La mandria umana di Vittorio Nacci
Chi è Vittorio Nacci
Vittorio Nacci (nella foto a destra) , classe 1985 di Monopoli (BA), oltre che scrittore è autore, cantante e compositore.
E’stato frontman della band IOHOSEMPREVOGLIA, terzo posto nella sezione Nuove Proposte del 62° Festival di Sanremo, con il brano Incredibile tratto dal primo disco uscito per
Sony Music.
Ha effettuato studi artistici fino a passare le selezioni e a entrare nel CET, la scuola per autori di testi fondata da Mogol, dove successivamente ha ricoperto il ruolo di assistente alla docenza.
Dopo l’esperienza sanremese ha scritto come autore e compositore per Sony e Warner. Adesso lavora da indipendente producendo e seguendo i progetti di nuovi talenti.
La dimensione della sola scrittura, purificata dalle leggi del mercato discografico, è un desiderio che ha portato avanti con serietà e sperimentazione e che finalmente con La mandria umana diviene oggetto. É notizia di pochi giorni fa il fatto che sia stato selezionato per la prestigiosa agenda poetica Il segreto delle fragole 2017, antologia di poesia contemporanea italiana di LietoColle.
Di cosa parla La mandria umana
19 racconti che indagano il complesso e misterioso universo dei sentimenti e dei rapporti umani. Da quello con noi stessi a quello con le persone che ci circondano. Affetto, amore, amicizia, nostalgia, rimpianto, tristezza, felicità e tante altre emozioni troveranno un posto tra le pagine di questo libro.
Cosa ne penso
Come ha sottolineato lo stesso autore nella prefazione, non è una novità che i racconti (short story) nella letteratura siano sempre stati bistrattati. Sia agli editori che a una gran parte dei lettori, probabilmente, sfugge la grande opportunità di accrescimento che rappresenta questa forma letteraria. Fermo restando che scrivere un buon racconto non è per niente facile, perchè è complicato essere semplici e coinvolgenti con poche parole.
La caratteristica principale, del racconto, la forma breve appunto, sarebbe invece la soluzione perfetta e più adatta ai nostri tempi frenetici, perciò quello che, fino a qualche tempo fa, rappresentava uno svantaggio potrebbe in breve tempo rivelarsi un punto di forza. Il Nobel assegnato nel 2013 ad Alice Munro, eccellente scrittrice di racconti, testimonia questa tendenza anche se, per la verità, non sono mancati in passato vincitori addirittura del Premio Strega (I racconti di Moravia nel 1952, Cinque storie ferraresi di Bassani nel 1956, I sessanta racconti di Buzzati nel 1958).
Anche in questa raccolta, coloro che non hanno tempo per tuffarsi in un stratosferico “mattone”, potranno trovare emozioni e spunti rapidi di riflessione. Vittorio Nacci offre infatti al lettore la possibilità di calarsi in poche battute nell’intricato labirinto delle esistenze umane che, si sa, non hanno quasi mai percorsi lineari.
Procedendo secondo la pratica dell’omissione, escludendo cioè tutto ciò che non è fondamentale dire, l’autore, anche grazie alla sua attività di compositore di canzoni, riesce a costruire in brevi narrazioni vere e proprie storie che nulla hanno da invidiare al romanzo classico. Storie quindi di esperienze, alcune esaltanti, altre drammatiche, ma mai banali, riflessioni sull’enigma dell’esistenza, squarci di umanità nel fluttuare della vita, immagini che restano impresse in maniera indelebile.
Leggendo bene tra le righe di questi racconti, traspare una malinconia di fondo quasi decadente, la volontà di riaffermare il valore della spiritualità umana per ricercare gli impulsi più reconditi dell’animo, ma anche un profondo insegnamento morale e un rassicurante messaggio di fiducia e di speranza contro il pessimismo e la misantropia dilaganti.
Insomma, con uno stile asciutto, sobrio e curato che riporta nelle parole le più disparate emozioni, Vittorio Nacci ha confezionato una lettura piacevole e scorrevole dove è quasi impossibile non ritrovarsi. Sicuramente da leggere!