Le folli armonie di Marcello Lazzeri
CHI E’ MARCELLO LAZZERI
Marcello Lazzeri vive ad Altopascio (LU) e negli ultimi anni sta dedicando ancora più tempo alla sua passione, lo scrivere. Poeta romantico, scrittore ironico ed irriverente, ha vinto con le sue talentuose opere numerosi concorsi letterari e attualmente collabora con la Dea, Associazione Demografici Associati, prestando la sua professionalità ed esperienza come ex Funzionario Pubblico e scrivendo per la rivista Semplice (edita dalla DeA) con lo pseudonimo di Bastiancontario.
Insieme ad un gruppo di scrittori e poeti ha recentemente costituito presso una splendida villa a Marginone, Altopascio (LU), il Salotto Letterario Le Sughere (nella foto in basso a destra con i co-fondatori, Franco Donatini ed Ilaria Centoni) dove periodicamente vengono presentate novità letterarie e culturali in genere.
Ha recentemente vinto il concorso Concorso letterario Pegasus Golden Selection con la raccolta poetica “Il fascino segreto dell’anima” (Pegasus Edition) Di seguito una sua poesia, Folli armonie, splendidamente commentata dalla prof.ssa di Lingue e letterarture straniere Antonella Abbate di Grosseto:
FOLLI ARMONIE
Folli armonie
pervadono un cielo
di vetro ammantato
e fragori dell’anima
tamburi assordanti
lo spazio sconquassano
con palpito tetro.
Il tempo che fugge
ritorna e ancor fugge
in un ricco viavai
di emozioni e rimpianti.
Ma è fragile il vetro
ai fragori sensibile
in miliardi di schegge
si frantuma impassibile.
Si frantuma anche il tempo
in miliardi di attimi
e folli armonie
ossessive e struggenti
e fragori dell’anima
tamburi assordanti
senza fine continuano
melanconici canti…
COSA NE PENSO di Antonella Abbate
(nella foto sotto con alcuni alunni)
Nella poesia Folli Armonie, l’Universo partecipa alla sofferenza del poeta che scaturisce dalla mancanza, dalla perdita o dal desiderio di qualcosa che non si è mai avuto.
I ricordi costellano l’anima e brillano di una luce intensa evocando emozioni forti che compongono nell’insieme malinconici canti. Johannes Kepler sosteneva che i movimenti circolari degli astri regolati da semplici rapporti matematici, quegli stessi che definiscono gli accordi musicali armonici, generano suoni consonantici cioé musica, armonie che non sono udibili dall’orecchio, ma percepibili dall’anima, solo da essa.
L’Armonia dell’Universo è innata nell’Anima. Le consonanze, le sequenze di suoni sono già presenti nell’anima in forma pura e l’orecchio sensibile può riconoscerle solo mediante il processo della reminiscenza, quando è stimolata dal senso. Il piacere provato ascoltando la musica, che deriva da questa attività spontanea dell’anima, dalla sua ‘eccitazione’ per il ‘bello’ che le si ridesta dentro, è dunque al tempo stesso un godimento sensibile e intellettuale. ‘ritrovare’, nell’Universo i rapporti matematici che lo regolano e lo costituiscono è come fare ’riascoltare’ allapropria anima, che sola può sentirlo, il sublime concerto ‘silente’ composto dall’Assoluto.
Delicata l’anima di un uomo come il vetro, preziosa come il cristallo, che protegge e riflette la bellezza dell’Universo ma viene scossa, si strugge e si frantuma in miliardi di schegge quando i ricordi, riposti in un cassetto della mente, raffiorano mediante il senso e ritornano all’infinito con echi dolorosi che travolgono come onde e lasciano senza luce gli occhi bui e velati di tristezza. Versi, parole, suoni attentamente accordati come nei madrigali di G. D’Annunzio, la musicalità è conferita dall’allitterazione consonantica della fricativa sorda f , fr , s, dalla vibrante r che rendono l’idea del tremolio del vetro prima di rompersi e lo sprigionarsi dei frammenti come una folata di vento. Con l’uso dell’ anafora, reiterazione della parola si frantuma, il ritmo è teso e sincopato.
Giocando sulle consonanti fricative, ogni strofa suscita sensazioni di relativa calma e inquietudine creando così un movimento musicale che da un Adagio passa a un tempo più veloce come un Andante. Il movimento è scandito anche dal tempo con i suoi continui spostamenti fugge, ritorna e fugge. Ritorna il tempo passato, il tempo della memoria, del mondo interiore, dei sentimenti e dei ricordi, delle impressioni e delle emozioni che distrugge il presente e si impadronisce dei pensieri poiché nell’oblio si è senza alcun controllo e si diventa spettatori passivi del proprio passato, “…e sento in me il trasalimento di qualcosa che si sposta, che vorrebbe salire, che si è disormeggiato da una grande profondità; non so cosa sia, ma sale, lentamente; avverto la resistenza e odo il rumore degli spazi percorsi…All’improvviso il ricordo è davanti a me” (Marcel Proust, Du côté de chez Swann).
Nella poesia di Marcello Lazzeri riemergono rumori e fragori assordanti negli spazi della mente che, alla fine, si trasformano in infiniti canti malinconici perchè la malinconia fa parte di noi e ci culla dolcemente, è un dolore profondo che ci fa capire che quel momento ci appartiene per sempre anche se ormai riposto nel cassetto dei ricordi. “La mélancolie, c’est le bonheur d’être triste” chiosava Victor Hugo, perchè quando si accoglie dopo un po’ di tempo lascia spazio alla gioia. E’ lo Spleen del poeta simbolista Charles Baudelaire, forza creatrice, che dà sbocco alla sofferenza trasformandola in un dolce canto che si unisce all’unisono al meraviglioso concerto dell’Universo.