Gina Ceroni e la sua Emma
Ecco “Emma”, la terza opera della scrittrice toscana Gina Ceroni dopo “Una vita da raccontare” (Altromondo Editore, 2007) e “Come foglia al vento” (Albatros Edizioni, 2011)
Ho scelto questo romanzo, perché si legge bene, emoziona ed alla fine, a differenza di tanti altri romanzi anche ben più noti, lascia qualcosa!
DI COSA PARLA
Novembre 1893. L’autunno era inoltrato e nella piccola città di Grosseto uno dei suoi circa seimila abitanti sonnecchiava placidamente…
Inizia così la vicenda di Emma che vive la sua vita tra la fine dell’ottocento e l’inizio del novecento nella cittadina toscana.
Ed è proprio un’Italia in bilico fra tradizioni e voglia di modernità che fa da sfondo a questa intensa e appassionata vicenda, quella di una donna che non si accontenta di vivere una vita dove sono le consuetudini a dettare le regole.
Riesce a trovarsi un lavoro in un ufficio, cosa impensabile per quei tempi dove certe attività erano appannaggio esclusivo degli uomini e poi, “convinta” dalla nonna, si sposa con un notaio che la ama e la accetta per ciò che è, sfidando la famiglia e le regole sociali del tempo.
Ma Emma vuole di più e ben presto anche il ruolo di moglie comincia ad andarle stretto. Si innamora di un giornalista e con lui scappa a Firenze dove conoscerà giorni di intensa passione ma anche dolore e disperazione.
COSA NE PENSO
Un romanzo, una storia verosimile, autentica come lo possono essere solamente le vite vissute “di pancia” e quella della protagonista lo è.
Emma è una donna aperta al mondo, un animo inquieto che rincorre “il tutto”, nella vita come negli affetti, tanto che né il tenero e ricco marito, né la passione travolgente per l’amante riusciranno a placare un’insoddisfazione interiore che non le dà tregua. Leggendo questa storia, a parte un primo inevitabile paragone con Madame Bovary, ciò che emerge prepotentemente è la solitudine della protagonista. Una solitudine protetta e quasi coccolata che soltanto quando è in riva al mare o in padùle Emma riesce a condividere con la natura, sentendosi un tutt’uno con l’ambiente che la ospita e assaporando rari momenti di beatitudine.
Belle e puntuali le descrizioni di una Grosseto ancora acerba nella sua modernizzazione e di una Maremma selvaggia che mi ha riportato in mente gli splendidi quadri della pittrice (e scultrice) Lea Monetti che tanto ama questa terra.Intervista a Lea Monetti
Lo stile è semplice, pulito e lineare senza tanti sperimentalismi contemporanei, ma colto e corretto. I personaggi veri e convincenti. Il finale lascia forse un po’ di amaro in bocca, ma è in linea perfetta con lo spirito verista del romanzo e con le pulsioni interiori di Emma.