Requiem per un’ombra: intervista agli autori
Nel febbraio 2017 viene dato alle stampe uno splendido romanzo dal titolo: Requiem per un’ombra, un avvincente noir metropolitano ambientato a Torino, a firma di Laura Toffanello e Mario Pistacchio (edito dalla 66thand2nd) già autori di L’estate del cane bambino.
Il protagonista, Salvatore Puglise, un investigatore privato vecchio stampo con la battuta sempre pronta e grande appassionato di jazz, quando oramai mancano pochi mesi alla pensione, vede arrivare la sua occasione per mezzo di una rapina finita male.
Puglise, mix tra il personaggio letterario Philip Marlowe e quello cinematografico Hank Quinlan, ci accompagnerà nel sottobosco criminale della città sabauda alla ricerca della verità.
Ringraziamo Bailo Fausto che ha intervistato per noi gli autori e la Premiata Libreria Marconi di Bra (Cn) che, come sempre, ha collaborato fattivamente.
Quando è nata il Lei la passione per la scrittura?
Laura Toffanello: “Datemi una storia, la realtà mi sta uccidendo! Ero così piccola che nemmeno sapevo scrivere il mio nome. Annaspavo tra fatti incomprensibili, segreti di famiglia inconfessati, buchi neri e trabocchetti. Avevo quattro o cinque anni e cercavo la verità. Come un bravo investigatore pedinavo i miei genitori, i miei nonni, ascoltavo di nascosto le loro conversazioni, cercando di coglierli in fallo.
Solo ora capisco quanto la mia infanzia sia stata atroce. Per gli altri, intendo. Annotavo tutto mentalmente, poi disponevo i dati dell’indagine in una storia di cui, non conoscendolo, cambiavo ogni volta il finale. Senza rendermene conto, stavo sperimentando le leggi della narrativa, la teleologia del racconto, la pertinenza narrativa, il post hoc ergo propter hoc. Un giorno, spiando il cane dei vicini che cercava ostinatamente il suo osso, l’ho visto riemergere dalla terra, ebbro di gioia. Aveva trovato delle radici. Le mie, evidentemente, erano nella finzione”.
Mario Pistacchio: “Non mi ricordo. E sono contento di averlo dimenticato perché la scrittura affonda le sue radici nella mia infanzia, non esattamente un bel periodo”.
Quali sono stati i suoi scrittori di riferimento?
Laura Toffanello: “Il suolo bagnato dalle lacrime è benedetto. Sono gli scrittori che mi hanno fatta piangere, quelli che sanno scrutare nell’abisso e impongono che l’abisso ti guardi dentro. I poeti maledetti, gli scrittori dannati, coloro che hanno fatto coincidere la propria vita con le opere, creando la più alta e suprema forma d’arte possibile. Sono un modello irraggiungibile, i maestri che non incontrerò mai per strada e mai dovrò uccidere”.
Mario Pistacchio: “Moltissimi, ma per non ridurre il tutto a uno sterile elenco direi Céline, Faulkner e Henry Miller”.
Quale è stata la scintilla che l’ha portata a scrivere Requiem per un’ombra ?
Laura Toffanello: “Questi ultimi anni sono stati una foresta di addii, e io non sopporto nemmeno gli arrivederci. La scintilla è stata l’ossessione per la morte. Ne è uscito un libro tragicomico sulla vita, quella cosa che passa mentre, intanto, attendiamo che accada qualcos’altro, sperando sempre sperando, anche contro ogni possibilità”.
Mario Pistacchio: “Volevamo scrivere di un uomo comune che fa l’investigatore privato, un lavoro non troppo comune. Gli investigatori ci interessano molto perché sono dei ricercatori e la ricerca rivela sempre altro, prelude in se stessa a un’agnizione, sul mondo, sull’animo umano, sulle verità nascoste dietro l’apparenza.
Inoltre, per quello che ne sappiamo, gli investigatori sono stati vittime più di altre categorie professionali di una mitologia, fino agli anni Ottanta hanno vissuto all’ombra di Marlowe, successivamente nel culto della Magnum, delle auto sportive, dell’hackeraggio e della criminologia. Nessuno meglio di Sal Puglise ci sembrava universale. Siamo un po’ tutti la controfigura di qualcun altro, i nostri pensieri sono citazioni, le nostre passioni sogni presi in prestito. Fino al giorno in cui la recita finisce. Capita anche agli scrittori, il velo cade e resti nudo. Nudo, ma con qualcosa da raccontare”.
Quando ha preso forma il personaggio letterario Salvatore Puglise?
Laura Toffanello: “Quando l’abbiamo tirato fuori dalla scatola, però ce l’ha fatta pagare. Ci ha dato filo da torcere con suoi trucchetti, la sua reticenza. Per svelarlo abbiamo dovuto ascoltare una marea di dischi jazz, swing, free jazz, be bop, hard bop. E naturalmente dargli sempre ragione”.
Mario Pistacchio: “Ci pensavamo da parecchio, forse da sempre. Qualche anno fa Puglise si è presentato alla nostra porta ma non era ancora il suo momento, o forse non eravamo noi a essere pronti. Diciamo che l’abbiamo tenuto sulla corda per un po’. Ecco, questa è una cosa che ci piace molto: scrivere la bozza di una storia, oppure di un personaggio e metterlo da parte, riesumarlo ogni tanto, vedere se è ancora vivo. Solo le storie forti e i personaggi promettenti resistono. Anzi, crescono”.
Descriva con tre aggettivi il personaggio di Puglise.
Laura Toffanello: “Non amo abbastanza gli aggettivi da usarne tre di fila. Lo descriverei, piuttosto, attraverso un’azione preceduta da un avverbio di negazione. Sal Puglise è un cinico che non riesce a smettere di sperare”.
Mario Pistacchio: “Scalcagnato, romantico, cinico. E solo come un cane”.
Con quale scrittore contemporaneo le piacerebbe scrivere un libro a quattro mani?
Laura Toffanello: “Scrivere a quattro mani? Non so se sia una buona idea, in generale. Devi dedicare troppo tempo alla relazione, a costruire un rapporto con l’altro, alla fiducia. È molto più difficile di quanto si creda e comporta più lavoro di quanto ne risparmi. Invece, mi piacerebbe parecchio poter guardare al lavoro Cormac McCarthy. Guardarlo scrivere, fare colazione, sapere cosa indossa e in che modo guarda il mondo. E, magari, fargli anche una domanda, tipo: Hey Cormac, come si fa a diventare così immensamente bravi?”
Mario Pistacchio: “A parte Laura, non sento il desiderio di scrivere con nessun altro”.