Intervista al fumettista Carlo Rispoli
Un vero piacere ospitare in questo Blog Carlo Rispoli, noto fumettista italiano, che conosco personalmente (nella foto a destra con lui durante una presentazione).
Carlo inizia la sua carriera relativamente tardi e comunque in brevissimo tempo riesce ad emergere grazie al suo indiscutibile talento: i suoi fumetti sono infatti vere e proprie opere d’arte. (Qui il link de La coccarda rossa al TG1)
Nel 2000 frequenta i corsi alla The Joe Kubert School of Cartoon and Graphic Art.
Dal 2004 collabora come disegnatore con la Casa editrice Tecniche Nuove di Milano e tiene alcuni corsi presso la Scuola di Fumetto e il Liceo Artistico di Grosseto.
Sweets e Sophie sono due sue Graphic Novel del 2009, raccolte in E tornarono a parlare di dame e cavalieri e per l’America in Knights and Ladies.
Per alcuni anni ha collaborato con Kevin Grevioux su alcuni progetti di genere Noir, Pulp e Western. Ha pubblicato a fumetti la trilogia di Treasure Island, basato sull’opera di Robert Louis Stevenson in collaborazione con Manuel Pace, che ha curato la sceneggiatura, e pubblicata anche in Brasile.
Seguono le opere Sangue sul Lago Otsego, La Coccarda Rossa 1861 e l’ultimo Le due tigri.
Quando hai iniziato ad occuparti seriamente di fumetti?
Intorno agli anni 2000 anche se fin da piccolo disegnavo molto, sempre, sognando di diventare fumettista. Per vari motivi, però, non ho potuto proseguire questo percorso, ma ad un cero punto della mia vita, diciamo intorno ai quaranta, non ho potuto più sopprimere questa mia vocazione. Ho deciso così di mettermi in gioco.
Che tipo di studi hai fatto?
Nessuno di quelli che ci si aspetterebbe e, dopo il diploma, mi sono laureato in Medicina Veterinaria lavorando nel settore. Sono sposato e ho due figli. Nel 2000, dicevo, dopo un primo sofferto approccio al disegno, ho conosciuto tramite il web la The Kubert School e ho seguito alcuni corsi per corrispondenza, per un paio di anni. In quel periodo ho disegnato veramente tanto. Anche adesso, in verità.
Come funziona il lavoro tra sceneggiatore e disegnatore?
In questo caso, Le Due Tigri, ho lavorato con Emilio Salgari! Ho scomposto il suo romanzo fino ad arrivare all’impalcatura, lo scheletro, e ricomposto una sceneggiatura per fumetto. Dialoghi nuovi, ma sempre aderenti alla trama dell’autore e coerenti col suo pensiero. Tagli e/o aggiunte. E’ un lavoro da artigiano per limare, tagliare, fino ad operare vere e proprie amputazioni.
Romanzo e fumetto: ciò che funziona nell’uno funziona anche nell’altro? E mi riferisco non soltanto all’aspetto esteriore (parole frasi da una parte, disegni dall’altra)
Non tutti i romanzi sono adattabili ad una trasposizione per il fumetto e viceversa. A volte certi fumetti hanno tentato la carriera di romanzi scritti con risultati deludenti, e viceversa. Indovinare l’alchimia che funzioni è difficile, se non impossibile. Cosa che del resto accade anche nel cinema.
A quale target di pubblico si rivolge Carlo Rispoli?
Il fumetto è una lettura per tutte le età e come ogni buon libro, ha tante chiavi di lettura. Quindi il mio target non ha età. E’ chiaro, però che per leggere un fumetto occorre avere alcune chiavi, che non sono quelle del romanzo. E qui sta il fascino.
Qual è stata la tua prima esperienza editoriale?
Sweets è stata la mia prima pubblicazione della quale sono miei sia i disegni che la sceneggiatura. E’ la storia di un cavaliere alla ricerca del Sacro Graal, ambientato nell’America degli anni ’60, un’epoca importante e travagliata che da sempre mi affascina.
Hai una ritualità nel disegnare? Molti scrittori, come ad esempio Hemingway che contava le parole ogni giorno, lo avevano nello scrivere…
Come un buon artigiano, ho la necessità di avere tutti i miei strumenti sottomano. Non so se ho particolari ritualità, perlomeno non me ne accorgo. Certo, quando inizio a lavorare, stacco dal mondo esterno e mi immergo nella storia, come andassi sott’acqua. Lavoro in apnea, anche se spesso devo tornare in superficie per respirare l’aria della famiglia e della vita reale. Ammetto però che riemergere non è facile, quando sono sotto ci sono con tutto me stesso.
Carlo Rispoli fa tutto a mano o usa dei programmi al computer?
Mi piace da morire l’odore della carta e quello delle matite. Non ne potrei fare a meno. Uso photoshop per pulire le tavole finite, quelle inchiostrate, per renderle presentabili all’editore. Non sempre lo sono altrimenti, sporco molto i fogli, li lavoro… (nella foto a sinistra mentre fa una dedica ad un lettore)
In percentuale, come ripartisci l’importanza del disegno e delle storia?
Il disegno bello è affascinante, ma lo è molto di più quello sporco, in movimento. E’ in movimento con la storia ed è finalizzato al racconto, che poi è il fine ultimo del fumetto. Ci sono disegni meno belli che raccontano, altri bellissimi che non dicono niente. Storie e disegno vanno quindi a braccetto: direi che il disegno pesa per il 30-40%, la storia è la vera anima del fumetto.
Quale è stato il fumetto e il fumettista che ti ha più influenzato?
Ho letto fumetti fin dall’infanzia e forse anche prima di saper leggere… E’ importante, acquisisci quelle chiavi che ti permettono di decifrare questo mondo. Tempo fa ho ritrovato un vecchio Topolino che avevo letto da piccolo, una storia della banda dei paperi indietro nel tempo. Ecco, i disegni me li ricordavo perfettamente. Tanti autori mi hanno influenzato: su tutti due nomi, Joe Kubert (nella foto sopra) e Hugo Pratt. Due autori completi, tra l’altro stretti da amicizia.
Hai uno stile pittorico che si esalta nel genere avventura, ma quando realizzi altri generi come lo modifichi?
Non ho ancora disegnato un western, anche se questo genere l’ho amato da sempre. Per gli USA, ho lavorato invece su alcune storie noir sceneggiate da Kevin Grevioux, ma al momento non sono state ancora pubblicate. Io penso che il disegnatore debba entrare all’interno della storia alla quale lavora e, una volta dentro, lo stile, le inquadrature, i neri, appaiono sul foglio e raccontano. Sicuramente un certo feeling con le ambientazioni e le vicende, aiutano, è qui che subentra il vissuto di ogni autore.
La Coccarda Rossa 1861 e’ una graphic novel che tratta un tema storico rilevate anche se non molto conosciuto. Quanto studio è stato necessario per ricreare gli ambienti e i personaggi di una Campania ormai lontana nel tempo?
Lo studio di ambienti, personaggi, armi, usi e costumi e quant’altro, sono fondamentali per disegnare una storia. Qualsiasi. Come dicevo, bisogna entrare dentro la vicenda da protagonista. Certo, oggi la rete aiuta molto per il reperimento dei materiali, tutto sta però nell’individuare fonti attendibili. E’ sempre fondamentale poi la ricerca per il casting e lo studio dei personaggi che hanno interpretato le vicende narrate. In questo caso l’editore ha voluto riservare nel volume una sezione ampia e completa, con tutti i miei acquarelli preparatori e lo studio dei volti.
Quale passaggio de Le Due Tigri, ritieni imperdibile?
Non sono capace di individuare un passaggio particolare. Ogni vignetta e sequenza raccontano fasi particolari e importanti per la storia intera. Amo le fasi convulse e dinamiche ma amo anche quelle riflessive. Entrambe servono alla storia e fanno sì che il lettore possa diventare egli stesso protagonista.
Fino a pochi anni fa il fumetto era ancora considerato un divertimento per eterni adolescenti, ora mi pare che finalmente qualcosa sia cambiato, vero?
Lo spero! Io comunque penso che il rimanere adolescenti, leggendo fumetti non sia sbagliato. Anche Saint Exupery dice che se tutti leggessimo fumetti, il mondo sarebbe sicuramente migliore. Ma è poi vero che si rimane adolescenti?
A proposito, secondo te Carlo com’è cambiato, se è cambiato, negli ultimi anni il pubblico dei fumetti?
Oggi il lettore è sempre più esigente, ed è giusto che sia così. E’ anche vero che certi valori trattati nelle storie a fumetti, sono eterni: l’amore, l’amicizia, la lealtà, andavano bene nell’antica Grecia, vanno bene adesso e andranno bene in futuro. Io disegno con queste basi e non credo di sbagliare.
Si potrebbe affermare che il fumetto si sta guadagnando una dimensione letteraria?
Il fumetto è da molto tempo letteratura disegnata.