Carlotta Fruttero ci parla della sua “Vita con papà”

Carlotta Fruttero ci parla della sua “Vita con papà”

 

Ho conosciuto Carlotta Fruttero, figlia del noto scrittore Carlo che insieme a Lucentini ci ha regalato romanzi carlotta fruttero dianora tintifruttero lucentiniindimenticabili, in occasione della sua partecipazione alla trasmissione Quantestorievuoi su TV9, condotta da Francesca Ciardiello ed alla quale partecipo ormai da due anni come ospite fissa (nella foto a destra).

Da allora ci siamo risentite più volte e così ho avuto occasione di parlarle più approfonditamente, tanto che mi ha concesso questa lunga intervista, peraltro anche uscita il mese di ottobre sul mensile Maremma Magazine per il quale scrivo.

Eccola qui per i lettori di Letteratura e Dintorni:

Scrivere dei padri: succede quando il figlio inizia a fare i conti con la propria identità. Spesso quindi chi ha padri ingombranti ricorre alla scrittura. E’ anche il tuo caso?

In realtà no. La mia era una necessità diversa: descrivere il lato più privato e familiare di un uomo noto per le sue opere, che di solito il pubblico non conosce.

Fare i conti in pubblico poi, secondo te, funziona sempre?

Dipende da cosa si intende per “fare i conti”. Io non ho nulla da bilanciare nei confronti di mio padre, quindi i miei “conti” sono solo la infinita riconoscenza per quello che mi ha insegnato umanamente e per la fortuna che ho avuto di raccogliere per prima, negli ultimi anni, il frutto del suo lavoro straordinario: vedere dal vivo come scrive un vero scrittore.

Tu non sei una scrittrice professionista. Hai trovato difficoltà nella stesura del libro?

Strano a dirsi ma no. È venuto da sé, in pochi mesi, scandagliando i ricordi. È stato bello.

Una volta, parlando, mi hai detto che tuo padre questo libro te lo ha “quasi commissionato”. In che senso?

Nel senso che quando la Mondadori gli chiese di scrivere la sua autobiografia lui rispose: “Non ci penso proprio. Lo farà Carlotta “a babbo morto”.

Fintanto sei stata bambina che percezione avevi di lui e di tutto ciò che gli ruotava intorno?

La percezione di una vita assolutamente normale, di una famiglia normale. Per me era tutto naturale, i libri, gli amici, lo studio pieno di fumo. E mio padre non amava mettersi al centro, sfoggiare, sottolineare la sua notorietà. Da piemontese doc quale era manteneva sempre i piedi per terra.

La mia vita con papà“La mia vita con papà” racconta molti episodi della tua vita con lui. Andavate d’accordo?

Credo che la natura speciale del nostro legame si percepisca bene da ciò che racconto e dalle lettere che mi mandava quando ero piccola e lui lontano.

Hai mai percepito il tuo cognome come qualcosa di impegnativo da portare?

Purtroppo sì. A scuola soprattutto. I professori si aspettavano sempre qualcosa di meglio da me. E forse proprio per questo io non mi impegnavo più di tanto, il confronto era comunque sempre a mio svantaggio.

E, come padre, Carlo Fruttero come è stato?

Un padre affettuosissimo, tenero e molto attento.

Quali sono i pregi e i difetti che hai ereditato?

La pignoleria: soprattutto scrivendo. La leggerezza nell’affrontare le difficoltà della vita. La determinazione a portare a termine i progetti.

Difetti veri e propri no se non l’inclinazione a qualche estemporanea sfuriata e forse la golosità.

“Dietro ogni grande uomo c’è sempre una grande donna”: questa frase attribuita alla scrittrice Virginia Woolf, può essere considerata come una rivisitazione del famoso detto latino “Dotata animi mulier virum regit”, una donna dotata di coraggio (di spirito) sostiene (consiglia) il marito. Che ruolo ha avuto tua madre in famiglia?

Proprio questo. Mia madre è stata la roccia della nostra famiglia. La prima a leggere i romanzi. Se mia madre rideva mentre leggeva mio padre capiva di aver scritto qualcosa di buono, che poteva funzionare.

La mamma poi si occupava di me e mia sorella scaricando mio padre da incombenze pesanti o di routine, dandogli modo di concentrarsi solo sul suo lavoro.

Cosa ne pensi di ciò che disse Orazio in una sentenza famosa e terribile: “Noi valiamo meno dei nostri padri e i nostri figli varranno meno di noi”?

Mah! Non saprei. Per certe cose sicuramente valgo meno di lui, soprattutto dal punto di vista letterario. Ma umanamente non penso di valere meno, ognuno di noi ha una sua ricchezza interiore personale diversa.

Per quanto riguarda i miei figli invece posso dire che di sicuro non valgono meno di me!

Tuo padre aveva scelto Roccamare come luogo dove vivere, nonostante la sua frutt--330x185professione lo portasse spesso in varie parti d’Europa. Perché la Maremma? Cosa aveva di tanto irresistibile?

La Maremma è una terra speciale, magica, ricca di storia. Per uno scrittore rappresenta uno dei luoghi di massima ispirazione. La gente di Maremma poi è ironica, concreta, anche rude se vogliamo, ma con un cuore grande.

E tu Carlotta che rapporto hai con questi luoghi? Quanto tempo trascorri nella pineta di Roccamare?

Io a Roccamare ci vivo. E adoro viverci. Sia d’estate che d’inverno e per me il momento più bello è quando Castiglione si svuota e noi del luogo ne riprendiamo il pieno possesso. Qui tutto è più semplice, una dimensione umana introvabile nelle città, una qualità di vita impagabile!

Fin da bambina hai vissuto qui con la tua famiglia per lunghi periodi. Pensi che  i maremmani, con i loro caratteri ancora per certi versi schiettamente rudi, abbiano influito sul tuo carattere e formazione? E, se sì, in che modo?

Bè sì! Mi hanno contagiata con il loro linguaggio schietto e ironico. I loro modi di dire così impregnati di realtà, il loro modo di affrontare la vita giorno per giorno e soprattutto il loro cuore generoso e grande che possiedono sotto la scorza apparentemente rude, ma che mostrano solo se ti considerano pari a loro.

Che-tempo-che-fa-Fazio-SalviniIn questo periodo, oltre a questo, stai presentando anche un libro postumo di tuo padre “Da una notte all’altra. Passeggiando tra i libri in attesa dell’alba” un excursus sui più grandi libri di ogni tempo. Un progetto concepito da tuo padre insieme a Fabio Fazio. Il libro era già pronto oppure hai dovuto lavorarci?

In massima parte era pronto. Mio padre sfiorava la perfezione quando scriveva. Poche pochissime correzioni, perlopiù qualche aggettivo, qualche virgola, qualche a capo. Ho dovuto solo collegare fra loro le schede e la conversazione. Bel lavoro!

Insomma, sembra che tu ci abbia preso gusto a scrivere… Pensi di continuare?

Chissà! Forse. Mi piace scrivere, lo faccio da sempre e ora che mio padre non c’è più forse sono un po’ più libera di provarci. Quindi si vedrà: mai mettere limiti alla Provvidenza…diceva sempre il babbo!

 

 

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