Il mio amore non può farti male – vita (e morte) di Harvey Milk

Il mio amore non può farti male – vita (e morte) di Harvey Milk

Mi chiamo Harvey Milk e sono qui per reclutarvi tutti! (Harvey Milk)

Piergiorgio Paterlini

Piergiorgio Paterlini è un noto scrittore e giornalista italiano. Ha pubblicato una ventina di libri, alcuni dei quali tradotti in Francia, Spagna, Olanda, Stati Uniti. Il suo long seller è Ragazzi che amano ragazzi (1991). Ha anche scritto un’«autobiografia a quattro mani» con Gianni Vattimo, Non Essere Dio (2006).

Nel 2013 ha pubblicato, per Einaudi, Fisica quantistica della vita quotidiana. 101 microromanzi; nel 2014, I brutti antroccoli; nel 2015, Lasciate in pace Marcello e, nel 2017, Bambinate.

Nel 2018 è uscito il suo ultimo libro dal titolo: Il mio amore non può farti male – Vita (e morte) di Harvey Milk edito Einaudi.
Assieme a Michele Serra e Andrea Aloi, è tra i fondatori del giornale satirico Cuore.

 

Ringraziamo Fausto Bailo e la Premiata Libreria Marconi di Bra (Cn) per aver reso possibile questa intervista.

Qual è stata la scintilla che l’ha portata a scrivere Il mio amore non può farti male – vita (e morte) di Harvey Milk ?

“Più che una scintilla, è arrivata una precisa richiesta dall’editore: Vorremmo pubblicare un libro su Milk e che fosse lei a scriverlo, mi è stato detto. Senza questa richiesta, non lo avrei mai scritto, ma ho impiegato meno di 30 secondi a dire sì. Come rifiutare un invito tanto allettante? Sapevo che avrei goduto di una libertà assoluta – e intendo proprio assoluta – e così è stato”.

Quando ha sentito parlare per la prima volta di Harvey Milk?

Milk è stato assassinato nel 1978. Io avevo 24 anni. Ero un militante politico del Manifesto e un attivista per i diritti civili. Impossibile ignorare una notizia del genere”.

Quest’anno saranno trascorsi esattamente cinquant’anni dalla scomparsa di Martin Luther King Jr,

Harvey Milk

Robert Kennedy, quaranta dalla scomparsa di Harvey Milk. Secondo lei, le giovani generazioni portano avanti gli stessi ideali di fratellanza, democrazia, tolleranza?

Le giovani generazioni non esistono. Voglio dire non esiste una categoria generica giovani generazioni. Dentro ci può stare di tutto e c’è di tutto, in effetti.

 

Però ricordo un testo di molti anni fa che parlava di giovani come classe sociale. Analisi e provocazione insieme. Un libro affascinante che conteneva e contiene qualcosa di molto vero, secondo me, l’idea che la giovinezza possa costituire in qualche modo una categoria politica in senso lato.

 

Conosco molti ragazzi e giovani uomini e donne che lottano, si impegnano per gli stessi valori e gli stessi ideali. Da loro, diciamo da qualcuno di loro mi aspetto grandi novità e sicuramente a loro affido tutte le mie speranze per il futuro. (Tra parentesi, credo che la parola tolleranza sia stata messa al bando da molti anni come parola positiva. Non si tratta di tollerare, nessuno desidera essere tollerato. Si tratta di accogliere, capire, conoscere, valorizzare le diversità, e non fare delle diversità una pseudo-ragione, un pretesto per togliere dei diritti a qualcuno)”.

Quanto tempo ha impiegato a scrivere il suo libro?

“Come previsto, cioè rispettando rigorosamente i tempi e l’impegno preso, ho consegnato il testo all’editore esattamente otto mesi dopo la firma del contratto.

Secondo lei, quale genere musicale potrebbe racchiudere l’esperienza sociale, politica, umana di Harvey Milk?

Non so rispondere alla domanda quale genere musicale possa racchiudere l’esperienza di Milk. Non ne ho la più pallida idea. Preferisco essere onesto. E – possibilmente – dire non so se una cosa non la so, piuttosto che parlare a vanvera o inventarmi una risposta qualsiasi”.

Progetti per il futuro?

“Sto scrivendo due romanzi, un libro di racconti, uno strano libro sul basket. Sto lavorando a un film e alla trasposizione teatrale di un mio romanzo breve”.

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