E’ uscito Interlude, sequel di Prelude
Interlude
(Curcio editore – Euro 14,90 pag.266)
Chi è Lea Valti (pseudonimo di Lucia Valentini)
Già nota ai lettori del nostro blog, ecco la recensione del suo primo libro per chi se la fosse persa, Lea Valti è un’insegnate di Lingua e Letteratura Inglese a Roma.
https://www.dianoratinti.it/recensione-prelude-di-lea-valti/
Ama anche il cinema e la musica (celtica e new age) e, grazie al nonno materno rilegatore e restauratore anche per il Vaticano, ha un sacro rispetto per i libri, intesi proprio come oggetti.
Esordisce con il romanzo Prelude, scritto in pochissimo tempo perché “supportato da una potente ispirazione” ci dice. Interlude, è il sequel.
Di cosa parla Interlude
Per capire meglio il romanzo, è necessario fare un breve riassunto di Prelude, da cui prende le mosse la storia.
Scozia fine 1800. Il protagonista è William Druce, figlio dell’istitutore della ricca famiglia Hately i cui figli, Duncan e Wynter, si rivelano presto ostili verso di lui anche se ciò non impedirà a William di innamorarsi in silenzio di Wynter. L’incontro con Vernon Dougal, in realtà un vampiro, che seguirà in Africa, lo allontanerà per sempre dalla sua vita umana, ma non dall’idea di ritornare un giorno da Wynter senza farle del male.
Ed ecco che con Interlude, come aveva sempre sognato, William ritorna in Scozia per rivedere Wynter. Sono trascorsi molti anni, dal momento in cui è fuggito per apprendere da Vernon Dougal come vivere in mezzo agli uomini senza essere un pericolo per loro, ora siamo nel 1913. Nel frattempo è diventato un uomo saggio ed equilibrato, padrone di immense ricchezze, trasformato nel profondo dalle esperienze e dal lungo tempo trascorso in Africa. Ma il ritorno nella sua terra d’origine non sarà come se l’aspettava. Anche lì molte cose sono cambiate…
Cosa ne penso
Come già detto per Prelude, è necessario liberare la mente da scontati paragoni con romanzi simili, perché questa storia è straordinariamente originale.
Lea Valti è riuscita, attraverso una metafora, a parlare di qualcosa che è molto reale in noi e che spesso la vita quotidiana non ci lascia esprimere. Intendo la voglia di mistero, di passioni profonde e viscerali, di sovrannaturale, di bellezza… anche quella immortale.
I vampiri, predatori potenti e minacciosi, spesso senza radici per necessità, in realtà siamo noi di cui rappresentano il lato più oscuro.
William è uno di noi, o quasi. Ama, soffre e si dispera, dilaniato dall’eterno conflitto fra la pulsione alla vita e quella alla morte, proprio come capita a noi tutti. Senza andare a scomodare Freud, possiamo dire che il protagonista desidera la felicità come ogni essere vivente e per raggiungerla lotta duramente contro i limiti imposti dalla sua natura. Un po’ come succede a noi che spesso lottiamo, non soltanto contro la natura ma anche contro la società, che ci impediscono di raggiungerla.
Nel primo libro era un adolescente alla ricerca di sé, qui un uomo consapevole, anche se le sue pulsioni primordiali, alle quali deve porre continuamente dei freni, continuano a provocargli grandi dissidi interiori:
“Non riuscivo ad accettare il fatto che l’istinto di uccidere fosse ineludibile e incontrollabile, come si compiva la fase lunare. Non meno dolore mi causava l’avvicinarmi – evitando accuratamente di cogliere coscientemente questa verità alla considerazione che, in fondo, mi era anche piaciuto.”
L’autrice è molto brava a far emergere passioni e centralità dell’individuo. Sentimenti umani sempre in primo piano, per questo William ci appare come un eroe romantico contemporaneo e il fatto che sia anche un vampiro passa in secondo piano.
Un romanzo che ha tante spunti e sfaccettature, che avvince e non mostra cedimenti. Una narrazione horror/gotica per certi versi delicata, affascinante e seduttiva come una malìa.