I cariolanti, un pugno nello stomaco, un colpo secco
(Editore Elliot, anno 2009, pagg.158)
Un romanzo particolare e potente quello che andremo a conoscere questa settimana: I cariolanti di Sacha Naspini, noto scrittore italiano.
Toscano classe 1976, è autore di numerosi romanzi, scrive per cinema e tv e pubblica con Rizzoli. Sito di Sacha Naspini
Nonostante I cariolanti sia uscito diversi anni fa,pubblico con piacere la recensione a firma di Mimmo Fiorani (*) perchè la storia, senza età, continua ad emozionare e a trasmettere sensazioni molto forti.
(*) Mimmo Fiorani fa parte del Circolo LaAV – Letture ad alta voce – di Follonica (Gr) ed è avvocato. Appassionato di libri fin da tenera età, adora Calvino e Pasolini ed ha ereditato la passione per la letteratura dal nonno e dalla sua famiglia. Mi ha detto di aver voluto fare questa recensione perché il libro di Sacha Naspini lo stupì molto quando lo lesse per la prima volta. Ai tempi, non conosceva personalmente l‘autore, ma ora può dire che è un amico.
COSA NE PENSO
Prima di tutto dovreste farvi una domanda: avete idea di cosa sia la fame quella vera?
Senza soluzione, senza speranze, con il pensiero fisso di essere vicini alla morte.
Poi dovreste farvene un’altra: avete idea di cosa sareste in grado di fare qualora, per fame, foste davvero vicini alla morte?
Ecco, pensateci bene, perché il romanzo di Sacha Naspini vi farà porre, tantissime volte, questi quesiti.
I Cariolanti è la storia di Bastiano, la sua biografia.
Tutto inizia durante la prima grande guerra. Bastiano ha poco più di 5 anni.
Vive con la sua famiglia in un….pozzo. Il padre, per sfuggire alla guerra e per proteggere i suoi cari, non ha trovato altra soluzione che questa. O non l’ha voluta cercare. Forse è un vigliacco che fugge dai suoi doveri, forse è un coraggioso che si riduce ad essere una bestia per amore dei propri cari. Forse entrambe le cose.
Fuori dal pozzo… i Cariolanti. Coloro che se non finisci tutta la cena vengono e ti portano via. Uno stratagemma della madre perché il piccolo Bastiano provi quel tanto di paura che basta per fargli accettare questa condizione. Per fargli pensare che c’è un male ancora peggiore là fuori.
Ma vivere in un pozzo non è affatto facile, specialmente quando la fame più nera ti mangia da dentro per giorni, arrivando a farti desiderare persino di morire.
In questa condizione, può capitare che ci si debba cibare di carne umana.
Di carne umana? Sì, di carne umana.
Forse alcuni di voi stanno pensando che piuttosto preferirebbero morire. Può darsi, ma leggendo il libro necessariamente tornerete a porvi le domande di cui sopra: sicuri che non lo fareste se non aveste alternativa?
Vivere come un animale, ti trasforma in un animale. Ed essere animale significa sviluppare anzitutto un istinto di sopravvivenza che primeggia su tutti gli altri.
Il leone divora la precedente cucciolata della femmina, così da eliminare il patrimonio genetico del precedente maschio e replicare il proprio.
La mantide religiosa divora il proprio compagno durante l’accoppiamento, per far fronte alla maggiore domanda di proteine derivante dalla deposizione delle uova.
Sacha Naspini ci fa conoscere come può diventare l’uomo che sviluppa l’istinto animale. Perché la priorità della propria esistenza è sopravvivere, ma se diventi un animale, allora è sopravvivere ad ogni costo.
Bastiano svilupperà questo istinto già in tenera età, ma questo lo porterà a pensare che forse quell’orrore provato sia una cosa del tutto normale, perché è stato suo compagno fin da quando è nato.
Devi conoscerlo il bene per distinguerlo dal male.
E Sacha Naspini racconterà le sue vicende rendendolo un “ragazzo di vita” ancora più crudo e spietato di quelli che ci ha raccontato Pasolini.
Vi farà inorridire raccontando quello di cui è capace Bastiano, il cui istinto di sopravvivenza, con il passare degli anni, non scemerà affato, anzi, si affinerà rendendolo più calcolatore, ma lasciando inalterata la voglia di prendersi con la forza ciò che in un modo o nell’altro gli viene negato.
Come un animale che crescendo acquista maggiore esperienza.
Ma Sacha Naspini vi farà al contempo solidarizzare con il suo personaggio, portandovi a non condannarlo mai del tutto. Vi farà mettere nei suoi panni, vi farà domandare cosa poteva essere stato di quel ragazzo, se solo la sua vita fosse inziata diversamente.
E l‘autore andrà anche oltre: vi dimostrerà esattamente cosa poteva essere della vita di Bastiano, se solo fosse cambiato il contesto, se solo quella normalità che per lui è stato l’orrore, avesse voluto dire davvero normalità. Se ne accorgerà anche Bastiano di come poteva essere la sua vita. Se ne accorgerà eccome. Soprattutto quando si troverà a confronto con l’esempio umano di quello che anch’egli poteva essere. E si lascerà andare ad un monologo devastante e autobiografico, in cui la sua natura uscirà pienamente fuori in tutta la sua consapevolezza, portando il lettore ad avere quella pietà di lui e forse anche quella solidarietà di cui prima abbiamo detto.
Memorabile ed esplicativa la frase “te non lo sai cosa vuol dire nascere di traverso“.
Per raccontare la storia, l’autore utilizza più voci, riuscendo a plasmare lo stile di scrittura intorno al personaggio che in quel momento sta raccontando.
Una scrittura “camaleontica” quella di Naspini, che vi farà pensare che il romanzo abbia più autori. E invece ha “solo” più di una telecamera.
Tutte le voci sono in prima persona, quindi non troverete in nessuna parte il vecchio e noioso “narratore onniscente”. Sono i personaggi della storia a parlare, Bastiano su tutti. Quindi la narrazione seguirà le varie vicende esattamente come le vedono i suoi protagonisti.
Questo dà maggiore realismo al romanzo, anche perché la scrittura è molto contaminata dal “parlato” dei personaggi. In sostanza, Sacha Naspini riesce a creare un perfetto equilibro tra la scrittura tipica letteraria e la voce di strada, permettendo al lettore di entrare maggiormente e più direttamente nella storia.
Anche per questo motivo, il romanzo si legge velocemente. Ma questo non deve ingannare, facendo pensare di essere di fronte ad una lettura poco impegnativa. Al contrario, divorerete le sue pagine una dietro l’altra, anche grazie ad uno stile di scrittura che vi terrà incollati fino alla fine del libro.
Insomma, I Cariolanti di Sacha Naspini è un romanzo crudo, duro, diretto e che non lascia spazio a facili e inutili sentimentalismi. Ma è anche un romanzo che fa guardare dentro il lettore, il quale necessariamente sarà portato a farsi domande profonde, tenendo presente che tutti i vari Bastiano “se non sono gigli, son pur sempre figli, vittime di questo mondo“.