Alessandro Casalini e il “Fattore Z”
Questa volta ho intervistato Alessandro Casalini (nella foto a sinistra), ingegnere elettronico nato a Cesena, che conferma come spesso siano proprio ingegneri, matematici e fisici a sentire di più la necessità dell’arte: scrivere, dipingere, fare poesia… insomma qualcosa di creativo.
Se avrete la possibilità di andare a scuriosare sul suo sito troverete infatti queste parole: “Ma un Ingegnere può scrivere qualcosa che non sia una qualche formula matematica, del codice informatico, oppure una relazione tecnica?” A vedere dai risultati comunque sembra proprio di sì…
Inizierei l’intervista parlando dell’ultima tua creazione: Fattore Z. Un romanzo particolarissimo che già da solo spiega molto del tuo modo di scrivere e confezionare storie…
Fattore Z nasce dalla mia passione per Philip K. Dick e in particolare dal suo modo di esplorare i vari scenari della razza umana ponendosi spesso la domanda: “cosa è reale ?”
L’idea che la realtà che viviamo quotidianamente possa essere un qualcosa che nasconde molto di più (o molto di meno) mi ha sempre intrigato molto.L’altro aspetto che ha generato l’idea del romanzo è quello dei rapporti interpersonali. Cosa accade se quattro personaggi molto diversi tra loro si ritrovano per qualche strano motivo rinchiusi in una stanzetta bianca ?! E’ inevitabile che questi tizi inizino ad interagire, prima con circospezione, poi inevitabilmente con maggiore slancio fino ad arrivare a confessare se stessi senza nessun freno inibitore.
Se poi il tempo all’interno della stanza fosse scandito da uno strano contatore che marcia spedito verso lo zero, tutto il “quadretto” assume i tratti del thriller. Tempo e spazio, spazio e tempo. Le due variabili che condizionano pesantemente la nostra vita.
Fattore Z è questo. Tempo e spazio che avvolgono la vita di quattro personaggi. Quattro strani personaggi.
In questa storia ti sei focalizzato sui personaggi piuttosto che sulla trama e la suspense deriva proprio dai conflitti che questi devono risolvere con le loro stessi menti. E’ stato complicato calarsi nei meandri complicati della coscienza umana?
Fattore Z sfiora i tratti della sceneggiatura. La trama di fatto viene sostenuta da dialoghi serrati tra i personaggi rendendo la lettura molto (tele)visiva.
Nonostante sia una visione un tantino negativa, credo che ognuno di noi nasconda una parte di sé che definirei “cattiva”. Credo che le persone buone non lo siano per grazie ricevuta, ma semplicemente perché nel corso della loro vita, siano riusciti a “tenere a bada” il cattivo che hanno dentro.
Una sorta di me stesso alla -1 che ha una gran voglia di combinare casini. Fattore Z ci presenta quattro ex buoni, ognuno con i propri scheletri. E cosa ci può essere di più pericoloso se non quattro ex buoni racchiusi in meno di cinquanta metri quadrati?
Scrivere di Nick e Pam, l’ex rockstar e la scienziata sexy, mi è risultato piuttosto facile visto che da ex musicista e (non ex) ingegnere ho vissuto e continuo a vivere tutt’ora quel genere di dinamiche. L’idea dello show business che crea e distrugge falsi miti nel giro di un’estate mi ha sempre intrigato molto, inoltre il binomio scienza-religione credo che ad oggi sia ancora un tema piuttosto “caldo”. Da qui l’idea di buttare nella mischia anche un frate missionario con qualche problema di fede.
E Zoe?
Bella domanda.
Zoe è la malata terminale di AIDS che ci sa fare con i numeri.
Sono nato nel 1975 e ho vissuto la mia adolescenza tra il 1990 e il 1995 (più o meno). In quel quinquennio ho fatto le prime esperienze sessuali della mia vita. Inutile dire che lo spettro dell’AIDS si faceva sentire parecchio in quel periodo. Non so perché ma studiai parecchio riguardo alla malattia. I linfociti T, il sistema immunitario, il virus dell’HIV, e la sua trasmissione. Tutte cose che non era necessario sapere (con un così elevato grado di dettaglio), ma che in qualche modo mi interessavano molto. Quando ho iniziato a scrivere Fattore Z sapevo che una tizia malata di AIDS dentro alla stanza ci doveva essere per forza. Non sapevo però che la Z di Zoe sarebbe diventata parte integrante di tutta la storia.
Sono personaggi di cui non ci si innamora di certo. In un certo senso dentro alla stanza danno il peggio di loro stessi. Se finito il libro vi avranno fatto arrabbiare e li odierete, allora vorrà dire che avrò raggiunto il mio intento.
Perché una storia di questo tipo? Cosa vuoi dire al lettore?
Nonostante tutto, credo che Fattore Z, sia una storia sui rapporti tra le persone. Rapporti spesso spinti all’estremo, ma che tuttavia rispecchiano molte delle dinamiche con cui la collettività oggi si trova a dover fare i conti. E’ una strana storia che forse esce un po’ dai binari della narrativa classica, tuttavia credo che abbia il potere di tenere il lettore incollato alle pagine per capire da che parte si andrà a finire.
Definiresti Fattore Z un thriller psicologico o un romanzo di fantascienza?
Gli addetti ai lavori che hanno letto il romanzo, lo hanno etichettato come romanzo di fantascienza, tuttavia ritengo che la componente psicologica della storia sia dominante. Ogni pagina mette in relazione persone diverse andando a scavare nei meandri della loro mente, facendo emergere ricordi e situazioni che loro stessi avevano rimosso. Potremmo definire Fattore Z un thriller psicologico dai tratti fantascientifici. Come suona ?
A quale fascia di pubblico lo consiglieresti?
Credo che Fattore Z sia adatto principalmente per gli amanti del genere Fantascienza e/o Thriller. Per giovani e meno giovani, direi un range tra i 16 e i 55 anni. Ho uno zio che con la scrittura ci sa fare per davvero e che dopo aver letto Fattore Z lo ha paragonato (con le dovute proporzioni) per ambientazione e lo scorrere del tempo ad “Aspettando Godot” di Beckett. Inutile dire che mi sono commosso!
Come nascono i tuoi libri?
Principalmente nascono in auto. Lavoro come freelance e viaggio parecchio durante la settimana. Questo tempo che potremmo definire “perso” lo utilizzo per creare storie. Tutto parte dalla giusta colonna sonora (un po’ alla Tarantino). In base a cosa ascolto in un dato periodo, spesso prende forma una storia che rispecchia in qualche modo il soundtrack che l’ha generata. Quando ho scritto Fattore Z (2014) ascoltavo molto i Muse. I loro testi spesso catastrofici, nonché la componente matematica sempre presente nelle loro opere, mi ha ispirato molto nella stesura di Fattore Z.
Da quando ho iniziato a pubblicare romanzi, circa sei anni fa (Fattore Z è il terzo romanzo dopo LMW28IF – Un cuore solitario a savile row del 2010 e Trentatré Giri del 2014) mi sono riscoperto molto più attento a cosa mi accade intorno. Creo che la vita di tutti i giorni sia una enorme riserva di idee latenti pronte per essere raccontate. A volte si tratta solamente di avere il coraggio di farlo per davvero.
Segui un rituale nello scrivere? Se sì, quale?
Nessun rituale in particolare. Avendo due bambini piccoli, quello che posso fare è scrivere quando tutto il resto della famiglia è in stato di quiete, quindi la mia fascia oraria produttiva parte dalle ore 20.00 e prosegue fino a quando gli occhi riescono a restare aperti. Di norma procedo con una prima stesura scritta di getto sulla base di un’idea. In questa fase non faccio troppa attenzione alla forma, ma mi limito a far accadere le cose con un minimo di rigore logico. E’ solamente dalla secondo stesura in poi che vado a lavorare sul “grezzo” al fine di migliorare lo stile. Ogni manoscritto viene letto da mia moglie che ha potere di vita e di morte sull’opera. Pollice vero l’alto: OK, pollice verso il basso: KO. Semplice.
Il libro che avresti voluto scrivere?
Ce se nono parecchi. Se dovessi fare un elenco dei 10 romanzi che avrei voluto scrivere (che comprende solamente quelli che ho effettivamente letto) direi che potrebbe venir fuori una cosa del genere:
1. Infinite Jest – David Foster Wallace
2. Tempo fuori Luogo – Philip K. Dick
3. La lunga marcia – Stephen King
4. 1Q84 – Hakuri Murakami
5. Il Signore degli Anelli – J.R.R. Tolkien
6. Underworld – Don DeLillo
7. Trainspotting – Irvine Welsh
8. Imajica – Clive Barker
9. Il nome della Rosa – Umberto Eco
10. Il giovane Holden – J.D. Salinger
Cosa legge di solito?
Leggo di tutto. Nella mia adolescenza prediligevo l’horror alla stephen king (che di fatto mi ha riportato verso la lettura che avevo abbandonato all’età di dodici anni) e la fantascienza di Dick, poi negli anni ho spaziato su vari generi. Negli ultimi cinque / sei anni ho scoperto gli scrittori postmoderni americani di cui mi sono innamorato, quindi attualmente leggo molto i vari Foster Wallace, DeLillo, Pynchon, Auster, ecc …
Una frase/ricordo per i lettori di Letteratura e dintorni…
Vi lascio con l’incipit di Fattore Z che secondo me è davvero inquietante.
Ciò che lei vede è buio.
Ciò che lei sente è silenzio.
Ciò che lei tocca è nulla.
Ciò che lei gusta è scialbo.
Ciò che lei respira è vuoto.
Ciò che lei vive… è morte.
Dove possiamo seguire la sua scrittura (blog siti …)?
Questo è il mio Sito ufficiale dove si possono trovare i miei scritti, ma anche ciò che sto leggendo al momento con delle piccole recensioni.
Fattore Z ha anche la sua pagina pagina facebook ufficiale