Intervista a Gino Marchitelli
Chi è Gino Marchitelli
Gino Marchitelli nasce a Milano e per molti anni lavora sulle piattaforme petrolifere come tecnico elettronico per la Saipem. Da tempo si occupa di energie rinnovabili, fotovoltaico e impiantistica industriale.
Ciò non gli impedisce comunque di dedicarsi all’impegno civile e a dure lotte per i diritti dei lavoratori delle piattaforme petrolifere.
Vive in provincia di Milano con la famiglia e i due figli ma, appena può, scappa tra gli splendidi olivi secolari e il mare cristallino di Carovigno, in provincia di Brindisi.
Dal 2012 ad oggi ha scritto sette libri (tra i quali Milano non ha memoria,Una storia di tutti, Morte nel trullo…) incontrando il favore del pubblico: gialli, ma tutti con connotazioni di denuncia sociale.
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Dario Villasanta l’ha intervistato per noi con le consuete tre domande:
Gino, sei uno scrittore di libri gialli, ma che sono sempre e comunque storie di denuncia sociale. Non hai mai temuto che il tuo impegno politico e sociale potesse rappresentare un’arma a doppio taglio in termini di pubblico e appoggi?
Se scrivi storie che hanno un rapporto e un riscontro profondo con la realtà che ti circonda e che condiziona le nostre vite, a maggior ragione se sei una persona impegnata socialmente e politicamente, NON puoi – a mio parere – metterti a fare una “valutazione” su ciò che conviene o non conviene scrivere in funzione del tuo interesse “pubblico” come autore.
E’ chiaro che così come risulto un po’ “scomodo” nella mia vita personale e nel mio impegno
quotidiano nel sociale, anche scrivendo vado incontro al rischio di NON essere letto e considerato da alcune fasce di lettori per questo motivo. Se si è alternativi, e per così dire antagonisti ad un sistema sociale che opprime ed emargina enormi fasce della popolazione per “agevolarne” altre ricche e potenti, è evidente che anche la tua attività letteraria può subire danni importanti.
Credo però che, almeno per me, non sia possibile “chiudere gli occhi” su una vicenda solo per poter essere più visibile e vendere più copie ed entrare in posizioni migliori nelle classifiche. Non vendo il mio essere e la mia denuncia per questi motivi.
Cerco invece di fare in modo – magari, questo si, affinando il mio modo di scrivere e di raccontare quello che non funziona nella nostra società – di arrivare a più gente possibile che ha un pensiero simile al mio e/o che non ha riflettuto sulle cose che racconto o – ed è successo e succede dati i riscontri che mi arrivano – che ha pensieri distanti dai miei o che non ha mai letto gialli.
Certo mi piacerebbe che i miei romanzi fossero letti da migliaia e migliaia di persone ma non avendo né major alle spalle, né grandi editori, lavorerò con pazienza, con umiltà, con il passa parola e con tante presentazioni in giro per l’Italia [prossimamente anche all’estero] per far conoscere questo “elettro-giallista” a più gente possibile.
Posso comunque dire che negli ultimi due anni ho raccolto quasi 1500 mail di persone che mi seguono con interesse e passione. Credo sia già un segno importante del quale sono soddisfatto.
Dopo il successo di Sangue nel redefossi stai preparando un’altra uscita, realizzata con il crowdfunding (*), frontiera che nell’editoria fa storcere il naso a molti ‘puristi’ del settore. Come spieghiamo a queste persone che non si tratta di auto pubblicare libri scartati da editori, ma di indipendenza, anche di argomenti da trattare?
(*) Il crowdfunding (dall’inglese crowd, folla e funding, finanziamento) o finanziamento collettivo in italiano, è un processo collaborativo di un gruppo di persone che utilizza il proprio denaro in comune per sostenere gli sforzi di persone e organizzazioni.
Sicuramente il crowdfunding rappresenta una forma sociale e collettiva “alternativa” ai sistemi dominanti per finanziare dei progetti. In Italia non è molto utilizzato e vanno a buon fine circa 3 progetti su 100. Vuoi perché l’italiano medio non si fida nemmeno di se stesso, vuoi perché i progetti devono essere interessanti, credibili, devono valorizzare il ruolo di chi aderisce come produttore, creare “condivisione” e coinvolgimento… un’importante sinergia tra l’artista- progettista-promotore e il pubblico. Da qui molte delle difficoltà che questo sistema incontra nel nostro Paese al contrario degli Stati Uniti, Nord Europa ecc. dove è molto utilizzato perfino dalle pubbliche amministrazioni.
Oggi far arrivare un manoscritto sul tavolo di un editore è un’impresa quasi titanica, ne ricevono migliaia perché da noi c’è molto la tendenza a scrivere di tutto [molto di sé] e a leggere poco. Se si leggesse come negli altri paesi europei ci sarebbe meno gente con il desiderio di pubblicare perché ci si renderebbe conto – magari – di non avere le carte in regola per farlo.
Detto questo credo che chi ha buone capacità possa e molto spesso DEBBA utilizzare il crowdfunding per coinvolgere e far arrivare il proprio lavoro a chi ha deciso di “sposare” il progetto, l’opera musicale, pittorica, letteraria che viene proposta seguendo passo passo lo sviluppo del progetto. Personalmente lo giudico anche un buon metodo per creare collettività e condivisione. Se propongo di sostenere un testo sulla guerra partigiana, tanto per fare un esempio, il crowdfunding da la libertà di aderire o no. Se non ti piace nemmeno ti avvicini, se ti intriga mi sostieni e avrai il libro a casa, con dedica, omaggi e molto altro.
Allora pensiamo al farsi pubblicare – escludendo quelli che non sono editori ma semplici stampatori anche se oggi non solo vanno di moda ma hanno incassi strepitosi – tu mandi un manoscritto, nel 99% dei casi se non conosci qualcuno che possa anche solo dire all’editore “ehi leggi questo che è interessante” il tuo lavoro andrà perduto e tu non avrai una risposta. Il primo io l’ho inviato a 100 editori [perdendo tempo, spendendo in fotocopie, buste, postali ecc.] e da 98 NON ho ricevuto alcuna risposta. Uno mi ha detto “non ci interessa” e uno “sentiamoci nella programmazione editoriale fra 24 mesi”. Allora a che serve pensare all’editore se questo non ci sente, non legge, ti
tiene appeso nel limbo e via di seguito? A parte alcuni – come la Fratelli Frilli che è una casa editrice ancora “artigiana” nei rapporti, franca, corretta, diretta… con la quale parli e ti confronti – quanti sono gli editori “VERI”?
Pochi. Una persona comune ha pochissime probabilità di arrivare ad essere pubblicato e ad avere un minimo di diffusione, se poi guardiamo i contratti? E’ mai possibile che un autore debba prendere dal 3 al 5-6% lordo sul prezzo di copertina [o peggio sul prezzo di vendita che è un’altra fregatura pazzesca] con pagamento minimo a 16-18 mesi? Cioè – sempre premettendo che sai scrivere e ce la gente è interessata – scrivo sei mesi – un anno e poi prenderò 0,30/0,40 a copia venduta dopo due anni? E’ questo il corrispettivo di un lavoro che costa un sacrificio enorme?
Allora io dico che – e ribadisco se hai i requisiti per produrre un lavoro interessante e hai editor ed editing che ti controllino il lavoro svolto – in alcuni casi meglio il crowdfunding. Sei a contatto diretto con il pubblico e i lettori, lavori con piacere e senso, costruisci relazioni che possono diventare durature nel tempo e NON ultimo ti rimane qualcosa attaccato economicamente che è molto molto più di quanto ricevi dagli editori. C’è da pensarci…
Chiaro che parlo sempre di autori come me, da pochi numeri. Ovvio che se sei già un’autrice/autore che vende 20/40.000 copie va bene l’editore che rende valorizzata tutta la filiera: editore, autore, distributore e libraio e anche se prendi 0,50/0,60 a copia iniziamo a parlare di 10-20.000€. Lo stipendio di un operaio specializzato che deve farsi 10 ore al giorno in fabbrica…
Quello che non sopporto è la sufficienza nei confronti degli autori – soprattutto i nuovi ed emergenti – da parte di molti editori ma soprattutto da troppi librai che hanno totalmente perso il ruolo di promotori di cultura e sono diventati dei venditori tipo supermercato. Arriva un libro di P. che scrive cose assurde mistificando la lotta partigiana? Se sanno che vende lo mettono in mostra e se ne fregano se racconta solo schifezze l’importante è l’incasso. In questo modo voglio proprio capire dov’è finita la professionalità. Appoggio fortemente le librerie indipendenti e il loro
importantissimo ruolo di Resistenza culturale anche se qualcuno qualche tiratina d’orecchie se la meriterebbe proprio.
Raccontaci dunque cosa dovremo aspettarci da questo nuovo romanzo che, so di per certo, molti aspettano già con impazienza.
Il nuovo romanzo in crowdfunding sarà Utopia e rivoluzione. Ho scelto – e già raggiunto l’obbiettivo con il 136% di adesioni superando la richiesta che avevo in mente – di pubblicarlo in modo indipendente, perché voglio continuare a scrivere la storia di Lidia, iniziata con “Il barbiere zoppo – 1969 una ragazza e la scoperta della Resistenza” liberamente e senza censure.
Raccontando dal suo punto di vista la storia del nostro Paese – non in forma storica ma romanzata pur inserendo continui riferimenti alla storia REALE del movimento e della voglia di cambiare il nostro Paese dal 1969 fino ad oggi – con un occhio e una descrizione libera e senza censure.
Avete visto cos’è successo con Il barbiere zoppo? Dovevo stamparne 150 copie e invece hanno aderito e richiesto 500 copie – che già è un successo oggi come oggi – e poi la Infinito Edizioni lo ha letto e mi ha proposto di contrattualizzarlo con loro per farlo girare in tutta Italia. In questo modo è uscito poi nella catena distributiva nazionale senza modifiche o censure cosa che in fase “preparatoria” qualche editore avrebbe potuto fare. Oggi è in giro, ha vinto il diploma d’onore ad uno dei premi INDIPENDENTI più prestigiosi italiani come una delle migliori opere edite nel 2015 e via… ma se non avessi scelto il crowdfunding e cercato il sostegno dei lettori e amici e compagni sarebbe stato pubblicato? Credo di no, perché forse non lo avrebbero nemmeno letto.
Allora lavoriamo al nuovo romanzo, lo distribuirò tra chi lo ha sostenuto e prenotato e a seguire lo
consegnerò a chi lo vorrà ancora PRIMA di interpellare qualsiasi editore perché, a parte la Frilli, non è che sono molto contento degli altri…