Il fumetto “muto” di Marco Fontanili
Marco Fontanili giovanissima stella emergente delle arti, la passione per l’illustrazione scaturisce il lui fin dalla più tenerà età, passano gli anni la passione cresce sino ad quando si iscrisse alla Scuola Internazionale di Comics di Reggio Emilia, terminati gli studi a pieni voti, incomincia il suo lavoro a bottega pubblicando in maniera gratuita delle micro storie su Facebook, grazie alle quali, venne contattato da uno sceneggiatore inglese e qui incomincia la sua prima collaborazione che porterà alla nascita del fumetto “Bastard Son: Murderborn”.
Attualmente ha iniziato una collaborazione con la casa di produzione cinematografica Necrostorm, oltre che autore della locandina anche graphic designer per una serie tv di prossima uscita che si chiamerà “The Reaping”.
Arriva il 2017 si autopubblica il volume dal titolo: “Nell’Infinito Silenzio”, diventando sia sceneggiatore che autore.
Un ringraziamento speciale a Fausto Bailo che l’ha intervistato per noi e la Premiata Libreria Marconi di Bra (Cn) che, come sempre, ha collaborato fattivamente.
Quali illustratori l’hanno formata?
“Sicuramente Bill Sienkiewicz e Dave McKean su tutti. Adoro i lavori di Charles Burns. Poi, facendo una sorta di lista della spesa, posso dire: Craig Thompson, Frank Miller, Richard Corben, Zdzislaw Beksinski, Francesco Francavilla… potrei andare avanti per ore”.
Quando è scaturita in lei la passione per il fumetto?
“Premetto che ho sempre voluto fare il disegnatore nella mia vita, sin dalle elementari. Inizialmente ero più orientato all’illustrazione, ma un giorno, durante le scuole superiori, entrai in una fumetteria. Da lì è iniziato l’amore per la nona arte”.
Quando è nato nella sua fantasia il progetto, che si è concretizzato nella sua prima auto pubblicazione dal titolo: Nell’infinito silenzio?
“Come quasi tutte le storie che realizzo, parte da una mia esigenza personale. Nascono per dare sfogo a tutto quello che ho dentro e che non riesco a tirare fuori in altri modi. Il periodo in cui ho realizzato “Nell’Infinito Silenzio” è stato pieno di ansie e paure; sono state loro il carburante per la lavorazione dell’opera”.
Come è nata l’originale idea di creare un fumetto muto?
“Inizialmente avevo iniziato a scrivere una sceneggiatura classica e a raccontare il tutto tramite didascalie. Poi, arrivato più o meno a pagina 10, mi sono stancato di lavorare in maniera tradizionale e ho smesso di scrivere. Da quel punto, ho realizzato tutto il fumetto improvvisando pagina per pagina, senza mai avere la certezza di quello che sarei andato a disegnare. Avevo in mente l’inizio e il finale, tutto ciò che sta nel mezzo l’ho scoperto durante la lavorazione. È stato un grosso azzardo, ma sono contento del risultato”.
Per la creazione delle tavole quale tecnica grafica predilige?
“Credo che ogni storia abbia bisogno di un approccio grafico diverso.
Con “Nell’Infinito Silenzio”, in particolare, volevo dividere le varie ambientazioni utilizzando tecniche diverse. Sono passato dal lavorare completamente in digitale, al lavorare completamente in maniera tradizionale con pennelli, pennarelli, inchiostro, ecc.
Non ho particolari chiusure mentali o problemi nella realizzazione grafica di fumetti o illustrazioni. Credo che l’importante sia rendere l’immagine chiara e d’impatto. Una volta raggiunto questo, la tecnica con cui è stata realizzata passa in secondo piano”.
Progetti il futuro?
“Al momento sto lavorando a un secondo fumetto sempre da autore completo. Diciamo che è una storia d’amore, ma è molto più complicata la faccenda. Ahah! Sono arrivato a un quarto della lavorazione, spero di finire tutto entro la fine dell’anno.
In più sto portando avanti varie collaborazioni con editori e registi, sia come fumettista che come illustratore”.