Anna Bonelli, la biblioteca ai tempi del web
Sono innamorata della cultura e del sapere, e non ne faccio mistero, perciò eccomi qui
con Anna Bonelli (nella foto a sinistra) che di questi argomenti se ne intende parecchio… Una donna vera, spontanea, con quel pizzico di schiettezza tipica dei maremmani che, francamente, non guasta.
Come ho anticipato, con lei parleremo di cultura e di libri, perchè da molti anni si occupa proprio di questo, come responsabile della storica Biblioteca Chelliana di Grosseto.(L’intervista integrale la potete trovare nel numero di novembre 2015 di Maremma Magazine, il mensile di informazioni turistiche/culturali per il quale scrivo oramai da molti anni.)
Tu, Anna, sei responsabile della storica biblioteca grossetana Chelliana: quali sono le difficoltà riscontrate in relazione alla diffusione della cultura della lettura ?
Anche qui in Maremma si riscontrano le stesse difficoltà presenti in tutto il territorio nazionale: bassa percentuale di lettori, che sono per la maggior parte donne, crisi economica che ha colpito anche il settore editoriale, proposte di lettura percepite come una costrizione dalla popolazione scolastica in età preadolescenziale, forte tendenza all’utilizzo della rete a discapito della ricerca delle fonti sui testi cartacei, etc. Si deve partire dal presupposto che un territorio, una comunità con bassi indici di lettura ha bassi livelli di sviluppo e non sa valorizzare le sue potenzialità. Per questo è assolutamente necessario che le biblioteche segnalino a gran voce la loro presenza e che riaffermino il proprio ruolo culturale nel tessuto connettivo della realtà sociale di appartenenza.
Ritieni che si stia perdendo il gusto di leggere?
Negli ultimi tre anni, attraverso l’indagine effettuata in tutte le aree italiane, tranne che nel Nord-Est dove si registra una positiva controtendenza, tutte le altre zone del paese segnano drammaticamente un notevole passo indietro e si conferma in maniera evidente la crisi della lettura. Alcuni dati sconfortanti: i lettori del Nord-Ovest sono passati dal 53% al 49%, quelli del Centro addirittura dal 52% al 42% e al Sud dal 39% al 31%.
La scarsa propensione alla lettura viene anche dal livello di istruzione e dalla difficoltà di accedere ad altre opportunità culturali e di partecipazione ad eventi ed iniziative del settore. Parlando con la gente, anche qui da noi spesso si obietta che la cultura, quindi il libro in quanto tale, ha un prezzo a volte troppo alto.
La crisi economica inevitabilmente ha colpito anche il settore editoriale: un padre di famiglia spesso al posto di un libro, seppur disponibile in versione economica, preferisce acquistare qualcosa che ritiene più utile quotidianamente per sé e i suoi cari. Comunque oggi la scarsa diffusione della lettura nel nostro Paese non è soltanto simbolo di impoverimento culturale e di mancanza di risorse economiche ma anche seria questione sociale poiché la lettura costituisce da sempre una fonte di arricchimento non solo culturale ma soprattutto intellettivo, sociale e morale.
A questo proposito voglio citare Nicola Lagioia, vincitore del Premio Strega 2015, il quale afferma che occorre formare lettori e non sfornare consumatori per tornare a far crescere il numero di lettori in Italia, sensibilmente in calo negli ultimi anni, perché per un lettore un libro sarà sempre un bene primario.
Nel pensare comune spesso le biblioteche sono associate a luoghi impermeabili alle nuove tecnologie. Secondo te è così? E, comunque, come viene visto e percepito oggi il luogo “biblioteca”?
Fortunatamente si è smesso da tempo di pensare alla biblioteca come una istituzione monolitica e impermeabile alla società e con la sola funzione di custodire, conservare e tramandare le raccolte librarie e documentarie al suo interno.
In verità oggi il vecchio concetto di biblioteca è distante da tutta la gente comune in quanto non è in grado né di offrire spazi riconosciuti come identitari né tanto meno è al passo con le potenzialità delle nuove tecnologie (dalla possibilità di scaricare brani musicali dal web alle nuove forme di forum in rete, etc.). Non offre nemmeno occasioni per costruire relazioni di gruppo vissute come proprie, soprattutto sul piano espressivo e artistico.
Pur essendoci in Italia numerose biblioteche che sono cattedrali di conservazione, in quanto assolvono egregiamente al compito di preservare le grandi collezioni storiche a stampa, piace immaginare la biblioteca pubblica come un luogo fisico pieno di luce, con tavoli spaziosi provvisti di prese per i computer portatili e divisi in area del silenzio e area dove si può parlare per studiare insieme, fare progetti, realizzare cartelloni, coperta interamente da rete wi-fi, con un’area salotto, area mostre, un piccolo auditorium, una caffetteria e così via. Naturalmente non possiamo dimenticare che la conservazione è uno dei cardini su cui si fonda la mission di ogni biblioteca anche se la tecnologia è un fattore che diventerà sempre più rilevante sotto l’aspetto culturale anche per chi frequenta le biblioteche.
Oggi perché le persone dovrebbe frequentare una biblioteca? Qual è il valore aggiunto rispetto al reperimento di libri e nozioni attraverso Internet?
Prendo spunto dal volume di Stefano Parise dal titolo Dieci buoni motivi per andare in biblioteca, pubblicato dall’Editrice Bibliografica nel 2011. Questo è l’indice e creda dica già molto:
1. La biblioteca è tua, la biblioteca è per te
2. In biblioteca si legge
3. In biblioteca si apprende, a tutte le età
4. In biblioteca si formano le opinioni
5. In biblioteca nessuno è straniero
6. La biblioteca è social
7. La biblioteca è digital
8. La biblioteca risponde
9. Biblioteca è libertà
10. Biblioteca è memoria
Recentemente ho intervistato un noto scrittore italiano secondo il quale oggi il libro deve essere principalmente in e.book, perché la cultura si fa sul web. Sei d’accordo con questa affermazione?
No. Certamente la cultura sul web è indispensabile per fare ‘rete’, per impossessarsi dei nuovi linguaggi, per arrivare più velocemente alle notizie. Non importa che ci preferiscano gli ebook piuttosto che i libri cartacei ma ricordiamoci sempre quanto è importante l’interazione umana, il rapporto tra i singoli che non deve limitarsi esclusivamente alla virtualità del web.
Oltretutto l’obiettivo deve essere, anche nel passaggio alla pubblicazione su Internet o in forma di ebook, quello di affermare l’autorevolezza e la qualità dei contenuti veicolati: infatti la cultura in generale sul web, in assenza di un filtro scientifico e soprattutto editoriale, corre seri pericoli di qualità e affidabilità delle notizie pubblicate.
Per fare il tuo lavoro è necessario amare la cultura tout court, oppure è sufficiente essere un buon tecnico?
Il bibliotecario e’ una sorta di stregone, un alchimista che nel suo alambicco sa ben dosare tecnicismo e passione per la cultura in genere. Non si può delineare il confine di demarcazione tra questi due aspetti che dunque si integrano e formano il bagaglio indispensabile all’esercizio della nostra professione.
Ti consideri un’intellettuale?
Sì, nel senso letterale del termine, ossia utilizzare le capacità intellettive per contribuire consapevolmente non solo alla propria crescita culturale ma anche e soprattutto a quella degli altri.
Nella vita privata se una lettrice? Cosa leggi e quali sono i tuoi autori preferiti?
Sono appassionata del genere thriller e mi piacciono gli scrittori anglosassoni: in questo momento sto leggendo La ragazza del treno di Paula Hawkins, ma amo anche Ammaniti. E poi adoro Giampaolo Pansa e Corrado Augias per la saggistica di autore, Stephen King come Andrea Camilleri, Anne Todd, Sophia Kinsella, Sebastiano Vassalli, Pedro Chagas Freitas, etc.
Consiglieresti ad un giovane di intraprendere la tua professione?
Assolutamente sì!