Alessandro Defilippi ci parla dei suoi romanzi
Alessandro Defilippi nasce a Torino dove tutt’ora vive esercitando le professioni di medico e psicoanalista.
Nel 1994 pubblica il suo primo libro: Una lunga consuetudine, edito dalla Sellerio, al quale seguiranno altre pubblicazioni anche con Mondadori.
Nel 2015 esce Viene la morte che non ti aspetta (Einaudi) dove fa la sua comparsa il colonnello Enrico Anglesio, personaggio maigrettiano per eccellenza: veste sempre in borghese, amante della Lambretta, perennemente con un toscano in bocca .
Quest’anno è uscita la ultima fatica letteraria Donne con il rossetto nero, (Einaudi) un superbo noir che gli amanti del genere non possono perdersi .
Ringrazio Fausto Bailo che l’ha intervistato per noi e la Premiata Libreria Marconi di Bra (Cn) che, come sempre, ha collaborato fattivamente.
Quando è nata in lei la passione per la scrittura?
“Molto precocemente. Verso gli otto anni, credo, quando tentai di scrivere un romanzo umoristico alla Jerome. E ricordo bene che quando ero di poco più grande faticavo ad addormentarmi per l’angoscia che non sarei mai riuscito a pubblicare. Iniziai a scrivere più seriamente negli anni del liceo, cui risalgono i miei primi tentativi di racconti. Poi, lentamente, la scrittura è diventata la parte più importante di me. Quando uscì il mio primo libro –avevo già trentotto anni- mi parve un miracolo, un sogno che si avverava”.
Come è nato il personaggio del colonnello Anglesio?
“È nato come coprotagonista di un romanzo, La paziente n. 9, edito da Mondadori che era in realtà il terzo “pannello” di una trilogia i cui primi volumi, Le perdute tracce degli dei e Angeli, erano usciti con la casa editricePassigli. Poi Mondadori mi chiese di partecipare a un’antologia, così scrissi un racconto lungo, Per una cipolla di Tropea. E mi venne l’idea di tentare con la serialità. Anglesio è abbastanza malinconico per piacermi”.
Per creare il carattere del suo personaggio si è ispirato al commissario Maigret?
“E chi non potrebbe ispirarsi a Maigret? Simenon è uno dei grandi scrittori in assoluto del ‘900. Anglesio, come lui, si lascia impregnare dalle atmosfere. E come lui conosce troppo bene gli uomini per stupirsi di qualcosa, anche se gli è rimasta la capacità di indignarsi e di ribellarsi. Proprio come Jules Maigret”.
Come è nata l’idea di ambientare i suoi romanzi negli anni Cinquanta, in particolar modo nella città di Genova?
“Sono sempre stato affascinato, forse ossessionato, dagli anni ‘30 e ‘40. In quegli anni è ambientata la trilogia di cui parlavo prima. È stato naturale far “crescere” il personaggio e arrivare ai ’50 che poi sono anche gli anni in cui sono nato. Genova? Mia madre, torinesissima, era di famiglia ligure e Genova è l’altra metà di Torino. Entrambe città di frontiera, entrambe città “sporche”, meticce. Entrambe città ferite. E poi, a Genova c’è il mare. E tanto basta”.
Con quale scrittore le piacerebbe scrivere un libro a quattro mani?
“Da anni io e il mio amico Sergio “Alan D.” Altieri pensiamo a una libro a quattro mani, ma è complicato. Spero ci riusciremo. Fantasticando, però, avrei voluto scrivere un libro con Julio Cortazar, il mio scrittore preferito. Preferito da più di quarant’anni”.