Candidato al Premio Strega: Notturno bizantino
Questa settimana un grande personaggio: Luigi De Pascalis (nella foto a sinistra), nato a Lanciano in provincia di Chieti, eclettico nel mondo delle arti, grafico, pittore, Illustratore, sindacalista, pubblicista, e non ultimo scrittore.
Vincitore di numerosi premi letterari , è stato anche candidato al premio Strega 2016 e segnalato al Premio Campiello 2016 con il romanzo Notturno bizantino.
Autore di numerosi racconti di fantascienza, tradotti in Francia, Germania, Stati Uniti. Vincitore per due edizioni del Premio Italia per la letteratura fantastica.
Nel 2006 prende vita la trilogia di Caio Celso ambientato nel 363. I primi due romanzi sono Editi dalla Hobby e Work, mentre l’ultimo capitolo è edito dalla La Lepre edizioni.
Nel 2011 realizza le illustrazioni del celebre romanzo per ragazzi Pinocchio di Carlo Lorenzini meglio conosciuto come Collodi. Edito La Lepre edizioni. Vincitore del premio Carlo Lorenzini.
Del 2015 esce Notturno bizantino Edito dalla La Lepre edizioni.
Bailo Fausto l’ha intervistato per noi.
Un ringraziamento particolare anche alla Premiata Libreria Marconi di Bra (Cn) che, come al solito, ha collaborato fattivamente.
Quando è nata il lei la passione per la scrittura?
“Fin da bambino volevo essere un pittore, il sogno di allora era questo. Ma mi sono trasferito dal Salento a Roma nel 1963 e alcuni amici che curavano antologie di fantascienza mi hanno chiesto di scrivere dei racconti. Ho cominciato così, quasi per caso, continuando a pensare a me come a un pittore. Frequentavo gallerie, partecipavo a mostre e ogni tanto scrivevo anche con successo se i miei primi racconti sono apparsi in antologie con mostri sacri come R. Bradbury, A. Christie, R. B. Mateson, Robert E. Howard, H. P. Lovecraft ecc.
La consapevolezza è venuta più tardi, con due romanzi di carattere fantastico: Rosso Velabro e Il labirinto dei Sarra (definito da De Turris il più bel romanzo fantastico italiano). Da allora ho sperimentato diversi generi e la scrittura è diventata predominante nella mia vita. Ormai disegno e dipingo raramente (pur avendo pubblicato un Pinocchio a fumetti)”.
Quali sono stati i suoi scrittori di riferimento?
“Sono onnivoro ma detesto annoiarmi leggendo. Da ragazzo ho letto tutto Salgari, ma anche Proust, Cronin, Somerset Maugham, Amado, e tanta poesia (avevo una vera cotta per Lorca) oltre a saggi di storia. Adesso cerco di tenermi aggiornato sui romanzi che escono e qualche volta m’imbatto in capolavori come Stoner di Williams e La trilogia della pianura di Kent Haruf. Mi lascio guidare sempre dalla curiosità. In questo periodo sto leggendo molti saggi sulla storia del Mediterraneo nel XV e XVI secolo e sui rapporti tra mondo Cristiano e Musulmano. Nella ricerca un libro tira l’altro, non si sa mai dove si va a finire. La parte più divertente dello scrivere un romanzo storico è tutta qui”.
Quale è stata la scintilla che l’ha portata al scrivere il suo ultimo romanzo?
“Il romanzo appena terminato verte sugli ultimi anni della vita di Goya, quelli in cui dipinse le cosiddette pitture nere. E’ stata la prima volta che ho messo insieme le mie due passioni e lavicenda, strettamente documentata, è venuta giù di getto, nella metà del tempo consueto. Adesso bisogna che il manoscritto riposi un po’, poi vedremo”.
La voce narrante del suo romanzo è quella di Lucas Pascali, ci racconta come nasce questo personaggio?
“Il fratello maggiore di mio padre era un dentista ed era un appassionato cultore della storia di famiglia. Aveva fatto ricerche e studi per ricostruirla. Avevo circa 12 anni quando mi parlò di Lucas Pascali, detto il Greco, medico alla corte Sabauda, facendo risalire a lui la tradizione di famiglia di esercizio della professione medica vecchia allora di quasi 500 anni. Le notizie erano pochissime, ma rimasi affascinato dal mistero del personaggio. Lucas è riemerso dal passato quando ho deciso di scrivere della caduta di Costantinopoli, anche perché sapevo che la mia famiglia paterna era venuta da lì. E’ stato un atto naturale, direi”.
Quanto è stato importante la documentazione storica per il suo ultimo libro?
“Anche quando scrivo un romanzo di totale fiction mi documento il più possibile su ogni aspetto della narrazione. Per ricostruire in maniera plausibile un mondo bisogna conoscerne ogni sfaccettatura. C’entrano storia, antropologia, diritto, storia militare, medicina, usi e costumi quotidiani, modi di dire, arte, musica, ecc. … E poi montagne di appunti”!
Quale opera pittorica rappresenta meglio gli ultimi bagliori di Costantinopoli?
“Non esiste, credo, una importante opera pittorica del passato che proponga in maniera credibile la caduta di Costantinopoli. Ce ne sono di ottocentesche come quella dell’entrata di Maometto II in città di Benjamin Constant, nella foto a destra, e ci sono vari quadri di battaglie sotto le mura conservati all’Askeri Museum di Istambul, ma nulla di esaltante direi”.
Oggi vede il crollo di una nuova Costantinopoli?
“La storia si ripete in maniera uguale e diversa, per cui sembra sempre di assistere a qualcosa di nuovo e di differente, ma non è così. Le recenti vicende turche mi indignano e preoccupano. L’incapacità dell’Europa di reagire univocamente a ciò che accade è vecchia di secoli”