Alessandro Angeli, lo scrittore che dà voce a chi non ne ha…
Questa settimana per “L’intervista all’autore” riporto integralmente quella che ho fatto allo scrittore Alessandro Angeli, pubblicata sul numero di Giugno della rivista Maremma Magazine.
Il primo libro che ho letto di Alessandro Angeli, romano di nascita ma ormai toscano a tutti gli effetti, è stato “Songster, cosmografia di un vagabondo” e mi è stato sufficiente per capire che mi trovavo di fronte ad uno scrittore particolare e profondo, al tormento degli animi sensibili che si tramuta in parola.
Perché, vedete, l’autore nei suoi libri (tanti *…ndr) non si limite a raccontare storie: offre ai lettori il punto di vista che a volte manca… e l’impegno etico e la lotta contro le ingiustizie sono sempre ai primi posti.
Sicuramente un approcci scomodo, ma che ci accompagna nella consapevolezza che si può essere grandi pur essendo piccoli e che l’animo umano ha la forza dei giganti e la fragilità delle margherite. Luci e ombre. Bianco e nero. L’ineluttabilità di un domani che non sappiamo ma che conosce invece i nostri passi.
Con il suo ultimo romanzo “Transmission – Vita, morte e visioni di Ian Curtis, Joy Division” Alessandro Angeli ci offre un viaggio nell’interiorità di un personaggio che, al di là delle caratteristiche specifiche, potrebbe benissimo rappresentare tutti noi. Una vicenda dove le paure non sono mai negate e le fragilità traboccano, riservando spazio sia al volo delle libellule che al ruggito dei leoni.
1- Alessandro, quale è stata la molla che ti ha portato a diventare scrittore?
Credo sia stata la necessità di giungere a un livello più profondo e ampio di comunicazione e di rappresentazione della realtà. Stesso discorso per il rapporto con me, scrivere mi ha aiutato a esplorare anche le zone più spigolose e scure del mio carattere.
2- Alcuni grandi autori avevano una ritualità nello scrivere. Moravia, per esempio, scriveva tutte le mattine qualunque cosa accadesse. Tu quando lo fai?
Solitamente inizio a scrivere quando l’urgenza di farlo mi domina, poi a seconda della lunghezza e forma del testo cerco di trovare il tempo necessario per portare a termine il lavoro, anche se ultimamente è dura (ride, ndr).
3- E l’ispirazione? Aspetti che arrivi, oppure hai un tuo metodo per “partorire” una nuova storia?
Esistono due fasi importanti e inizialmente distinte, la prima è quella mentale, in cui passo il tempo a favoleggiare luoghi, persone e intrecci, quando questa prima fase dalla sua vaghezza originale comincia a prendere forma passo alla fase dell’attuazione, che non corrisponde quasi mai completamente alla prima.
4- Tu sei un autore prolifico: hai scritto numerosi libri. Quanto tempo impieghi a scrivere un libro?
Non lo so, anche perché il tempo della scrittura non è esattamente cronologico: è in grado di portarti in epoche e geografie lontanissime in pochissimi istanti e allo stesso tempo per compiere il giro del tuo quartiere può farti impiegare una settimana.
5- Ce n’è uno che ami di più? E, se si, per quale motivo?
Sono molto critico con i miei racconti, difficilmente vado io verso di loro preferisco che succeda il contrario e mi fido abbastanza della ricezione dei lettori (pochi ma buoni), la cosa certa è che con il passar del tempo dopo tante fatiche e sacrifici la mia scrittura è diventata più fluida e si sta piano piano emancipando, questo anche se non dipende esclusivamente da me mi rincuora e mi fa ben sperare.
6- L’ultimo nato “Transmission – Vita Morte e visioni di Ian Curtis, Joy Division” edito da Stampa Alternativa è un libro particolare. Vuoi spiegare ai lettori di cosa parla e come è nato?
Be’ la trama è facilissima, parla della vita di Ian Curtis, il cantante dei Joy Division, dagli anni della sua gioventù fino alla sua prematura morte. Il racconto è nato perché il soggetto mi sembrava molto esplicativo per parlare del rapporto tra adolescenza e poesia, con tutti i suoi eccessi e le sue ombre. L’adolescenza è un’età molto particolare, in cui il rapporto con la musica è molto forte, inscindibile, così come l’amore con l’odio, Curtis è il poeta ideale per rappresentarla.
7- Perché proprio questo titolo?
Transmission è una canzone dei Joy Division e già nel titolo porta in sé uno dei temi centrali del libro, il tentativo di Curtis di comunicare in modo inconsueto, non verbale, attraverso vibrazioni psichiche, impulsi e pulsioni, qualcosa che è allo stesso tempo liberatorio e pericoloso, primordiale e moderno. La trasmissione delle emozioni attraverso onde elettromagnetiche, come la danza che accompagna le sue canzoni, anch’essa ha in sé qualcosa di conturbante e spaventoso. Curtis nel mio racconto non è solo un uomo ombra, ma anche uno sciamano urbano, di periferia.
Siamo rimasti completamente soli.
Restando nel medesimo luogo,
restando fuori dal tempo.
In contatto da lontano,
sempre più distanti.
8- Un libro del genere a chi è diretto, oltre naturalmente ai cultori della musica di Ian Curtis e dei Joy Division?
Avendo scelto un buon compromesso tra biografia musicale da fanzine e struttura narrativa romanzesca il libro credo sia adatto a tutti. Anche a quelli, per dire, che leggono di grandi misteri Aztechi pur non conoscendo affatto le culture precolombiane.
9- Leggendo i tuoi romanzi il filo conduttore sembra essere quasi sempre un sottile e diffuso senso di disagio. Che sia emarginazione, discriminazione o razzismo… La tua scrittura quindi soprattutto un impegno etico?
Sì mi piacciono gli ultimi, i diseredati, insomma per usare un’espressione ormai consueta, quelli che non hanno voce. Forse perché anche io mi sento un po’ così, come il fratello di Rino Gaetano (sorride).
10- Attraverso i tuoi romanzi vuoi lanciare un messaggio?
Diciamo che mi piace esplorare il confine tra prosa e poesia a prescindere dal contenuto del racconto (che solitamente si presta bene a questo tipo di sconfinamento) e cercare un personale ponte tra questi due elementi.
11- “Un paese che non legge è un paese che non regge…” Hai una spiegazione al fatto che in Italia si legge poco? Pensi che sia una cosa irreversibile?
Non lo so, ma la sensazione è che la disaffezione sia in crescita, anche da noi si ha l’idea, sbagliata, che la lettura e la cultura non siano beni primari per la vita di tutti i giorni.
12- Oggi accade spesso che libri mediocri salgano alla ribalta. Secondo te quali sono gli ingredienti giusti per scrivere un romanzo di successo?
A saperlo … (ride) non lo so davvero, mi piace pensare ai libri che restano, questi molto raramente sono mediocri.
13- Una necessità, un hobby, un lavoro…Cosa significa per Alessandro Angeli scrivere?
Tutte e tre le cose e nessuna a seconda dei giorni e di come mi ci approccio, ci sono momenti che scrivo come se giocassi a tennis (anche se non gioco quasi mai a tennis) e altri come fossi davanti a un plotone di esecuzione. Scrivere avrebbe tutte le carte in regola per essere il mio lavoro ideale, anche se di fatto non lo è.
14- Scrivere ti ha migliorato la visione della vita?
Sicuramente più leggera.
15- Gli E-book ormai sono una realtà importante nel mondo dei libri, potranno sostituire il cartaceo?
Non ho ancora mai letto un e-book e non vedo perché i libri dovrebbero essere sostituiti, comunque come per tutti gli altri “mezzi” di comunicazione, l’importante è cosa c’è dentro, ossia i contenuti.
16- I tuoi scrittori preferiti? Quelli che ti hanno dato la spinta giusta per passare dalla parte del lettore a quella di scrittore.
Mi piacciono gli scrittori che sanno far vedere e sentire molto in poco tempo. E che mostrano la realtà piuttosto che interpretarla.
Tra gli italiana Tozzi, Pratolini, Silone, Bernari, Deledda, Pavese, ma anche Consolo e molti altri.
17- Il tuo libro preferito?
Paesi tuoi di Pavese, Metello di Pratolini, Nottetempo casa per casa di Consolo
18- Quello che avresti voluto scrivere?
Quello che scriverò.
19- Il libro che tieni sul comodino…
Meridiano di sangue di Cormac McCharthy (spaventa gli spiriti cattivi).
20- … e quello che stai leggendo…
Piazza d’Italia di Antonio Tabucchi.
21- Un messaggio per i nostri lettori.
Continuate a leggere che abbiamo bisogno di voi e se vi capita di incocciare per caso il mio Transmission ricordatevi che tengo famiglia.
I libri di Alessandro Angeli:
Transmission. Vita, morte e visioni di Ian Curtis, Joy Division
2014, Nuovi EquilibriMaginot
2013, ControluceMare di vetro
2012, QuarupSongster, cosmografia di un vagabondo
2012, ControluceI ragni in testa
2011, BesaRagazzo fiume. 4 novembre 1966: la città sott’acqua
2011, C&P Adver EffigiLa lingua dei fossi. Miseria e orgoglio di un fuorilegge
2010, BesaShangai
2008, Giraldi EditoreMini concepts musica. Dimapant Shogun
2006, ARPANet a cura di Simone P.Fuori stazione
2006, Robin