lo Stato, siamo in Pronto Soccorso, nel Consultorio, nella Questura, nella Caserma dei Carabinieri, in Procura, se una vittima dice di essere un Codice Rosa o ci sono segni che lo indicano, lo Stato cerca di dare una risposta, è un work in progress, vorremmo farlo sempre meglio.
Vittoria Doretti ha un sogno: Che lo Stato si prenda particolare cura di chi è più debole…

Codice Rosa antiviolenza

 

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