Intervista a Rodrigo Elgueta: Gli anni di Allende
La graphic novel: Gli anni di Allende (la versione italiana è edita in Italia da Edicola Ediciones) rappresenta un grande affresco che ritrae la primavera cilena, fiorita dopo la vittoria della coalizione Unidad Popular guidata da Salvador Allende il 4 settembre 1970, seguita dai mille giorni più intensi della storia del Cile.
Questo piccolo paese dell’America latina rappresentò un esempio inedito di riforme nella ottica di un socialismo popolare democratico, tra le quali citiamo: maggiori tutele sociali, diritti delle donne, politiche culturali, riforma agraria al fine di redistribuire le terre dei latifondi ai contadini, nazionalizzazioni delle banche e le miniere di rame controllate da compagnie straniere. Tutta la vicenda è narrata dall’inviato statunitense John Nitsch (personaggio di fantasia).
Gli anni di Allende racconta con passione e rigore storico gli accadimenti politici, i fattori e gli attori che caratterizzarono la via cilena al socialismo, sino alla sua tragica conclusione.
Una graphic novel che non può mancare nella nostra biblioteca, un’opera che rappresenta il rigore morale, sociale, politico dell’esperienza della Unidad Popular rappresentata nella figura di Salvador Allende.
Grazie a Fausto Bailo e alla Premiata Libreria Marconi di Bra (Cn) che ci hanno permesso di conoscere quest’opera e i suoi autori.
Un ringraziamento speciale va riservato a Domenico Grillo per la traduzione.
Chi è Carlos Reyes
Sceneggiatore, editore, esperto di comunicazione audio visiva e docente, tra i fondatori del sito ergocomics.cl, è uno dei creatori dei festival El Día de la Historieta e Viñetas del fin del mundo, e conduttore dell’omonimo programma radio. Co-fondatore della casa editrice indipendente Feroces Editores, è stato editore di Suda Mery K! – rivista internazionale di storie sudamericane. Ha collaborato a diverse pubblicazioni cilene e straniere con saggi, interviste e fumetti. Alcune sue storie sono state pubblicate nelle raccolte Los 3 volumenes de La Ruta de los Arcanos, In Absentia Mortis, In Nomine Mortis e nei libri Heredia Detective e Cómo vivir un terremoto.
Chi è Rodrigo Elgueta
Disegnatore di fumetti e illustratore, ha esposto in Cile e all’estero. Si è dedicato alla gestione di attività culturali, organizzando e coordinando diversi progetti ed eventi di narrativa grafica. Ha lavorato per le case editrici Arrayàn, SM ediziones e Salo S.A. – con cui ha disegnato parte della serie Mitos y Leyendas, ha pubblicato il fumetto di fantasia – Dragon Lemur per la casa editrice Visual ediciones e la storia a fumetti Flamenco. Insieme all’autore Juan Vásquez ha creato la rivista di fumetti e illustrazione Platino. La sua prima novella grafica, El origen, è stata scritta da Daniel Benavides e pubblicata da Catalonia. Ha partecipato alle raccolte di fumetti In Absentia Mortis e In Nomine Mortis con gli sceneggiatori Angel Bernier e Carlos Reyes e, con quest’ultimo, ai volumi della serie Heredia Detective (LOM)
Intervista a Rodrigo Elgueta
Quali fumetti leggeva in tenera età?
“Fortunatamente a casa mia ci sono sempre stati i giornalini di fumetti e mio padre già mi comperava pubblicazioni come Tarzan, Zorro, Batman o Barrabases, prima che imparassi persino a leggere, in quanto loro percepivano che per me la sola osservazione di immagini, disegni, colori, ecc. erano già un intrattenimento in sé.
Approfitto per commentare che “Barrabases” era una rivista cilena che raccontava di una squadra di calcio infantile, pieno di avventure sia in campo che fuori da esso. Successivamente conobbi il lavoro di Jack Kirby e attraverso essi scoprii, attorno agli 8 anni, che mi piaceva molto disegnare, cominciando a dedicare molte ore a far pratica e realizzare piccole storielle, inventando personaggi ed avventure”.
Come è nata l’idea di creare una graphic novel basata sulla vita politica di Salvador Allende?
“Il progetto nasce dall’interessamento di Rafael Lopez Giral, editore di Hueders, una pubblicazione Cilena che nel giro di pochi anni è diventata un importante punto di riferimento per l’editoria locale.
E questo è un punto importante perché Rafael è un messicano trasferitosi in Cile e questo evidenzia l’interesse che esiste in America Latina e nel mondo per la figura di Allende, come un Presidente che lanciò importanti cambiamenti sociali a favore del popolo. Abbiamo sempre saputo che raccontare la storia di Unidad Popular sarebbe stata un’impresa titanica e che era attesa nell’ambiente dei narratori grafici, però dovette arrivare Hueders per lanciare la sfida.
Rafael contattò Carlos Reyes, conosciuto studioso di fumetti e a sua volta sceneggiatore di lavori precedenti, Carlos contattò il sottoscritto e mi invitò a partecipare come disegnatore”.
Quanto tempo ha impiegato per scriverlo?
“Questo lavoro ci costò circa due anni e mezzo, dal momento in cui ci trovammo a prendere insieme il primo caffè per parlarne fino a quando concludemmo la realizzazione di tutte le sue pagine. All’inizio abbiamo avuto la consulenza dello storico Manuel Vicuña e dal sociologo Marcelo Mellado.
Loro ebbero un ruolo fondamentale, fornendoci le basi perché Carlos romanzasse una storia, costruendo un’opera a partire da molte fonti diverse, selezionando i fatti avvenuti tra il 1970 ed il 1973 che, secondo il loro giudizio, era necessario menzionare nella storia grafica, come una trama nella quale i fatti storici si intrecciassero con i personaggi romanzati ed il lavoro di riproduzione di un’epoca attraverso i disegni.
Successivamente Carlos Reyes iniziò a scrivere una storia romanzata che avrebbe avuto come sfondo quei fatti storici, presentando una serie di personaggi fittizi, ma identificabili con i cittadini rappresentativi della società di quegli anni e, perché no, anche del Cile attuale. Mano a mano che la sceneggiatura cominciò a svilupparsi Carlos mi consegnava una certa quantità di pagine ed a partire da esse io iniziavo a disegnare. Per elaborare le pagine utilizzai molto materiale di appoggio, come fotografie, filmati e visite a diversi settori della città di Santiago, in quanto esistono quartieri che non sono cambiati da più di 50 anni. Io stesso abito in un quartiere che possiede ancora molte costruzioni di quell’epoca.
Quando lavoravo prima realizzavo una bozza a matita di grafite e successivamente li ripassavo con matite colorate e pennelli, per poi valorizzarli finalmente con l’utilizzo di sfumature di colori di china. Dopo questo lavoro, la pagina veniva scannerizzata e davo i ritocchi finali al computer, come delineare le vignette e pulire i disegni. Infine, prima della stampa, si inserivano i fumetti ed i riquadri di narrazione con i testi, lavoro questo realizzato magistralmente da Felipe Benavides”.
Ha scritto altre graphic novel?
“Si, ormai realizzo fumetti dall’anno 2001. Quel primo lavoro lo scrissi e disegnai completamente. Fu realizzato in forma di rivista di 20 pagine ed arrivai a pubblicare due capitoli di un progetto che però prevedeva 10 numeri. Questo è successo perché allora iniziai con molto impeto ed entusiasmo a disegnare e scrivere storie ma non conoscevo affatto come funzionava quel “business”. Possedevo migliaia di riviste ma non sapevo come distribuirle.
Dopo, con quella esperienza fatta, cominciamo con un altro amico disegnatore, Juan Vasquez, a pubblicare una rivista di fumetti di 48 pagine chiamata “Platino”, dove ognuno di noi aveva a disposizione metà della rivista per fare quello che voleva. Arrivammo a pubblicare 5 numeri che era il nostro obiettivo. Ed a partire da quel momento, nel 2011, inizia a disegnare ininterrottamente delle storie ed ho partecipato come disegnatore a progetti come “Heredia detective”, “Le Origini, infortuni e meraviglie della guerra di Arauco”, “Dottor Mortis” e “Gli anni di Allende”.
Attualmente ho in serbo vari progetti e sto terminando un libro, la cui pubblicazione è prevista per il secondo semestre di quest’anno, che tratta la storia della estinta etnia Selkam della Terra del Fuoco, una sorta di documentario a fumetti, il cui titolo potrebbe essere “Noi, i Selkam”, con il quale continuiamo nel nostro percorso di rivisitazione della nostra storia analizzandola senza pregiudizi, scoprendo che gran parte di essa è costruita su infamie, essendo testimone dell’enorme ricchezza culturale che possedeva quella cultura nomade del paleolitico e che visse nella Patagonia del nostro paese fino a circa 100 anni fa”.
Lei crede che gli argomenti trattati nella graphic novel: Gli anni di Allende, rappresentino ancora la realtà?
“Credo che l’immagine di Allende si sia ulteriormente imposta nell’arco degli anni, il contrario di quanto è avvenuto con Pinochet, che ha visto invece evidenziarsi maggiormente, col passare del tempo, la sua personalità bruta e di cattivo gusto. Chiaramente l’immagine di Salvador Allende è andata incarnando l’archetipo dell’eroe tragico, capace di sacrificarsi per trasformare in un simbolo non solo nazionale, ma universale, che solletica l’inconscio collettivo, la presenza di un eroe che aiuta il suo popolo e li consegna strumenti per il suo progresso spirituale.
E’ un eroe che simboleggia la lotta per la giustizia ed il bene della comunità. E per questa stessa ragione il fumetto doveva raccontare una storia con queste caratteristiche. Il periodo della Unidad Popular e del Governo di Salvador Allende ed il golpe militare del 11 settembre che da inizio ai 17 anni di dittatura è un argomento ancora molto presente in Cile. Sono ancora in vigore leggi dell’epoca di Pinochet.
Dal punto di vista giudiziario esistono ancora molti casi che non sono stati oggetto di indagine e figure di politici che parteciparono sia alla Unidad Popular che alla dittatura che ancora oggi ricoprono posti di alto livello imprenditoriale, culturale, economico e politico. Inoltre, molte realizzazioni avvenute durante il Governo di Salvador Allende si presentano ancora oggi come rinnovative e avanzate rispetto ai suoi tempi. L’ammirazione per Allende cresce di giorno in giorno in Cile”.
Quale illustrazione secondo lei rappresenta meglio la graphic novel Gli anni di Allende?
“E’ importante ricordare che ogni opera, ed in questo caso il racconto grafico, ha uno spirito che difficile da sintetizzare.
Da questo punto di vista la prima pagina che mi viene in mente di fronte a questa domanda è la pagina 5 (vedere). In questa è possibile intravedere il percorso dell’intera opera.
Il tipo di sfumature, il gioco dello spessore dei tratti … le fonti utilizzate per i testi … tutto questo si può osservare da questa pagina che ne rappresenta bene il segno distintivo. Inoltre, essa mostra una prospettiva che non è mai stata rappresentata prima, dove si puo distinguere uno degli obiettivi degli autori … mostrare quel periodo storico attraverso un nuovo punto di vista … a partire da dalla dimensione umana”.
Entrevista en español.
Qué comics leíste cuando eras joven?
“Afortunadamente en mi casa siempre existieron revistas de historieta, y mis padres ya me compraban publicaciones como Tarzán, El Zorro, Batman o Barrabases, antes que empezara siquiera a leer, donde ellos percibían que la observación de imágenes, de dibujos, colores etc, ya era entrención en si misma. Aprovecho de comentar que “Barrabases” era una revista chilena que trataba sobre un equipo de futbol infantil, lleno de aventuras tanto en las canchas como afuera de estas. Luego conocí el trabajo de Jack Kirby y entre estos, me di cuenta, alrededor de los 8 años, que me gustaba mucho dibujar, comenzando a dedicar muchas horas a practicar y a realizar pequeñas historietas, inventando personajes y aventuras”.
Cuándo tuvo la idea original de crear una novela gráfica basada en la vida política de Allende?
“El proyecto parte como interés de Rafael Lopez Giral, editor de Hueders, una editorial Chilena que en pocos años se ha transformado en un importante referente en la escena editorial local. Y este punto es importante, ya que Rafael es un mexicano radicado en Chile y esto es reflejo del interés que existe en Latinoamérica y el mundo por la imagen de Allende, como un presidente que impulso importantes cambios sociales a favor del pueblo. Siempre supimos que narrar la historia de la Unidad Popular significaría un trabajo titánico y que estaba pendiente en el ámbito de los narradores gráficos, pero tuvo que llegar Hueders y plantear el reto. Rafael se comunico con Carlos Reyes, conocido estudioso del comic y guionista y a su vez debido a trabajo anteriores, Carlos se comunica conmigo y me invita a participar como dibujante”.
Cuánto tiempo te tomó escribirlo?
“Este trabajo nos tomó aproximadamente unos dos años y medio, desde el momento en que nos juntamos a tomar el primer café para conversar hasta que finalizamos todas las páginas. Primero fuimos asesorados por el historiador Manuel Vicuña y el sociólogo Marcelo Mellado. Ellos fueron un apoyo fundamental al entregarnos las bases para que Carlos novelizara una historia, construyendo una obra a partir de muchas fuentes, con una selección de los hechos entre 1970 y 1973, que a juicio de ellos debían ser mencionados en la novela gráfica, como si fuera un contrapunto donde los hitos históricos, se conectaban con nuestros personajes novelizados y el trabajo de recreación de una época por medio de los dibujo.
Luego Carlos Reyes comenzó a escribir una historia novelizada que tendría como telón de fondo estos hechos históricos, presentando a una serie de personajes ficticios, pero identificables con los ciudadanos representativos de la sociedad de aquellos años y por que no, también del Chile actual. A medidas que el guión empezó a avanzar, Carlos me iba entregando este cada cierta cantidad de páginas, y a partir de este guión, yo comenzaba a dibujar. Para elaborar las páginas recurría a mucho material de apoyo, como fotografías, películas y distintos sectores de la ciudad de Santiago, ya que existen barrios que no han cambiado en más de 50 años. Incluso yo vivo en un barrio que aún mantiene muchas fachadas de aquella época. Cuando trabajaba primero realizaba un boceto en lápiz grafito y posteriormente lo delineaba con lápices tintas y pincel, para finalmente darles la valorización por medio de aguadas de tinta china. Posterior a esto, la página las escaneaba, y en el computador daba los toques finales, como delinear las viñetas y limpiar los dibujos. Finalmente, antes de la edición, se insertaban los globos parlantes y cartuchos de narración con los textos, labor que realizó genialmente, Felipe Benavides”.Has escrito otras novelas gráficas?
“Si, ya llevo realizando comic desde el año 2001. Ese primer trabajo lo escribí y lo dibujé completamente. Estaba realizado en formato de revista de 20 páginas y alcancé a publicar dos capítulos, de un proyecto que incluía 10 números. Esto sucedió porque uno empieza con mucho ímpetu y con mucho entusiasmo por el hecho de dibujar y escribir historias, pero no conocía como funcionaba este “negocio”. Tenía mil revistas en mi poder, pero sin saber como distribuirlas. Luego, ya con esta experiencia, comenzamos junto a un amigo dibujante, Juan Vasquez, a publicar la revista de 48 páginas de comic llamada “Platino”, donde cada uno tenía la mitad de la revista para hacer lo que quisiera. Llegamos a los 5 números, que era nuestra meta. Y a partir de este momento, en el año 2011, comencé ininterrumpidamente a dibujar historieta y he participado como dibujante en proyectos como “Heredia detective”, “El Origen, infortunios y maravillas de la guerra de Arauco”, “Doctor Mortis” y “Los Años de Allende”. Actualmente tengo en carpeta varios proyectos, y terminando un nuevo libro, de publicación en el segundo semestre de este año, que tratará sobre la exterminada etnia Selknam de Tierra del Fuego, que es un nuevo comic-documental, cuyo posible nombre es “Nosotros Los Selknam”, con el cual continuamos en esta línea de revisitar nuestra historia y analizarla sin prejuicios, descubriendo que gran parte de nuestra historia está construida sobre infamias, siendo testimonio de la tremenda riqueza cultural que tenía esta cultura nómade en estado paleolítico y que vivió en la Patagonia de nuestro país hasta hace no más de 100 años”.
Cree usted que los temas presentes en la novela gráfica siguen siendo reales?
“Creo que la imagen de Allende se ha ido acrecentando con los años, todo lo contrario a lo que le sucede a Pinochet, que ha ido destacando con el pasar del tiempo, su personalidad burda y de mal gusto.
Claramente la imagen de Salvador Allende, ha ido encarnando al arquetipo de héroes trágico que es capaz de sacrificarse para transformarse en un símbolo no tan solo nacional, sino que universal, que gatilla en el inconsciente colectivo, la presencia del héroe que ayuda a su pueblo y le entrega herramientas para su avance espiritual. Es un héroe que simboliza la lucha por la justicia y el bien de la comunidad. Y por esto mismo el comic debía narrar una historia de estas características.
El período de la Unidad Popular y el Gobierno de Salvador Allende y el golpe militar del 11 de septiembre que da paso a los 17 años de dictadura, es un tema que aún esta presente en Chile. Se mantienen leyes que vienen de la época de Pinochet. Judicialmente aún quedan muchos casos sin investigar y rostros de políticos que tuvieron participación tanto en la unidad Popular o en la dictadura, aún se encuentran presentes en puestos de alto nivel empresarial, cultural, económico y político. Además las implementaciones desarrolladas por el gobierno de Salvador Allende, se nos presentan ahora absolutamente novedosas y adelantadas a la época. La admiración hacia Allende crece día a día en Chile”.Qué ilustración cree que mejor definiría la novela gráfica Los años de Allende?
“Es importante mencionar que cada obra, y en este caso una novela gráfica, tiene una espíritu que cuesta encontrar. En ese sentido la primera página que se me viene a la mente ante esta pregunta es la página 5 (ver). En esta pude establecer la línea de cómo se enfrentaría el resto de la obra. El tipo de aguada, el juego de los grosores de líneas….la tipografía para las onomatopeyas…todo eso se puede observar, esta página marcó la pauta. Además, esta muestra una perspectiva que no ha sido representada antes, donde podemos ver uno de nuestros objetivos como autores…mostrar este período desde un nuevo punto de vista…desde una escala humana”.