“Rukelie” il pugile che umiliò il Terzo Reich
Mauro Garofalo (nella foto sinistra), nasce a Roma, è giornalista, fotoreporter e scrittore.
Nel 2004 incomincia la collaborazione con la carta stampata,con l’Unità, e nello stesso lasso di tempo diventa autore del programma per ragazzi DN@ sulla piattaforma digitale Rai Futura sino al 2007.
Trasferitosi a Milano incomincia la collaborazione con il quotidiano Il Sole 24 Ore per il quale realizza alcuni servizi sul mondo giovanile (musica, fumetti, ecc). La sua bravura lo porta a collaborare con diversi settimanali e mensili tra i quali D- La Repubblica delle donne e Class Magazine.
Pratica il pugilato in una palestra popolare occupata e, in questo mondo, viene a conoscenza dell’ avvincente storia del pugile sinti Johann Rukeli Trollmann.
Nel 2016 esce il primo primo libro dal titolo: Alla fine di ogni cosa edito dalla Edizioni Frassinelli.
Ringraziamo Fausto Bailo che l’ha intervistato per noi e la Premiata Libreria Marconi di Bra (Cn) che, come sempre, ha collaborato fattivamente.
Quando è scaturita in lei la passione per la scrittura?
Alle superiori avevo una professoressa di italiano, Patrizia Carboni, che mi fece conoscere Cesare Pavese. Fu grazie a lei, inoltre che, insieme ad alcuni amici, istituimmo un gruppo di studio di lotta alla mafia, erano gli anni di Falcone e Borsellino, della coscienza civile. Complice anche il vento del cambiamento del crollo del Muro di Berlino, evento epocale che quelli della mia generazione hanno vissuto ma non compreso, per limiti di età. Eppure Patrizia, che negli anni diventò una confidente e un’amica anche dopo che avevo finito le superiori, mi insegnò l’impegno e la serietà. Se devo pensare a un momento in cui è nata la passione per la scrittura, ecco quello è il momento in cui ho iniziato a coltivare idee in modo empirico, a viverle davvero per poi riversarle in quello che avrei scritto.
Quali scrittori l’hanno influenzato?
Ogni momento della vita ha i propri riferimenti letterari. A 18 anni sicuramente C.Pavese, E.M.Remarque, E.Hemingway, Salinger e H.Melville, ma anche il fantasy di Terry Brooks. Tra i 20 e i 25 anni: D. Pennac, R. Queneau, B. Vian, I.Calvino, ma anche fantascienza di V.Evangelisti e W.Gibson, poi la poesia “politica”: P.Neruda, V.Majakovskij. A trenta anni: J.Steinbeck, F.S. Fitzgerald, Fernanda Pivano, E.Toller. Oggi direi U.Eco, A.Doerr, Moheringer e M.De Kerangal.
Quanto ha sentito parlare per la prima volta di Johann Rukeli, o Rukelie, Trollmann?
Nel 2012. Ero in palestra, avevo appena finito l’allenamento e un amico mi raccontò brevemente la storia del pugile zingaro cosparso di farina sul ring, la sfida al Nazismo. Quell’immagine, da sola, valeva già un romanzo.
Quando le è nata l’idea di narrare la vita di Rukeli?
Non ci fu nemmeno bisogno di decidere. Dopo qualche mese, nel giugno 2013, partii per Berlino. Quella storia andava narrata come avevo imparato dagli scrittori della Generazione perduta: andare a vivere in Germania, passeggiare per le stesse vie di quell’uomo, cercando di trasformare quello che vedevo in parole.
Cosa l’ha colpita di più della epica vita di questo uomo?
L’ostinazione cieca e la necessità di continuare a vivere, a qualunque costo, secondo le proprie norme. E l’atto di estrema libertà. Due facce della stessa medaglia. Nonostante il Nazi-fascismo impedisse a quelli come lui persino di essere considerati essere umani, mi ha affascinato la profonda umanità dell’uomo, fatto di passione e cadute, di atti esemplari e debolezze. Un eroe contemporaneo, un Ulisse che uccide, ruba, tradisce ma è anche re di Itaca, amico, marito, padre. Ecco di Trollmann mi colpisce la sua universalità, il suo carattere unico, la sua eco che a distanza di anni ci parla di un uomo, a prescindere dalle sue origini. La sua terra, che non era quella che i confini gli assegnavano, ma la sua. Un’incredibile storia di identità, basata su una geografia interiore, la necessità di avere ognuno di noi uno spazio individuale di scelta, sempre.
Quale sportivo secondo lei può essere paragonato a Rukeli?
Direi Alì: stessa velocità di movimenti, gambe mobili e colpi precisi. Anche se Alì gareggerà, 30 anni dopo, nei pesi massimi. Rukeli nei medi e medio-massimi.
Come descriverebbe Rukeli?
Irriverente, nodoso, aereo, testardo.