A cena con Babette: intervista agli autori

A cena con Babette: intervista agli autori

Nel lontano 1932 nacque la prima Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, in quella edizione, quandocq5dam.web.738.462 si spensero le luci, nel buoi della sala vennero proiettati film come Il Campione di King Vidor, Grand Hotel di Edmund Goulding, Frankenstein di James Whale, A me la libertà! di René Clair.

 

Oggi, a pochi giorni dalla inaugurazione della 74° edizione del Festival del Cinema di Venezia, anche il nostro blog festeggia questa mostra delle arti con una serie di interviste che hanno come filo conduttore il cinema.

 

Con grande piacere vi presentiamo il libro: A cena con Babette realizzato da Lorenzo Bianciardi, Giovanni Pellicci edito Morellini Editore.

Oltre che gli autori, ringraziamo per questa bella iniziativa Fausto Bailo che li ha intervistati in esclusiva per noi e la Premiata Libreria Marconi di Bra (Cn) che ha collaborato fattivamente.

 

Lorenzo Bianciardi

Lorenzo Bianciardi

Intervista Lorenzo Bianciardi

Lorenzo Bianciardi, regista, giornalista televisivo presso il gruppo “Class Editori”. Cura la rubrica “Pellicole di gusto” sulla rivista nazionale «I Grandi Vini» e ha pubblicato saggi di teoria del gusto e analisi di film (periodico dei critici cinematografici «Cinecritica» ed è autore del libro “Il sapore di un film. Cinema, sensi e gusto” (Protagon, 2011)

 

Come film maker, ha esposto cortometraggi al Festival di Cannes, al Roma International Film Festival ed è stato in concorso per l’American Online Film Awards 2014 di New York e per il Corti and Cigarettes International Short Film Festival di Roma.

 

È docente dell’Executive Master in “Events Management” per la Management Academy Sida Group, e collabora con le principali Università italiane, con lezioni sulle teorie e tecniche del linguaggio cinematografico e televisivo.

Quali sono i suoi registi preferiti?

“Del passato, Krzysztof Kieślowski in primis, cui ho dedicato i miei primi studi e pubblicazioni ai tempi dell’Università. E Fellini. Di oggi, direi Wong Kar-wai e tra gli italiani, Sorrentino e Virzì”.

Quando ha mosso i primi passi nel mondo del cinema?

“Prima con la teoria e poi con la pratica, mi verrebbe da dire. Ho iniziato scegliendo la facoltà di Scienze della Comunicazione a Siena e l’Erasmus alla Sorbona di Parigi per la mia tesi sulla semiotica del cinema.

Poi il dottorato, sempre dedicato al linguaggio del cinema. In parallelo, il corso pratico di alta specializzazione in regia cinematografica di Bellocchio, con la possibilità di presentare il nostro film al Festival di Roma. Con un cortometraggio sono arrivato fino al Festival di Cannes, ma è grazie al lavoro per Class Editori che ho collaborato con le produzioni cinematografiche di grandi registi come Bellocchio, Virzì, Veronesi, nella realizzazione di alcune pubblicità nazionali girate in pellicola”.

Come è nato il progetto che ha portato a scrivere il libro A cena con Babette?a cena con babette

“È stato un percorso che viene da lontano. Dal 2008 tengo la rubrica ”Pellicole di gusto” sulla rivista nazionale I grandi Vini  diretta da Giovanni Pellicci. Ogni due mesi, propongo un film la cui storia s’intreccia intimamente con il gusto.

 

Una volta raccolte una cinquantina di pellicole, qualche anno fa con Giovanni, il mio primo lettore, ci siamo messi a giocare su possibili abbinamenti ai vini e ai piatti da servire a tavola. Così, dalla nostra amicizia e collaborazione per la rivista, è venuto fuori un gioco sensoriale a nostro avviso interessante e divertente: servire pellicole gustose e abbinarle a proposte enogastronomiche suggestive, supportati anche dalle illustrazioni a china di Sara Rambaldi, messe a disposizione dal nostro editore Morellini.

 

Ecco l’idea portante del nostro libro, un invito al pubblico a giocare con i film, per proseguirne la degustazione a tavola in un ”terzo tempo” gastronomico…”

Quanti film ha dovuto visionare per selezionare i trentacinque film che compaiono nel libro?

“È dal 2004, primo anno del mio dottorato di ricerca, che mi interesso al tema cinema&sapori. Tanti sono i film che ho visto e rivisto in questi anni per trovare spunti di ricerca. Quanti in totale? Oltre duecento, a occhio e croce: tutti quelli che sulla carta potevano toccare il tema da vicino. Mi ha sempre stimolato l’idea di capire come i film riescano a trasmettere un senso che non hanno, come quello del gusto. E in effetti le pellicole che affrontano l’argomento sono molte. In primis Mangiare, bere, uomo, donna di Ang Lee, da cui ho tratto ispirazione per capire le dinamiche cinematografiche nella resa del gusto”.

In quanto regista crei un poker di attori che secondo lei hanno reso il giusto omaggio alla cucina?

“Scelgo quattro attori che parlano lingue e culture gastronomiche radicate in territori differenti. Juliette Binoche di Chocolat, portavoce di un gusto e una sensualità raffinata francese. Vittorio Gassman de La Cena, per portare il giusto tocco di fantasia italiana in cucina. Stanley Tucci di Big Nigh, per la sua interpretazione italoamericana di una cultura a stelle e strisce. E poi Tassos Bandis, il compianto nonno protagonista del delizioso film Un tocco di zenzero, per la sua romantica ricerca delle spezie giuste, per dare sale alla vita”.

Progetti per il futuro?

“Ho in mente un altro progetto editoriale, un nuovo libro che ho iniziato a impostare ma che è ancora lontano dalla realizzazione e quindi non vorrei ancora svelare…

Ne ho scritti già due (Il sapore di un film e  questo), ma come dice il proverbio, non c’è due senza tre, no?”

Intervista Giovanni Pellicci

Giovanni Pellicci, giornalista, dedito in particolar modo al giornalismo enogastronomico, autore del format radiofonico Wine Station, attualmente direttore del magazine “I Grandi Vini”, si occupa di comunicazione e di social network, promuove rassegne ed eventi che valorizzano la qualità della filiera agroalimentare del territorio in cui vive.

Giovanni Pellicci

Giovanni Pellicci

Quando è nata il Lei la passione per la scrittura?

“Sono un giornalista, lavoro come da tale da quasi 20 anni. Questo è il mio primo libro. La passione per la scrittura si è manifestata fin dall’adolescenza, dai temi scolastici e dai primi lavoretti svolti in redazioni il fine settimana quando ancora andavo a scuola.

 

Dopo l’università questa passione è poi cresciuta e diventata un lavoro: oggi svolgo attività come giornalista professionista, responsabile comunicazione, social media manager e dirigo il magazine vinicolo I Grandi Vini da oltre 10 anni”.

Quali sono stati i suoi scrittori di formazione?

“Come lettore ho divorato di tutto. Difficile scegliere un autore in particolare. Sicuramente ho un debole per Gabriel Garcia Marquez e Antonio Tabucchi”.

Quale è stata la scintilla che l’ha portata a scrivere il libro A cena con Babette?

“La passione per l’enogastronomia, quella per il gusto e l’amicizia sono i tre ingredienti principali di questo libro. Che non a caso è nato a tavola, durante una cena con il collega e amico Lorenzo, con il quale stavamo valutando come dare gambe ad un progetto che già ci vedeva collaborare per la rivista enogastronomica I Grandi Vini. Il comune interesse per il cinema ha fatto il resto. Oltre al libro c’è anche un altro progetto che condividiamo: si chiama Al cinema con Gusto, una rassegna itinerante che propone film e abbinamenti enogastronomici con piatti di filiera corta del territorio della provincia in cui viviamo, Siena”.

Quanto è stato complicato oppure divertente creare delle ricette basandosi su dei film?

“ E’ stato divertente, stimolante, curioso ma non sempre facile. In alcuni film è stato immediato, in altri c’è voluta ricerca, fantasia e anche un pizzico di creatività. Ho sempre immaginato di essere uno spettatore affamato, che volesse prolungare la visione con un terzo tempo a tavola. Era tutto da apparecchiare e, a seconda della pellicola, serviva un pasto veloce, o un piatto elaborato oppure una vera chicca gourmet per sublimare tutti i sensi. Quello tra me e Lorenzo è stato un carteggio a distanza, lui cucinava il film ed io lo impiattavo. Suggerendo anche il vino da abbinarci”.

a cena con babetteCrei un menu che rappresenti il carattere del libro…

A cena con Babette è un viaggio nei sapori e nei piatti della mia memoria e della mia vita. Il carattere è essenzialmente curioso, composto da piatti solidi, autentici, senza inganni e capaci di trasmettere passione. Mi viene innanzitutto in mente la pasta fresca della domenica, con il sugo di carne fatto sfrigolare nel tegame da mia mamma.

 

Ma anche un’evoluzione gastronomica fino ad un piatto elaborato dai tanti amici chef – tra cui mi piace ricordare Marco Stabile che proprio a questo libro ha dedicato un menù tutto suo – come a comporre un viaggio a tappe, che si fanno sempre più difficili e per questo intriganti”.

Progetti per il futuro?

“Desidero continuare ad essere curioso di scoprire le cose belle della vita. Possibilmente riuscendo a trasformarle anche in un lavoro. Mescolare comunicazione, enogastronomia e altre forme artistiche è sicuramente un obiettivo che punto a sviluppare sempre di più”.

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