Ester Cecere, la poetessa – biologa marina
(la foto di copertina è tratta dal volume di Federico Busonero Fiji The Uncharted Sea)
CHI E’ ESTER CECERE
Poetessa e scrittrice, nata a Taranto dove tutt’ora vive e lavora, Ester Cecere (nella foto a sinistra) di professione fa la ricercatrice presso il Consiglio Nazionale delle ricerche dove si occupa di Biologia marina.
Un amore, quello per il mare, che è anche fonte della sua ispirazione letteraria.Gelosissima dei suoi componimenti, soltanto da adulta comprende l’importanza di condividerli con gli altri e inizia quindi a pubblicarli, ottenendo ottimi riscontri sia di pubblico che di critica e vincendo numerosi Premi Letterari: Burrasche e Brezze, Come foglie in autunno, Fragile. Maneggiare con cura sono i suoi tre libri di poesie mentre la raccolta di racconti Istantanee di vita (Kairòs, Napoli, 2015) rappresenta il suo esordio in narrativa.
Per la sua peculiarità di Ricercatrice-Poetessa, il Consiglio Nazionale delle Ricerche, nell’ambito delle celebrazioni dei 90 anni dell’Ente, le ha dedicato un video pubblicato sulla Web tv del CNR, intitolato Un giorno da ricercatore
Ester, credi che si possa trovare una relazione tra il tuo lavoro e la tua poesia?
Il trait d’union tra la mia professione e la poesia è senza alcun dubbio il mare in primis, poi gli elementi e le manifestazioni della natura. Il mare ha sempre fatto parte della mia vita, sin dalla tenera età. Esso per me assume più valenze: è l’oggetto del mio lavoro, la mia principale fonte di svago e di rilassamento e ora anche d’ispirazione.
Scherzando, sono solita dire che: Il mare è il mio liquido amniotico, Nelle mie vene scorre l’acqua del mare e non il sangue! Esso ricorre spesso nelle mie poesie, sia nelle metafore che nelle allegorie per esprimere stati d’animo e sensazioni.
Come ti sei avvicinata a questo genere letterario?
Scrivo poesie da quando avevo quattordici anni. Specifico sempre quando mi viene posta questa domanda che non si sceglie di scrivere poesie; è la poesia che sceglie l’autore; in altre parole, si può decidere di scrivere in prosa, ma poeti si nasce.
La poesia si impone; scrivere poesie è un’esigenza irrinunciabile; chi scrive poesie lo fa in qualsiasi momento, su di un pezzo di carta qualunque. Si può anche decidere di comporre una poesia; tuttavia, una composizione poetica che nasce da una decisione e non da una ispirazione è, a mio avviso, un mero esercizio letterario che difficilmente susciterà qualche emozione nel lettore.
In genere, quali sono i temi che ti stanno più a cuore? Come, e da quale punto di vista, li affronti?
Scrivo poesie liriche e poesie civili; entrambi i generi mi sono molto cari.Le prime sono introspettive ed esprimono il mio mondo interiore: sentimenti come solitudine, rimpianto, illusione, disillusione, dolore ma anche speranza! Pur essendo ispirate da avvenimenti della mia vita, esprimono stati d’animo condivisi e condivisibili, cioè provati da chiunque, in un qualsiasi luogo e in ogni epoca; in tal modo la poesia assume il carattere di universalità.
Scrivo anche molte poesie civili, di denuncia, che traggono ispirazione da scottanti temi d’attualità, come il femminicidio, il dramma vissuto da coloro che fuggono dalle zone di guerra, le privazioni a cui sono sottoposti tanti bambini e la loro morte spesso atroce.
Queste tragedie scuotono fortemente il mio animo e le poesie fluiscono spontanee, quasi indipendenti dalla mia volontà. La poesia non può certo cambiare l’uomo e il mondo, ma sicuramente può invitare a riflettere, a rendere consapevoli.
Io mi esprimo in versi liberi, conferendo quella musicalità che non dovrebbe mancare mai nelle poesie, ricorrendo alle figure retoriche.
Il mio è un verseggiare asciutto, essenziale, talvolta crudo, almeno così lo definiscono i critici letterari. Le mie composizioni sono brevi. Sono convinta, infatti, che la poesia debba essere come una freccia che raggiunga il bersaglio, in questo caso il lettore, nel minor tempo possibile.
Esiste un filo che unisce le tue sillogi poetiche oppure sono l’una indipendente dall’altra?
Il fil rouge che unisce i miei tre libri di poesie è sicuramente rappresentato dal mal di vivere, una sorta di disillusione, di rifiuto della mia vita attuale, come se le mie aspettative fossero state tradite.
Oggi sicuramente l’immagine del poeta è cambiata. Coloro che fanno poesia sembrano volersi buttare con entusiasmo nella vita quotidiana, anche attraverso i social e il web, quasi a voler far dimenticare la figura del poeta solo e depresso. Tu come vedi, nell’attuale panorama letterario, la poesia?
Tutto sommato, trovo positivo che oggi molta più gente scriva poesia e faccia in modo che altri la leggano. Non dimentichiamo che la poesia è terapeutica, è catartica. Tuttavia, ritengo che scrivere in versi non significhi necessariamente scrivere Poesie.
Questa è un’arte che s’impara e si affina col tempo, leggendo le opere classiche e contemporanee, ma anche tanti buoni libri di narrativa. L’ispirazione non basta per fare della vera e buona Poesia, così come la perfetta conoscenza della metrica non è sufficiente per scrivere poesie che parlino al cuore del lettore se non c’è l’ispirazione.
Recentemente è uscita la tua prima opera di narrativa: Istantanee di vita, una raccolta di racconti. Perché hai deciso di cimentarti anche in questo genere letterario? La poesia non era più sufficiente per esprimerti?
Cosa hai trovato di diverso e che cosa, invece, di uguale?
Parlaci di questi racconti che prendono spunti da episodi realmente accaduti…
In realtà, questa non è la prima volta che mi cimento con la narrativa; da bambina scrivevo fiabe. Esprimersi tramite la narrazione è completamente diverso dall’esprimersi in poesia e l’una non esclude l’altra. In poesia si usano soprattutto le figure retoriche. Si lascia molto spazio all’interpretazione del lettore. C’è molto non detto. Ad un certo punto della mia vita, ho sentito l’esigenza di comunicare in maniera più esplicita e di concedermi un po’ più di spazio; così sono nati i racconti brevi pubblicati in Istantanee di vita.
Sono racconti d’impronta realistica che prendono spunto da episodi realmente accaduti, spaccati di vissuto attraverso i quali la vita ci offre molteplici spunti di riflessione, ma sui quali raramente ci soffermiamo. E’ intuitivo che un tale approccio alla composizione letteraria è completamente diverso da quello poetico. Anche se, in qualche racconto, mi sono concessa qualche passo di prosa poetica.
Il modo di scrivere di Ester Cecere è sicuramente struggente e ricco di sincerità emozionale. Hai trovato difficoltà nel passare alla narrativa dove, giocoforza, si deve fare anche i conti con una trama convincente?
Sinceramente, non ho trovato nessuna difficoltà anche perché ho narrato episodi che avevano già toccato la mia sensibilità. Circa la trama, poi, essendo i racconti ispirati a episodi realmente accaduti, non ho assolutamente avuto bisogno di cercare una trama convincente, nulla è più convincente della realtà!
Ritieni esista differenza tra il poetare, o lo scrivere, femminile e maschile?
Questa è una bella domanda! Sicuramente il cervello di una donna è diverso da quello di un uomo. Tuttavia, almeno quando si compongono poesie, è l’animo ad essere interessato, la nostra componente irrazionale, emotiva, non il cervello.Pertanto, ritengo che non vi siano differenze imputabili al genere ma solo alla sensibilità individuale.
Per quanto attiene alla narrativa, invece, penso che sia maggiore la possibilità che possano sussistere delle differenze, dal momento che la componente razionale dell’autore è maggiormente coinvolta.
Continuerai sulla strada della narrativa?
Si, ogni tanto scrivo qualche racconto breve, sempre di stampo realistico, che ancora una volta prende spunto da avvenimenti realmente accaduti. Quando ne avrò un congruo numero, mi piacerebbe pubblicarne un’altra raccolta. Istantanee di vita ha incontrato molto favore di pubblica e di critica con mia grande sorpresa e piacere.
E’ uscita proprio in questi giorni una tua plaquette dal titolo Con l’India negli occhi, con l’India nel cuore ispirata ad un tuo viaggio in India. Cosa ti ha trasmesso questa terra così magica e intrigante?
Ho viaggiato molto sin da bambina e da tempo desideravo visitare l’India. Ero attratta da quello che avevo letto, dai romanzi di Kipling, dagli sfarzosi palazzi reali, da un’architettura che avevo appreso dai libri essere tanto diversa da quella che avevo ammirato in altre parti del mondo.
Non ero preparata, tuttavia, alla miseria assoluta, dilagante, devastante, denominatore comune di città e villaggi rurali, in cui versa la maggior parte della popolazione, alle baracche col tetto di stracci, alla mancanza di acqua potabile, ai canali di scolo di fogne a cielo aperto e allo sterco di bovini e maiali, usato come combustibile.
Queste misere condizioni di vita mi hanno scosso profondamente e hanno sovvertito del tutto la mia scala di valori! Pertanto, più che il marmoreo Taj Mahal, patrimonio dell’UNESCO o le altre bellezze architettoniche, mi sono rimasti nel cuore il sorriso dolcissimo e rassegnato delle giovani donne e la bellezza dei bambini seminudi e sporchi, sempre sorridenti e giocosi, inconsapevoli della loro miseria! Giunta in Italia, il terremoto scatenato in me dal groviglio di sensazioni ed emozioni fortissime e contrastanti, si è placato solo nella poesia.
Un frase di Ester Cecere per salutare i lettori di Letteratura e dintorni…
Ai lettori di Letteratura e dintorni suggerisco di leggere, leggere sempre, di leggere di tutto, di cambiare genere, di provare anche ad accostarsi alla poesia. Non possiamo dire che qualcosa non ci piace, se non la conosciamo. La lettura apre la mente e il cuore, amplia gli orizzonti geografici e quelli dell’anima, avvicina i popoli, aiuta a conoscersi e a condividere.