Ricette di guerra per resistere alla crisi

Ricette di guerra per resistere alla crisi

 

Roberta Pieraccioli

 

L’intervista della settimana è quella a Roberta Pieraccioli che, oltre ad essere scrittrice, è direttrice di Musei, organizzatrice di eventi culturali e dirigente di una importante biblioteca toscana, quella di Massa Marittima.

Persona sensibile e attenta, ha scritto molti racconti ispirati alla seconda guerra mondiale e alla resistenza ed è uscita recentemente in libreria con un libro di ricette veramente singolare: “La Resistenza in cucina ricette di guerra per resistere in tempo di crisi”.
Sentiamo cosa ci dice…

 

Roberta, quale è stata la molla che ti ha portato a diventare scrittrice e cosa significa per te scrivere?

Credo che all’origine di tutto ci siano i racconti di mia madre: ha sempre raccontato molto della sua infanzia, della guerra, della miniera (mio nonno era minatore). Da piccola ascoltavo con grande attenzione, mi piacevano moltissimo quelle storie, gliele chiedevo e le immagazzinavo. Poi da grande a un certo punto ho cominciato a scrivere e la molla decisiva è stata la nascita di mio figlio: gli raccontavo delle storie per farlo addormentare la sera, e anche lui, come me, amava sentirle raccontare, me le chiedeva inventando lui stesso delle trame che io dovevo completare. Così a un certo punto mi sono messa a scrivere quelle storie per non dimenticarle. I miei primi racconti sono infatti racconti per bambini nati così, dai dialoghi con mio figlio. Mentre invece il primo racconto “serio”, che ho inviato a un concorso letterario, nasce dalle storie vere raccontate da mia madre.

Alcuni grandi autori avevano una ritualità nello scrivere. Tu, che fra l’altro sei una donna molto impegnata lavorativamente, quando lo fai?

Quando capita, in tutti i ritagli di tempo! Spesso scrivo la sera dopo cena, però per essere comunque insieme alla mia famiglia (visto che, lavorando, passo molto tempo fuori casa) scrivo davanti alla televisione, seduta a gambe incrociate sul divano col computer sulle ginocchia. Riesco a isolarmi ugualmente, ma nello stesso tempo sono lì e posso partecipare alla vita di famiglia.

Prima di questo libro hai scritto e pubblicato molti racconti. Come ti ispiri? Hai un tuo metodo per “partorire” una nuova storia?

La storia parte quasi sempre da qualche racconto, da qualche episodio di cui ho letto o sentito. Oppure nasce da un concorso letterario con un tema che mi pare interessante. Arriva uno spunto, un’idea, uno stimolo, ci ricamo sopra, comincio a rimuginare, mi figuro le scene, i dialoghi, mi descrivo nella mente personaggi e intrecci, senza scrivere nulla; poi a un certo punto mi metto al computer e lì la storia prende corpo davvero. Altre volte invece mi parte un incipit, lo scrivo e poi da lì la storia va avanti senza che io sappia assolutamente che strada prenderà. E’ una delle cose che mi diverte di più: non sapere come va a finire e scoprirlo via via che scrivo.

C’è un racconto che ami di più? E, se si, per quale motivo?

Ce ne sono diversi che amo particolarmente, ma sono molto affezionata a “Donne di miniera” perché è il primo racconto che ho inviato a un concorso letterario che ho poi vinto, e questo mi ha dato un enorme stimolo per continuare a scrivere. Tra l’altro, il racconto è ambientato qui nel nostro territorio, in un paese delle Colline Metallifere, ed è un piccolissimo spaccato della vita di miniera (e di miseria) intorno al periodo della seconda guerra mondiale.

Il tuo primo libro, La resistenza in cucina, fra l’altro uscito proprio in questi giorni è particolare, a LA RESISTENZA IN CUCINAcominciare dal titolo, e sicuramente non in linea con ciò che hai scritto fino ad ora. Vuoi spiegare ai lettori di cosa parla e come è nato?

In realtà è più in linea di quello che sembra perché la maggior parte dei miei racconti è ambientata proprio tra guerra e Resistenza. Ed è appunto scrivendo racconti ambientati in vario modo in quell’epoca che sono arrivata all’idea di questo libro. Per scrivere quei racconti ho letto e continuo a leggere moltissimi libri su quel periodo storico, dai saggi ai romanzi, soprattutto libri che parlano delle donne e della vita di tutti i giorni. A un certo punto tra queste letture e ricerche mi sono imbattuta in una serie di pubblicazioni dei primi anni ’40 sulla cucina e lì mi si è aperto un mondo. Ho ritrovato gli insegnamenti che mi impartiva mia madre quando ero piccola riguardanti l’economia della casa, soprattutto in cucina: leggendo quei libri mi sembrava di risentire le sue precise parole! E allora mi è venuta l’idea di mettere insieme gli insegnamenti sul non spreco di quei libri e di mia madre, insegnamenti che oggi sarebbero davvero da rimettere in funzione, riunendo le ricette “di guerra” di mia madre che in parte ho ritrovato anche in questi libri. E così è nato questo libro in cui le cinquanta ricette, tutte raccontate, sono precedute da una breve introduzione storica di taglio divulgativo che racconta della vita quotidiana, dalle sanzioni al razionamento ai sacrifici e alle fatiche della donne in tempo di guerra.

A chi è diretto “La resistenza in cucina”?

E’ diretto a tutti coloro che si interessano in vario modo di cucina e vogliono riproporre vecchie ricette dimenticate fatte con poco, all’insegna del risparmio e del non spreco. Ma anche a chi ha voglia di sapere qualche cosa di più sulla vita quotidiana in tempo di guerra.

In genere cosa leggi, hai scrittori preferiti?

Leggo moltissimo, anche per ragioni professionali. Soprattutto leggo molta narrativa contemporanea e cerco di seguire principalmente gli scrittori italiani e toscani, anche per poterli proporre ai lettori della Biblioteca di Massa Marittima non solo con incontri con quegli autori ma anche come lettura. Ho molti scrittori preferiti, anche molto diversi tra loro, da Camilleri a Fenoglio, tanto per dare due esempi veramente diversi. Di solito quando mi piace uno scrittore, leggo tutto quello che produce e lo seguo a ogni uscita.

Dirigendo una importante Biblioteca come quella di Massa Marittima, ti sarai fatta una idea di quanto si legge in Italia…

Forse si può dire che ci sono pochi lettori che leggono molto, questa almeno è la mia esperienza diretta. A Massa abbiamo molti utenti affezionatissimi che leggono molto, ma certo in rapporto alla popolazione intera sono una minoranza. Abbiamo anche lanciato il premio “miglior lettore” e c’è stata una bella risposta, ma sicuramente non basta. Decisamente devo segnalare l’assenza quasi totale dai lettori della fascia di ragazzi delle scuole superiori: fino alla medie leggono molto, poi alle scuole superiori spariscono quasi del tutto dalla biblioteca; alcuni ritornano quando sono più grandi, ma molto più frequentemente non tornano e dunque immagino che leggano poco o nulla. Penso che uno dei problemi sia dovuto al fatto che alle scuole superiori gli insegnanti sono impegnati a far leggere più che altro i classici, e in questo modo probabilmente non invogliano i ragazzi alla lettura. Voglio dire, a ragazzi che devono essere indirizzati alla lettura non si possono proporre, per cominciare, ad esempio i romanzi dell’Ottocento. I classici sono importantissimi, fondamentali, fanno parte della cultura del nostro Paese, ma se questo vuol dire allontanare i ragazzi della lettura allora è meglio invogliarli a leggere, indirizzarli al piacere della lettura con autori contemporanei sempre di qualità, ovviamente, ma meno “classici” e sicuramente più attraenti. Ce ne sono tanti! Poi quando avranno assaporato il piacere della lettura, leggeranno anche ai classici.

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Ormai è stato appurato che leggono più le donne che gli uomini. E’ vero anche per la tua esperienza? E secondo te per quale motivo? Forse è un fatto di sensibilità?

In effetti anche nella nostra Biblioteca ci sono più lettrici che lettori, anche se al premio miglior lettore c’è sempre una buona rappresentanza di entrambi i sessi. Forse si tratta di un diverso approccio alla vita: le donne sono più capaci di perdersi nelle storie, sono più capaci di ascoltare, gli uomini invece preferiscono “fare”. E’ un fatto che sono più le donne che raccontano: le tradizioni, le storie di famiglia sono prevalentemente le donne che le trasmettono ai figli, in tutte le culture, quindi probabilmente, come raccontano così amano ascoltare/leggere racconti

.

Dopo “La Resistenza in cucina” hai in mente di scrivere un altro libro?

Certo! Come si dice, l’appetito vien mangiando e l’emozione di avere tra le mani il mio primo libro stampato è stata così forte che non vedo l’ora di riprovarla! Anche se ovviamente i prossimi mesi saranno più che altro dedicati alla promozione di questo.

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