Una graphic novel su Benvenuto Cellini

Una graphic novel su Benvenuto Cellini

Si parla ancora di graphic novel in questa intervista per la quale ringraziamo per la collaborazione Fausto Bailo e la Premiata Libreria Marconi di Bra.

Ma vediamo meglio…

Vincenzo Bizzarri, illustratore, pugliese di nascita ma bolognese di adozione, dal 2012 frequenta l’Accademia Di Belle Arti. Nel 2016 pubblica due volumi: il primo dal titolo Il paese dei tre santi edito da Mammiuto, il secondo, edito dalla Kleiner Flug, dal titolo Benvenuto Cellini in collaborazione con lo sceneggiatore Filippo Rossi.

E’ tra i fondatori dell’Associazione Culturale Disagio Production.

Parlare di Benvenuto Cellini, significa immergersi in un romanzo picaresco. Scrittore, scultore, orafo, artista, prima amico poi nemico di papi, imperatori e re, ma allo stesso tempo anche assassino: in poche parole un genio.

 

Vincenzo Bizzarri

Vincenzo Bizzarri

Intervista a Vincenzo Bizzarri, illustratore

Quali sono stati i suoi fumetti preferiti in tenerà età?

“Scadrò subito nell’ovvio, ma come tutti gli italici bimbi, i primi fumetti che ho letto erano su Topolino. Ho anche avuto la fortuna che a casa dei miei ci fossero delle vecchie copie del Corriere dei Piccoli e del Corriere dei ragazzi. Non ne erano molte, ma quelle poche le ho sfogliate, lette, rilette e copiate fino alla distruzione. Poi c’era Pk e tutta una serie di fumetti di cui non ho più memoria, visto che leggevo qualsiasi fumetto mi ritrovavo tra le mani. Poi mi è capitato tra le mani Andrea Pazienza ed è stata la fine della mia infanzia”.

Quali illustratori sono i suoi preferiti?

“La lista sarebbe lunghissima, primo tra tutti Moebius. Ma bypassando le divinità storiche, tra i nuovi autori citerei Luigi Critone. Soprattutto per “Benvenuto Cellini” è stato di grande ispirazione. Linea chiara, acquerello, un tratto elegante, realistico che a volte va verso il grottesco. Non ho davvero potuto fare a meno di guardarlo mentre lavoravo su questo progetto”.

E stato complicato ricreare le atmosfere le ambientazioni i paesaggi dell’Italia di metà cinquecento?

“Sicuramente non è stata una passeggiata. Però la difficoltà della documentazione fa parte del divertimento. Dipinti e libri dell’epoca, fumetti, film, serie tv, videogiochi, libri illustrati. Ho passato diversi mesi a saturarmi dell’atmosfera di quell’epoca. L’inizio del ‘500 è nel bel mezzo di una serie di cambiamenti storici, culturali e tecnologici. Si passava da una cultura permeata da un cattolicesimo asfissiante a una cultura umanistica.

Basti pensare che erano state emanate le prime ordinanze di divieto di portare armi alla cintura, ordinanza spesso non seguita perché perdurava una cultura medievale. Erano apparsi da poco i primi archibugi che stavano smantellando, oltre che le tecniche di battaglia, prima di tutto il codice cavalleresco e tutto quel che comportava.

Nel giro di cinquant’anni, tra la fine del ‘400 e l’inizio del ‘500, la società è cambiata radicalmente. Devo dire che la difficoltà l’ho trovata soprattutto in quest’aspetto. Mi sarebbe bastato poco per essere anacronistico: disegnare un archibugio troppo moderno o far divertire dei soldati con un gioco di carte ormai in disuso. Sono sicuro che un esperto di storia rinascimentale avrebbe qualcosa da ridire, ma credo di aver fatto del mio meglio per dare perlomeno un idea, o una mia idea, dell’atmosfera che si respirava all’epoca”.

Benvenuto Cellini

Benvenuto Cellini

Descriva il suo Benvenuto Cellini con tre colori?

“Direi Rosso, Marrone e Oro. Rosso come il sangue e la passione che scorrono a fiumi durante la sua vita. Il sangue dei tanti nemici che ha avuto e la passione per l’arte, per le donne e, non per ultimo, per se stesso. Marrone come il fango da cui si è sempre risollevato. Il fango di un passato medievale, fatto di malattie e sporcizia e il fango buttato sul suo nome dai suoi nemici e concorrenti. L’oro non credo abbia bisogno di spiegazioni, dato che Cellini è stato forse l’orafo più famoso, prolifico e poliedrico della storia. Ha lavorato e scritto sulla materia aurea dalla gioventù fino alla sua morte, arrivata a settant’anni suonati, per l’epoca un’età più che veneranda”.

Quale illustrazione potrebbe riassumere meglio la sintesi della graphic novel Benvenuto Cellini?

“Non credo che una sola illustrazione potrebbe riassumerla, visto che già la nostra graphic novel è solo il sunto di un riassunto di un riassunto di tutto quello che Benvenuto Cellini ha vissuto e rappresentato. Orafo, scultore, viaggiatore, guerriero, attaccabrighe, donnaiolo e sodomita, suonatore di flauto, cacciatore, prigioniero e latitante, pio uomo di chiesa e curioso verso i riti satanici, vendicatore sanguinario e potrei continuare la lista a lungo. Io e Filippo speriamo di trovare l’occasione di fare altri volumi su questo personaggio che ha così tanto da raccontare da non poter essere contenuto neanche in cento graphic novel. Spero comunque che con la nostra abbiamo dato almeno un assaggio della grandezza di questo personaggio storico che rappresenta prima di tutto una figura: quella dell’uomo libero”.

Intervista a Filippo Rossi, sceneggiatore

Filippo Rossi

Filippo Rossi

Quanto è stato complicato realizzare una sceneggiatura che narrasse una parte importante della vita di Benvenuto Cellini?

“a differenza tra Cellini e la maggior parte degli artisti del suo tempo, è che questi ci ha lasciato un patrimonio enorme a cui attingere, ovvero la sua autobiografia.

 

In realtà il maestro fiorentino dettò il testo a un suo assistente, ma di fatto, probabilmente anche visto il carattere di Benvenuto, poco incline a farsi da parte, quello che esce dalle pagine di quest’opera è il ritratto preciso dell’artista, compreso il modo di parlare e di ragionare.

 

Dicevo, il testo è una miniera quasi inesauribile di aneddoti e personaggi, quindi la vera difficoltà del mio lavoro è stata piuttosto nello scegliere cosa raccontare, dovendo escludere la maggior parte degli episodi. A sostegno di questo processo creativo c’è stata la precisa intenzione di raccontare una vicenda unica, in cui i vari episodi mostrati fossero funzionali a una narrazione uniforme , dalla quale più di tutto volevamo che emergesse la personalità complessa del Cellini”.

Quanto sono state importanti le ricerche storiche per la costruzione di questa sceneggiatura.

“Molto. Rispetto ad altri personaggi, come detto prima, siamo stati aiutati da un testo di riferimento molto accurato, ma ovviamente non è sempre così e inoltre, dovendo raccontare di un preciso momento storico, è necessario essere documentati anche sul mondo che circonda la vicenda. Leggere la pagina wikipedia di Benvenuto Cellini, non basta: la preparazione necessaria per scrivere un fumetto di carattere storico, è la stessa che servirebbe per un romanzo storico o per una profonda retrospettiva sul personaggio, sulla sua arte e sul contesto in cui si è sviluppata.

Poi naturalmente a questo si affianca una parte più “creativa”, dove tutto ruota intorno alla costruzione di una sceneggiatura equilibrata e accattivante. Ma qui, avendo alle spalle la storia, l’impegno si deve rivolgere a far venire fuori il modo di raccontare, l’occhio degli autori”.

Illustrazione

Quale è stato l’impatto emotivo mentre ridava vita alla massima espressione del Manierismo?

“Vengo da studi classici e devo ammettere che non mi ero mai avvicinato a Cellini. È stato Vincenzo, il disegnatore, a suggerirmi di addentrarmi a conoscere questo personaggio. Quello che mi è subito saltato agli occhi è che si trattava di un personaggio complesso: nasce a Firenze nel 1500 e da una parte è quindi il culmine di una cultura rinascimentale. Ma allo stesso tempo è un uomo del popolo, che si porta dietro molti valori e costumi ancora medievali.

 

Cellini sguainava la spada nel vicoli bui di Firenze, di Roma, di Napoli per difendere tanto la sua indipendenza, quanto il suo lavoro e la stessa cosa faceva, con le parole, negli ambienti più alti e pomposi, nelle corti e in Vaticano. Sapeva stare al mondo, si direbbe oggi. Accanto a questo profilo di un uomo con cui non si scherzava, però, c’è anche il Benvenuto Cellini artista: sperimentatore raffinatissimo, attento al movimento artistico culturale che era esploso in Italia e nel resto d’Europa.

 

Di fronte a un ritratto così solido e complesso, ho provato stima e ammirazione. Anche se di indole molto diversa, mi sono calato completamente nelle sue vicende, trascinato per mano dal linguaggio colorito dell’autobiografia fino a immedesimarmi completamente nelle vicende”.

Progetti per il futuro?

“Per adesso continuo con questa vena storica, in particolare sto scrivendo una biografia a fumetti su Giovanni Boccaccio. Al momento, penso che sarò io stesso a disegnarla, oltre che a scriverla. Vedremo”!

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