Intervista al fumettista Paolo Cossi
Paolo Cossi è un fumettista pordenonese.
L’amore per la sua terra rivive attraverso molti suoi lavori. Il suo primo lavoro fu Corona, l’uomo del bosco di Erto, dove descrive l’amore per le sue montagne in compagnia del noto alpinista, scultore e scrittore Mauro Corona. Il suo ultimo lavoro si intitola 1914. Io mi rifiuto! L’opera narra le vicende della Grande Guerra viste con gli occhi delle popolazioni che vivevano in prossimità del confine, rivolgendo una attenzione particolare alle sofferenze patite dalle donne.
Fausto Bailo l’ha intervistato per noi.
Quando è nata in lei la passione per il fumetto?
La passione per il fumetto è nata in modo particolare: da bambino ero sempre ammalato ed ero costretto a rimanere a letto tutto il giorno. A casa mia non c’era la televisione, così mio padre mi passava i suoi fumetti che io leggevo e ricopiavo. Così è nata la mia passione.
Cosa l’ha spinta ad realizzare l’opera “1914. Io mi rifiuto!”?
Di fronte alle ricorrenze del centenario volevo realizzare un lavoro che parlasse della guerra in modo diverso, non per celebrarla, ma per portare la gente a riflettere sulla sua vera realtà. In modo particolare ho parlato di tutte quelle persone che la guerra non l’hanno fatta ma l’hanno subita, come i civili e in particolar modo le donne.
La sua opera è un inno alla memoria storica?
Un inno non direi, è sicuramente un fumetto che vuole semplicemente dare spunti di riflessione portando al lettore fatti storici realmente accaduti.
L’opera di Paolo Cossi è pacifista oppure anti militarista?
Io preferirei dire pacifista perché per mia filosofia di vita io non mi considero “anti”. Io non sono “contro” la guerra, sono “a favore” della pace. È decisamente diverso. Sono un pacifista e credo nel pacifismo non come rimedio ma come prevenzione, credo che il lavoro che dobbiamo fare tutti sia quello di agire prima che le violenze prendano voce, formandoci e crescendo come esseri umani. Ognuno nella propria vita ha una scala di valori, io nella mia, al primo posto metto la vita, in tutte le sue forme, per questo non condivido la scelta di indossare una divisa o imbracciare le armi. Non credo alla guerra preventiva, alle missioni di pace, non credo al servizio militare come lavoro.
Descriva la sua opera con tre colori.
Il verde, colore dei boschi, delle montagne, della serenità di un piccolo paese mentre esplode la primavera. Il rosso, rosso che eccita i soldati ma che subito dopo li acceca, il rosso del sangue, dei lampi nel cielo. Il nero che risucchia tutti i colori e li annulla, il nero, manto della morte che ricopre i campi di battaglia, il nero, la tenebra della notte che chiude la parentesi del giorno.
1914. Io mi rifiuto! è un opera per le nuove generazioni?
È un libro per tutti, anche se un’attenzione particolare è stata data alle nuove generazioni, infatti il fumetto è strutturato e corredato con degli speciali in modo da essere utile per imparare i fatti da un punto di vista storico, senza però risultare troppo didascalico.
Se avesse la possibilità di tornare indietro nel tempo a chi regalerebbe questa sua opera?
Se la regalassi ai capi di stato che hanno ordinato l’entrata in guerra non cambierebbe molto, non credo la leggerebbero. Se la regalassi al popolo, alla gente che a migliaia è andata a morire nelle trincee molto probabilmente non mi crederebbero. Penso la regalerei a Ernst Friedrich, il pacifista tedesco che compare nel libro, per fargli vedere che il suo lavoro, il suo impegno, la sua dedizione, non sono stati inutili.