L’infinito nel palmo della mano di Gioconda Belli
Pubblico con grande piacere questo commento a “L’infinito nel palmo della mano” (Feltrinelli, pagg.197, 2009), romanzo di Gioconda Belli, inviatomi da una lettrice: Mirella Carraro, docente di lettere di Grosseto.
Gioconda Belli, scrittrice nicaraguense, partendo dai 40 versetti della Bibbia in cui si parla di Paradiso Terrestre, di tentazione, di peccato, di esilio sulla terra, di solitudine, di dolore, di fatica, con L’infinito nel palmo della mano scrive un racconto magico sulle origini dell’umanità.
“L’infinito nel palmo della mano” è un libro incantevole e coinvolgente nella cui prefazione l’autrice afferma: ”credo che ci furono una prima donna e un primo uomo, e che questa potrebbe benissimo essere la loro storia… questa è la storia di ciascuno di noi”.
Pagine che fanno nascere mille riflessioni sulla vita e che esaltano soprattutto la figura femminile per mezzo di un’Eva straordinariamente attuale, che incantano con le descrizioni dei paesaggi, che affascinano nel tratteggio dei sei personaggi che lo abitano (compreso quello, tragico, di Caino), che ricordano l’importanza e la fatica dell’esercizio della libertà, che celebrano il valore inestimabile ed irrinunciabile della conoscenza, per dolorosa che sia («l’unico Paradiso dove la vita è vera è quello in cui possiedano il libero arbitrio e la conoscenza»), che incatenano per lo stile e il linguaggio echi della letteratura sudamericana di Marquez e dell’Allende“L’infinito nel palmo della mano”Un libro da leggere e da rileggere.