Un incontro da brividi: Lorenza Mazzetti
Ho avuto il grande onore di conoscere Lorenza Mazzetti (con me nella foto a destra) e di rimanere con lei per due giorni, durante i quali l’ho intervistata per la trasmissione Quantestorievuoi su TV9 (nella foto con Francesca Ciardiello che conduce il programma), presentato i libri ispirati alla sua vita Il cielo cade e Diario londinese (Sellerio) sempre insieme a Francesca Ciardiello, oltre che seguita nei suoi incontri con gli studenti del Polo liceale grossetano.
Un’esperienza rara e particolare che divido volentieri con voi lettori, perché Lorenza Mazzetti non è una qualunque. Ma vediamo meglio…
Classe 1929, piccola di statura, ma con occhi ancora vivacissimi e voce da ragazza, Lorenza è nipote di Mina Mazzetti, moglie del cugino di Albert Einstein(nella foto a sinistra).
La sua biografia è sconvolgente. Orfana di madre da sempre, e di padre troppo presto, Lorenza va a vivere ancora bambina insieme alla sorella gemella Paola, vicino a Firenze, nella villa della zia paterna, Mina Mazzetti, sposata al cugino di Albert Einstein.
Qui trascorre anni allegri e felici, in compagnia delle figlie degli zii e dei ragazzini dei contadini che ruotano attorno alla villa, fino a quando nell’agosto del ‘44, un attimo prima dell’entrata delle truppe inglesi (Albert Einstein era già fuggito in America), una squadra delle SS trucida Mina Mazzetti e le figlie davanti ai suoi occhi. Lo zio Robert che era stato convinto a nascondersi, si suiciderà l’anno dopo.
Lorenza, sopravvissuta in quanto non ebrea, e comunque per gli strani casi del destino perché quello c’entra sempre, racconta quegli anni ne Il cielo cade (Sellerio), uscito nel ’62 e vincitore del Premio Viareggio che diventerà un film nel 2000.
Non sono una scrittrice, mi ha detto, ho soltanto fatto dei libri per l’intima necessità di raccontare ai giovani e ricordare al mondo la tragedia di cui sono stata testimone da bambina e cioè la strage di parte della mia famiglia Einstein, come non mi sento una pittrice e regista. Anche qui ho soltanto dipinto quadri e girato film…
Ma continuiamo con la sua vita.
Appena maggiorenne, e senza più un soldo perché il suo tutore aveva perso (?) l’immensa fortuna lasciatale dagli zii Einstein, Lorenza Mazzetti girovaga per l’Europa. Conosce Camus, Sartre, Marguerite Duras e sbarca a Londra negli anni ’50 dove in maniera rocambolesca (non ho soldi, ma mi dovete prendere, perché sono un genio, dice al direttore!) si iscrive alla Slade School of Fine Arts.
Riesce anche a rovesciare una tazza di the fumante sulla gamba, fortunatamente di legno, del direttore del British Film Institute (Federico Fellini la definì Giamburrasca e, ora che l’ho conosciuta, devo dire che mai soprannome è stato più azzeccato) e diventa amica e collega inseparabile di Lindsay Anderson (con lei nella foto a sinistra), Karel Reisz e Tony Richardson, con i quali firma il manifesto del Free Cinema che rivoluzionerà la cinematografia inglese e mondiale.
Ed è proprio l’esperienza in Inghilterra, il tournage di Together, che Lorenza ha recentemente messo per iscritto in Diario londinese (Sellerio, 2014), un racconto-verità che, con leggerezza ed umorismo, ripercorrere per flash la tragedia vissuta nell’infanzia.
Di fronte a certi drammi, mi ha detto, abbiamo il dovere di ricordare, ma anche di dimenticare per sopravvivere.
A conferma di ciò, Lorenza Mazzetti non ha mai assistito in questi giorni alla visione del film Il cielo cade (mi turba troppo, ha confessato) ma con una disponibilità e signorilità veramente rare, ha risposto a tutte le domande che le sono state poste, raccontando episodi anche molto intimi della sua vita.
Pochi, come lei, hanno sperimentato con talento e successo molteplici discipline artistiche. L’italiana che inventò il Free
Cinema inglese, proprio a novembre scorso, infatti, ha ricevuto anche il prestigioso Premio Maria Adriana Prolo 2015 al Torino Film Festival (nella foto a sisistra) e, nell’occasione, l’Associazione Museo Nazionale del Cinema le ha dedicato un numero monografico della sua rivista Mondo Niovo.
Potrei dilungarmi e dire chissà quante altre cose sulla sua vita e su di lei che ha respirato le atrocità, ma anche i fermenti culturali di tutto il novecento, invece mi fermo qui.
Per una sorta di pudore, di rispetto, verso questa donna straordinaria che in due giorni ha impresso nella mia anima un ricordo indelebile. Grazie Lorenza, mi mancherai, ci mancherai… torna presto!